Epilogo ⅖

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12 ottobre 2017
Eva

Kiwi suonava nelle mie orecchie, mentre il treno correva sulle rotaie, diretto verso Napoli.

Era metà ottobre e avrei dovuto iniziare l'università un mesa fa, però per i problemi con mio padre, tutto era stato rimandato, avendoci sospeso anche le spese pagate all'università.

Ora che tutto era sistemato e mio padre scagionato da ogni colpa, potevo finalmente andare a Napoli e studiare così come volevo da anni.

Mentre cercavo di concentrarmi su ciò che avrei dovuto recuperare di studio, mi arrivò una notifica da Instagram e vidi che uno dei miei followers aveva messo like ad una delle mie vecchie foto estive. Aprii il messaggio e quando vidi la foto, sentii il cuore spezzarsi nel petto.

Io e le ragazze eravamo in piscina. Luna era sulla spalla di Natalia, io sulle spalle di Emma, e Anita era sotto di noi che faceva il segno della pace con le dita e un sorriso a trentadue denti. Ricordavo che a farci la foto era stato Mirko.

Fermai la canzone che stava seguendo Kiwi e deglutii, cercando di non pensare a come, con i giorni, tutte noi avessimo perso i contatti.

Scriverci con Luna era praticamente impossibile, stando dall'altra parte del mondo con un altro fusorario. All'inizio cercavamo di scriverci tutte, ma poi ognuna aveva i propri impegni, le proprie nuove abitudini con le quali fare i conti, e le amiche passarono in secondo piano.

Ed ora ero qui, su questo maledetto treno a versare lacrime sulla foto di un telefono.

<<Sta bene, signorina?>> Il signore anziano che sedeva davanti a me, si tolse il cappello, preoccupato.

Mi asciugai le lacrime e accennai un sorriso gentile. <<Sì, la ringrazio.>>

<<Piange per un ragazzo?>> Azzardò, poggiando il cappello sul tavolo al centro.

Oh, "un ragazzo" era un'altra storia. Leo mi scriveva tutti i giorni, costantemente, ed io ero felice perché lo amavo davvero, ma da Instagram vedevo che ogni volta che appariva nei video degli amici universitari, era sempre giù o al telefono.

Lo avevo chiamato varie volte per sapere quello che avesse e alla fine aveva ceduto e mi aveva raccontato che gli mancavo e non gli sembra giusto stare lì senza di me.

Poi avevo preso una decisione per entrambi. Gli ho detto di prenderci una pausa, perché lui doveva andare avanti e divertirsi come ogni ventenne. In più, in quel periodo in cui lo dissi, non ero certa di poter andare a Napoli per studiare.

<<No, no. Nulla del genere>> spensi il telefono e tirai fuori una penna. <<Questioni d'amicizia>> gli confessai poi, desiderosa di buttare fuori quello che non avevo detto per mesi.

Il signore si pulì gli occhiali sulla camicia di flanella e poi li indossò ancora. <<Alla tua età, conoscevo un gruppo di ragazzi davvero strani. Insieme eravamo pazzi e scatenati>> sorrise al ricordo. <<Finivamo nei guai spesso. Una volta due di noi si erano innamorati perdutamente della stessa ragazza.>>

<<E poi?>>

<<L'amicizia è più importante, perciò l'hanno lasciata stare. Ma il punto è che siamo cresciuti insieme come fratelli. Ora, però, ognuno è per la sua strada.>>

Misi la penna tra le pagine del libro chiudendolo, e poggiai i gomiti sul tavolino. <<Ed ora?>>

Rise piano. <<Ora cerchiamo di restare in contatto tramite i nostri nipoti, che ci aiutano ad usare questi aggeggi infernali che chiamate cellulari.>>

The Last Wave. Cavalca l'Onda IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora