Capitolo 1. Grecia, arriviamo!

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Roma, venerdì 15 luglio

Natalia

<<Hai preso gli assorbenti?>>

<<Sì.>>

<<Lo spazzolino?>>

<<Anche.>>

<<La crema solare?>>

<<Mamma...>>

<<E il phon? Dio, avrai i capelli rovinati quando torni...>> Mamma iniziò a guardarsi intorno, cercando di capire dove fosse il phon.

Le mise una mano sulle spalle e la bloccai. <<Mamma, sono sicura che la casa che abbiamo preso abbia un phon, comunque è in quella borsetta>> gliela indicai. <<Fai un bel respiro, che dici?>>

Lei mi guardò e fece come le chiesi, poi rilassò le spalle e tolsi la mano. <<Non pensare che non mi fidi, è che sono agitata. Per un mese lontana da casa...>>

Sorrisi, prendendole la mano. Per mamma era un grande sforzo mandarmi in vacanza così lontana da casa, ma non perché pensasse che io fossi una spericolata, ubriacona o drogata, solo che amava quando tutte e tre noi sorelle restavamo a casa a fare casino, nonostante lei ci sgridasse. Però avevo diciannove anni, cosa diavolo avrei dovuto fare, restare a vita a casa con lei? <<Ti chiamo prima che salgo sull'aereo, appena atterra, appena prendiamo il taxi e poi quando arriviamo alla casa. Te lo prometto, okay?>>

Mi abbracciò. <<Mi basta un messaggio.>>

Chiusi la valigia con un sospiro e guardai il mio letto tutto incasinato. Con le ragazze già avevamo diviso i ruoli e i compiti in quella casa, in modo da non dover impazzire o litigare per chi dovesse buttare la mondezza o pulire il bagno.

La casa che avevamo affittato per un intero mese si trovava a Kamari ed era davvero molto grande. Dalle foto si vedevano tre stanze, un divano letto, una cucina enorme, un terrazzo vista mare e un balconcino che portava al terrazzo, dove c'era la piscina privata! Io e le altre avevamo iniziato a vedere le cose da settembre e poi, a dicembre abbiamo affittato la casa a davvero basso prezzo.

Avevamo circa mille euro a testa da spendere lì ed io avevo già visto una visita al vulcano pazzesca dove sarei sicuramente voluta andare, oltre ad alcune spiagge. Ovviamente, tutto di quel posto era bello, però avevo fatto delle ricerche assieme a mio padre ed Eva, per non andare lì disorganizzati.

Il mio telefono fece il suono di una macchina che si sbloccava e capii che mi fosse arrivato un messaggio dal nostro gruppo di WhatsApp: Homies

Eva: a che punto siete?
Emma: io ho tt pronto. Mamma me sta a fa diecimila raccomandazioni
Io: Anche la mia hahaha
Luna: che costume porto? Rosso o azzurro? Ne ho troppi, devo scegliereeeeee
Io: Ma che te fregaaaa! Ao, un mese
a Santorini, non so se comprendi
Luna: hahaha hai ragione
Luna: madonna che ansiaaaaaa ho paura dell'aereooo
Anita: senti, non iniziare a rompere

Luna: IO PRENDO LA STANZA CON DOGGIE!
Io: Eheheh, ofc
Ci sono tre stanze e una ha un letto matrimoniale e uno singolo

Le altre continuarono a scrivere, ma io chiusi la conversazione perché dovevo aiutare mamma ad apparecchiare la tavola e poi mi sarei dovuta fare una doccia degna di questo nome. Stavo morendo di caldo e l'unica gioia in questo momento era il ventilatore sparato addosso.

***

<<Papà, sbrigati!>> Esclamai, sistemandomi il berretto nero in testa.
Il nostro volo era all'una e ci sarebbero volute due ore di volo, quindi avevamo pensato di andare all'aeroporto come minimo due ore prima; ciò significava che alle 10:50 dovevamo essere sotto casa di Doggie, ovvero Luna, e chiamarla appena fuori casa per dirle che eravamo sotto casa sua, altrimenti avremmo aspettato un'ora sotto casa sua e perso il volo.

The Last Wave. Cavalca l'Onda IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora