Sono una stereotipatissima drama queen

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[Ci stiamo incamminando a grandi passi verso gli eventi finali dei nostri quattro amici. Sì, amici, perché nella mia testa (spero anche un po' nella vostra) ormai sono veri, vivi e vegeti. E siccome i casini si mettono in moto mischiando le carte (o le persone) ecco qua la miccia. Pronti?]


Cap. TRENTASETTE - Alex


Tardo pomeriggio.

Siamo all'angolo di via Schiapparelli davanti al kebabbaro. Prima di infilarmi nel parco che ci farà tagliare un pezzo di strada, do una guardata a Li. Sulla spalla ha un livido giallo tipo limone. Sarei tentato di toccarlo ma poi sai che fatality?! Quello sull'avambraccio provocato dal manganello di uno sbirro controllore invece è violaceo.

Sono i souvenir della retata di ieri, che adesso sembra lontana anni luce. Macché. Ci sta incollata al culo. Però se non consideriamo le ammaccature, la paura e i fastidiosissimi tamarri senza maglietta, devo ammettere che mi sono divertito. Molto. Soprattutto perché eravamo insieme.

Insomma dopo tanti mesi lontani, rieccoci qui.

Io e Li in pieno effetto Jiāng.

Si riparte.

Si ricomincia.

In fondo anch'io non ne potevo più di aspettare, stare fermo. Un conto è scegliere di bunkerarsi, un altro è esserci costretto. Poi la notte scorsa, con lei, in qualche modo ho superato una linea.

E non ho più voglia di tornare indietro.

Ma. C'è un ma.

Grosso quanto un boss di fine livello.

Più o meno un'ora fa mia madre è entrata in camera senza bussare e, fake news da gruppi Whatsapp alla mano, ha cacciato via Li.

«So che è brutto da dire, cara» ha esordito sistemando le lenti sul naso non so quante volte, «ma stasera non puoi fermarti a dormire. Alcuni giorni fa un'equipe medica americana bla bla bla... la contagiosità del virus sarebbe favorita dalle antenne per il 5G. Sbaglio o ce n'è una proprio nel tuo quartiere? Nel nostro ho subito raccolto le firme dei vicini per bla bla bla... Comunque la trasmissione si verifica dopo ventiquattro ore di esposizione ai bla bla bla... dobbiamo fare tutti uno sforzo per evitare bla bla bla bla bla bla...»

Okay, non ha proprio detto "Vattene, stronza", ma era un giro di parole assurdo, da fuga immediata. E infatti siamo schizzati fuori.

Per fortuna avevo un piano B.

Ho giocato a League of Legends abbastanza da capire che in una battaglia è importante anticipare le mosse dell'avversario. Perciò ho elaborato una strategia che metterà a Li un tetto sopra la testa.

Il problema: lei non è una da "il fine giustifica i mezzi".

La soluzione: io dovevo SUBITO fare qualcosa. Prendere una decisione veloce alla cerchio-triangolo-croce-quadrato, i tasti del Dualshock 4.

E lì si va d'istinto facendo la prima menata che viene in mente. Però io non ho skill abbastanza cazzute per resistere alla sua reazione, quando scoprirà CHI ho dovuto mettere in mezzo per risolvere il problema.

Proprio adesso che le cose erano al top!

Vabbe', facciamola finita.

You Win or You Die.

«Ora tocca a me» le dico mentre dagli auricolari che ci smezziamo si spegne il rumore di una batteria tempestata di colpi.

«Anime opening?»

QUEL CHE RESTA SIAMO NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora