Capitolo 26. (parte due)

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Natalia

Era strano e surreale come, in esattamente meno di un mese, una persona potesse provare un sentimento forte per qualcun altro. Io ero sempre stata dell'idea che non si potesse desiderare e amare una persona in poco tempo; che il vero amore non si trovava a vent'anni e che i ragazzi fossero tutti uguali, avendo avute esperienze abbastanza spiacevoli.

Kyros aveva confermato e ribaltato completamente tutte le mie aspettative e le mie credenze.

In un mese, Kyros mi aveva fatto provare così tante emozioni contrastanti, che io ero troppo spaventata per poterle capire o perdere tempo a pensarci.
Mi sentivo fragile, ma al contempo forte; mi sentivo arrabbiata, ma anche felice; spensierata, ma costantemente sovrappensiero.

Io piacevo a Kyros. Lo avevo capito ormai, ma non sapevo fare i conti con questo.

Non ero mai piaciuta a nessun ragazzo prima, almeno non così tanto da voler provarci nonostante i miei no, le mie brutte risposte e il sarcasmo. Trovare un ragazzo che persistesse, come leggevo nei libri e vedevo nei film, era quasi surreale.

La mia fiducia nel genere umano era così scarsa, che pensavo: "e se Kyros avesse fatto una sorta di scommessa? Una sfida con qualcuno?". Ecco, forse più che la fiducia nel genere umano, era la fiducia in me stessa.

Mi ero sempre reputata una ragazza forte, sicura di sé, caparbia e senza aver bisogno di un ragazzo per stare bene; ma fino a dove stavo mentendo a me stessa?

Quando misi i piedi a mollo nell'acqua, la voce di Kyros mi arrivò alle spalle, in lontananza. <<Torniamo a casa?>>

Mi girai verso di lui, guardandolo da oltre la spalla e tirai un sospiro d'ansia. <<Sono venuta con un taxi.>>

<<E io con Zoe>> sorrise, indicandomi la moto.

Guardai Zoe e sorrisi, divertita dal fatto che avesse dato un nome alla sua stupida moto. Vedevo gente nei film che lo faceva, ma nella realtà anche? Wow.

Andata via dal bagnasciuga, salutai la bambina con cui avevo parlato prima e mi infilai le infradito, raggiungendo la moto di Kyros. Quando mi passò un casco rosa, strabuzzai gli occhi e, confusa, piegai la testa di lato.

<<È di mia madre.>>

Era lo stesso che avevo visto sul tavolino nel bar.

Kyros sbuffò, guardandomi negli occhi. <<Okay, be'... è tuo. Cioè, l'ho preso per te.>>

A quel punto lo sguardo saettò dal casco a lui e sentii il cuore battermi forte nelle orecchie. <<Per... me?>>

Si afferrò la nuca con la mano destra e poi sorrise. <<Sì, ecco>> abbassò la mano, porgendola verso di me per mettermi il casco. <<Posso?>>

Lo lasciai fare.

Afferrò il casco e, delicatamente, me lo infilò. <<Ero nel garage di casa, impolverato, rotto e grigio>> lo abbassò sulle mie orecchie. <<L'ho sistemato e ho pensato di darlo a te>> passò le mani sotto il mio mento, sfiorandomi la mascella e facendomi rabbrividire, fino a mettere la sicura. <<Fatto.>>

Io ero senza parole. Non riuscivo minimamente a comprendere come potesse essere possibile che io, Natalia Greco, mi fossi lasciata mettere un casco da un ragazzo e che mi fossi lasciata toccare. Poteva essere poco, ma non per me.
Me che ero attenta a tutto. Me, che non lasciavo avvicinarsi nessuno.

<<Grazie>> dissi solamente, sorridendo un po'. <<È un bel gesto. Nessuno mi aveva mai fatto un casco.>>

Ricambiò il sorriso, prendendo il suo nero.

The Last Wave. Cavalca l'Onda IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora