Capitolo 12. Dobbiamo rimediare, allora.

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Natalia

<<Perché diavolo prepari il cibo per Lyka sul bancone?>>

<<E perché tu mangi cose di dubbia provenienza?>>

Lo guardai e chiusi gli occhi, prendendo un bel respiro. Dovevo mantenere la calma, perché altrimenti avrei dovuto fare una cosa che voleva lui, e io non volevo!

Girandomi verso il palco, guardai Leo ed Eva provarsi a cantare e suonare Photograph, di Ed Sheeran, mentre Luna restava verso i tavoli per guardare la performance.

<<Posso farti una domanda?>> Sentii la voce di Kyros provenire dalle mie spalle, così mi girai e me lo trovai più vicino del previsto.

Era a distanza di pochi centimetri da me ed io feci un passo indietro, per mettere più spazio. <<Dipende.>>

<<Perché hai voluto fare questo?>>

<<Te l'ho...>>

Infilandosi le mani in tasca, Kyros sospirò, facendo alzare le sue spalle. <<Ti sembro così stupido? Dimmi la verità>> prima che potessi rispondere, continuò: <<Voglio dire, hai parlato con mamma cinque minuti in macchina, come...?>>

Io presi un bel respiro e incrociai le braccia al petto, dopo aver sistemato i miei occhiali sul naso. <<Ecco... sono una persona molto... empatica. Lo so, non sembra, ma tendo sempre a cercare soluzioni; ovviamente creo anche situazioni in cui mi invento problemi che non esistono, ma...>>

Lo vidi sorridere e mi zittii.

<<Cosa?>>

<<Niente. Solo... grazie. Anche se questa cosa non dovesse funzionare, sei stata carina a pensarlo.>>
Ridacchiai un po', toccandomi il labbro inferiore, in imbarazzo. <<Sì, vabbè. Non lo faccio per te, comunque.>>

Il suo sorriso si allargò.<<Ero logico.>>

<<Infatti.>>

Restammo qualche secondo in silenzio, a guardarci e basta: lui che sorrideva, io che non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso. Fu allora ch sentii come un piccolo, minuscolo sussulto al cuore. <<Ehi, Kyros!>> La voce di Emma arrivò dalla porta, seguita da un'imprecazione di Ivo.

Io mi girai, nonostante non avesse chiamato me. <<Sì?>>

<<Il bianco va bene? Come colore per le pareti, intendo>> Emma entrò del tutto, con un secchio di vernice bianca.

Kyros mi oltrepassò, ma la sua spalla sfioró la mia ed io ebbi l'istinto di allontanarmi.

Eva mi sorrise dal palco, come se avesse scoperto chissà che cosa.

Io le sorrisi, sperando di mascherare non sapevo cosa, e poi vidi Leo avvicinarsi a lei per chiederle qualcosa della chitarra. Quindi lei tolse l'attenzione da me e guardò Leo, mettendo le mani sulla chitarra, sfiorando quelle di lui.

E io già li adoravo insieme.

Leo era il ragazzo dei sogni di Eva, praticamente. Alto, moro, ricciolino, bello, che sapeva suonare la chitarra e simpatico. Perfetto per il cuore vagabondo della mia amica.

Cominciavo a credere che certi incontri fossero programmati dal destino.

Mentre incrociavo le braccia al petto e spostavo lo sguardo - senza nessun apparente motivo - su Kyros, notai che Ivo mi stesse guardando.

Mentre Kyros prendeva il secchio con la vernice, lanciò un'occhiata inespressiva ad Ivo e sparì sul retro, passandomi di nuovo accanto.

Io sostenni lo sguardo di Ivo, alzando il mento, poi Luna si spostò dai tavoli e gli andò incontro per chiedergli qualcosa.

The Last Wave. Cavalca l'Onda IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora