Capitolo 8. Come mai voi due siete insieme?

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Eva

<<Così cado!>>

<<Così mi strozzi!>>

Il mondo mi sembrava pieno di colori e più arioso da quassù. Ero sulle spalle di Leo, dentro la piscina che era nella nostra casa e stavamo facendo la lotta contro Ivo e Luna. <<Ho capito, ma a cosa mi tengo, scusa? I capelli dici di no...>>

<<Certo! Sono sacri, i capelli!>>

Io roteai gli occhi, poi Leo fece un passo avanti ed io spinsi Luna dalle spalle, facendo cadere lei ed Ivo sott'acqua. <<Daje!>>

Emma urlò: <<Dammi una E.>>

Anita continuò: <<Dammi una V.>>

Natalia sorrise: <<Dammi un A.>>

Mirko rise, anche se era un po' scocciato: <<Che viene fuori?>>
<<Eva!>>

Risi forte, mentre Leo lasciava andare una mia gamba per battermi il cinque.

Quando Ivo e Luna tornarono su, Leo disse: <<A quanto siamo, ragazzi? Tanto a poco oppure tantissimo a pochissimo?>>

Risi, mentre Luna mi sussurrò: <<Vaffancuccolo.>>

Ivo sbuffò. <<È che sono stanco. Mi avete svegliato dal sonno di bellezza.>>

Sentii Natalia ridere forte, poi tornò a leggere il suo libro preferito di tutti i tempi. Il nome era complicato, ma diceva che il protagonista era fantastico ed Emma lo amava solo perché si chiamava Liam, come quello degli One Direction.

<<Io ho bisogno di una birra>> annunciai, dando una botta sul pettorale fantastico di Leo, facendogli segno di farmi scendere - anche se lì sopra si stava alla grande.

<<Non c'è più. Abbiamo solo quella scadente che ha preso Nat>> annunciò Anita, togliendosi gli occhiali da sole.

Natalia sospirò. <<Mi avete rotto co' 'sta storia, eh?! Fatevele. Da. Sole. Le...>> Il resto della frase mi fu ignoto, perché Leo andò sott'acqua ed io caddi dalle sue spalle.

Risi, poi uscii dall'acqua e mi asciugai. <<D'accordo, allora vado a prenderla. Francesco e Kyros la vendono, giusto?>>

Annuirono tutti.

<<Chi mi accompagna?>>

Fischiarono tutti.

Che carini.

Leo poggiò le mani sul bordo della piscina e fece un'uscita da vero nuotatore. <<Ti accompagno io.>>

Gli accennai un sorriso, poi mi infilai i pantaloncini e lui si limitò a scuotere i capelli come un cane che si toglieva l'acqua di dosso.

Scendemmo al piano di sotto in silenzio, poi afferrai le chiavi e lui mi aprì il portone, facendo un mezzo inchino simpatico per farmi uscire per prima.

Ci incamminammo sui gradini per raggiungere il bar di Kyros ed io ero fin troppo consapevole dell'imponente figura di Leo accanto a me. Doveva essere alto più o meno un metro e ottanta, mentre io un metro e ottantavogliadicrescere.

<<Non sei di Roma, vero?>> Mi domandò di punto in bianco, mentre eravamo a metà strada.

<<No, sono di Roma. Perché?>>

<<Perché ogni tanto hai la calata di Napoli>> mi guardò, sorridendo e infilandosi le mani in tasca.

Mordendomi il labbro inferiore, guardai avanti. <<Mio padre è di Napoli e scendo sempre giù.>>

The Last Wave. Cavalca l'Onda IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora