Qui è un casino allucinante

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[Non sempre i colpi di scena sono la scelta migliore. Spesso vince la suspence. Il pathos. Cioè quella sensazione che si scatena quando voi che leggete conoscete bene (o immaginate) ciò che sta per accadere, ma i personaggi della storia no. Loro non sanno. Vanno incontro al pericolo facendovi friggere perché qualcosa che non sapete c'è: se e come se la caveranno. Se vi sta succedendo almeno un po' (dita incrociate davanti e dietro) vuol dire che ho fatto un buon lavoro]


Cap. TRENTA - Vera


Riuscirò mai a trovare Chris?

Corro fino a perdere la più piccola traccia d'aria nei polmoni. Supero lo spaccio in cui compro di nascosto le felpe – per la gioia di @lasarah – e un tratto di marciapiede così rotto che pare un campo minato – finger crossed.

Comincio a sentire degli scoppiettii.

Non riesco a capire da che parte arrivano. Poi capisco che più mi avvicino al fiume, più sono forti. Allora mi dirigo là, ma vado in apnea finché mi si spalanca davanti il caos.

Attorno a me tonnellate di gente che corre e grida e ringhia saltando sulle auto e i furgoni parcheggiati di traverso in strada.

Diversi droni sfrecciano nel cielo sopra gli alberi e illuminano gruppi di ragazzi in fuga. I più audaci lanciano delle specie di anelli colorati addosso ai controllori, che avanzano compatti. Con quelle maschere di plexiglas anticontagio sulla faccia sembrano dei soldati.

E forse lo sono veramente. O lo sono diventati.


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Fatto sta che l'aria è attraversata da una miriade di scie luminose tipo l'aurora boreale. Sarei tentata di fotografarle se non fosse un'idea – tutto maiuscolo – TOTALMENTE STUPIDA.

Mi accascio a terra, frastornata.

Cerco di ricordare come si fa a respirare. Inspiro, espiro, e via così. Poi qualcuno mi afferra per un braccio e mi rimette in piedi.

«Che stai facendo? Corri!»

Ubbidisco, la cosa che mi riesce meglio.

Ovviamente non so dove sto andando, forse da nessuna parte, cammino solo in tondo, inondata dalla luce azzurra di un enorme riflettore. È a questo punto che due colpi in rapida sequenza mi esplodono vicini alle orecchie. Perdo l'orientamento – faccina stordita croce sugli occhi.

Vedo un cilindro salire dritto in cielo, deviare nel vento e poi ricadere in mezzo alle sagome scure al centro della piazza. Rimbalza un paio di volte e scoppia rilasciando una colonna di fumo giallo.

Ecco cos'erano gli scoppiettii di prima: fumogeni.

E proprio lì, tra una spirale e l'altra, come attraverso un mirino, riconosco una mascella squadrata.

QUEL CHE RESTA SIAMO NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora