Il mio cuore andrà in corto

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[LaSabriGamer mi sta simpatica. La conoscete? Vera deve molto a lei, o meglio alle riflessioni che mi hanno suscitato alcune sue stories. Mi sono chiesto cosa passa per la testa di una influencer quando mette il telefono in stand-by. Quanti punti di contatto hanno le sue due vite, quella online e quella reale? C'è qualcosa che non vorrebbe fare ma deve? Non ho le risposte, ovvio. Quando si scrive non si devono avere, e poi le domande sono più importanti. Comunque LaSabri ha da poco aggiunto al suo negozio online una simpaticissima mascherina. Ottimo spunto!]

Cap. DICIOTTO - Vera

Faccio gli ultimi ritocchi con i tool, aggiungo una scritta e voilà.

Pubblico le stories. Il caricamento non è ancora finito che già mi catapulto all'armadio per cambiarmi i vestiti. Via la maglietta corta e aderente. Via il mini-gilet rosso. Non che mi stesse male...

Solo non capisco il bisogno di puntare i riflettori sulle forme. La bellezza deve per forza colpirti in faccia? @lasarah risponderebbe – tutto maiuscolo – OVVIO! È il sesto comandamento della divina influencer. O era il settimo? Boh. Per fortuna lei non è qui.

Il che è strano, dato che gli adulti non dovrebbero uscire.

Ma a volte se ne va di nascosto dai vicini, insieme a una torta al cioccolato o a una teglia di focaccia. Mascherina e scarpe tacco dodici. Rigorosamente a spillo, perché il fashion è il suo ossigeno.

Okay, sto perdendo tempo. Scavo dietro uno scatolone per recuperare la felpa a collo largo dei Florance + The Machine che ho nascosto per i momenti di necessità. Sul davanti ci sono due polmoni floreali, mentre dietro il nome della band spicca sopra a un simbolo strano.

Sento pizzicare il collo al pensiero di indossarla. È un colpo di stato. Un attentato alla dittatura genitoriale. Eppure non riesco a non sentirmi eccitata al pensiero d'essere scoperta, e se per questo scoppierà l'Armageddon pazienza. Ne sarà valsa la pena.

Finisco di cambiarmi, dò un'ultima occhiata al telefono poi lo sprofondo nella tasca posteriore degli shorts. Passando davanti allo specchio vedo sporgere metà schermo. @lasarah approverebbe.

Fa risaltare il culo. Ma è comodo, e comunque riesco a gestire una sola ribellione alla volta. Prendo a prestito il saluto di Katniss Everdeen: mano alzata e tre dita spiegate. Segue fischio della ghiandaia. Stridulo, dato che l'agitazione mi sta mordendo il petto. Finirà per dilaniarmi.

Scivolo in corridoio senza guardarmi indietro. Prendo al volo la borsa a tracolla con il mio kit di sopravvivenza, i documenti e il pennarello nero indelebile. Insomma ho tutto. Allora perché rallento?

I sandali strisciano sul pavimento fino a fermarsi.

«UUUUUFF» sospiro da qui alla Tour Eiffel.

Sto per lasciare il rifugio dove per mesi ho sfogato rabbia, frustrazione, lacrime notturne e tonnellate di sconforto. Dove però ho condiviso anche milioni di risate con le amiche, dove mi sono divertita e impegnata a fare i compiti che tanto mi tormentano. Un po' mi dispiace lasciarla.

No, non è vero. Sì è vero. Cavolo, esiste una via di mezzo?

Cioè, la mia solitudine è arrivata al limite...

Mi manca l'aria aperta e il vento sulla faccia in bicicletta.

Mi manca incrociare lo sguardo e il sorriso di qualcuno.

Mi manca guardare i particolari che agli altri sfuggono.

Mi manca prendere il bus la mattina all'ultimo secondo.

QUEL CHE RESTA SIAMO NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora