Capitolo 6. Ehi, biondino, ce l'hai la patente nautica, vero?

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Natalia

Guardare l'alba era una della cose che preferivo di più in assoluto, e farlo dal balcone che avevo nella casa di Santorini era qualcosa di meraviglioso.

Ero convinta che l'alba, così come il tramonto, fosse spettacolare in qualsiasi parte del mondo la si vedesse, ma era una cazzata. Qui era strabiliante, da lasciare senza fiato.

Erano le sei e venti ed io mi ero svegliata prima, non avendo dormito bene la sera. Avevo questo problema fin da quando avevo dodici anni: per addormentarmi senza paura o problemi, dovevo avere davvero tanto, tanto sonno. Talmente tanto che le palpebre mi si dovevano chiudere da sole.

Alle otto e mezza dovevamo trovarci davanti al bar di Kyros e, ad essere onesta, a me andava bene ricevere un rimborso per fare il giro gratis.

Decisi di svegliare Luna alle sei e mezza, sapendo quanto ci mettesse a prepararsi, e successivamente le altre si alzarono da sole. Facemmo colazione con dei cornetti e una tazza di latte, in silenzio. La mattina, persino io non avevo tanta energia da espandere agli altri. Qualche minuto dopo, sentii il telefono di Luna squillare e lessi il nome di Samuel.

Lei, sospirando, rispose e noi le facemmo segno di mettere il vivavoce.
<<Ehi, piccola. Come va?>>

<<Ehi, piccola...>> gli feci il verso, piano.

Le altre risero e Luna sorrise un po'. <<Bene, tu?>>

<<Bene. Mi manchi>> aggiunse poco dopo.

Io e Anita ci guardammo sollevando le sopracciglia, come per dire "sì, certo". <<Anche tu>>, disse Luna, quasi costretta. <<Che fate oggi, tu e i ragazzi?>>

<<Spiaggia, come sempre. Tu e le ragazze?>>

<<Andiamo a fare l'escursione all'isola del vulcano>>, si grattó il meno, poggiandoci poi la mano sotto. <<Ci accompagnano degli amici che abbiamo conosciuto l'altro giorno.>>

<<Amici o amiche?>>

Io avrei voluto dirgli "fatti i cazzi tuoi, stronzo", ma Luna si limitò a sospirare. <<Amici. E comunque non dovresti rompere a me, visto che tu stai in mezzo a culi nudi ad Ibiza.>>

Boom! Gliel'ha detto!

Sorrisi, mentre le altre le fecero i pollici in su.

Samuel sbuffò, poi, in tono scocciato, disse: <<Devo andare. Ti amo.>>

<<Sì okay>> rispose Luna, poi lui attaccò prima che lei potesse dire altro.

Eva fu la prima a sbottare. <<Che figlio di...>>

<<È uno stronzo>> disse Anita, contemporaneamente.

Io aggiunsi: <<Cioè, fammi capire... lui può stare ad Ibiza a farsi chi vuole, ma non gli va bene se esci con dei ragazzi?>>

Emma annuì. <<Appunto.>>

Poggiai una mano su quella di Luna. <<Mandalo a fare in culo, Doggie. Da' retta a me>> quindi mi alzai e tolsi le tazze di mezzo al tavolo.

Era assurdo, davvero. Fin da quando avevo quattordici anni - ovvero quando avevo cominciato a ragionare davvero con la testa e in modo maturo - mi ero sempre ripromessa di non mettermi mai con uno come Samuel: possessivo, maschilista, sessista, prepotente e avido. Mi facevano schifo gli uomini così; "uomini" che pensavano di poter decidere per le donne e scegliere per loro chi vedere.

Col cacchio, idioti. Io scelgo chi vedere, chi sentire. Io scelgo con chi parlare.

Ovviamente, altrettanto schifo facevano le donne che non permettevano agli uomini di uscire con gli amici o che erano troppo possessive e gelose, ma ora il problema non riguardava quello.

The Last Wave. Cavalca l'Onda IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora