Un merdoso venerdì

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[Ciao, questa è la mia bottega di scrittura. Il posto in cui vi spiego il mio personale metodo di lavoro. Vi lascerò dei commenti tra parentesi quadre, come quello che state leggendo, per spiegarvi il motivo di una scelta o le connessioni fra i personaggi. A volte vi imbatterete in una canzone o altro che mi ha ispirato. Pronti? Iniziamo!]

[Ecco l'audio lettura di Deborah Epifani su Jiang Li. Ascoltate o leggete?]

Cap. UNO - Jiāng Li

Be', prima o poi devo raccontarla, questa storia.

Tanto vale che la racconti adesso. Ci ho pensato così a lungo che ormai non so quale sarebbe il tono adatto. Mi sa che non esiste.

Perciò lo dirò come viene.

Dirò. Quello. Che. Ricordo.

Diedero la notizia un merdoso venerdì. C'era chi dormiva, chi si drogava di Netflix e chi si sballava in discoteca. Beati loro.

Io me ne stavo sotto le coperte vestita. Una cretina coi jeans strappati e la T-shirt di Patti Smith. I mini abiti scollacciati se li mettano le influencer senza cervello, che mandano all'aria decenni di lotta femminista. Poi ci vanno le tette, per quella roba. Mentre io, Jiāng Li,  dalla Cina con furore, qua davanti sono una tavola da surf.

Comunque, dicevo, ero a letto tipo vampiro nella bara. Mamma Tigre ha messo il naso in camera. Controllo di routine. E io zitta, immobile. A denti stretti. Ce li avete presente i cecchini che calmano il respiro e inquadrano la vittima prima di sparare? Io uguale.

Apettavo il click della porta.

I passi marziali lungo il corridoio.

L'oscurità. Mia madre che russa.

Che dire: rompe le palle pure mentre dorme.

A quel punto ho scalciato le coperte. Ho scavalcato la cavolo di finestra e mi sono appesa ai rami del ciliegio. Ovvio no? Che altro ci si può aspettare dagli Jiāng?! Un ciliegio. Siamo cinesi.

Vabbe', sto esagerando. È la rabbia a parlare. La verità è che quel ciliegio io lo amo. Sul serio, è il mio fratello di fughe notturne. Ci ho dondolato fra i rami una sera sì e l'altra pure. Prima di allora.

Comunque una volta a terra mi sono accorta d'essermi fatta un nuovo squarcio nei jeans. Proprio sul culo. Chiappa destra. Fico, ho pensato correndo. Un sorrisetto diabolico stampato sulla faccia.

Vado fiera degli squarci.

Sono le mie cicatrici.

Una per ogni volta che frego mia madre.

Secondo Alex di questo passo rimarrò in mutande, perché disubbidire è il mio sport preferito, mi ci alleno parecchio. Ho talento. Comunque Alex è il mio migliore amico. No, di più. La mia seconda pelle. Se io mi graffio, lui sanguina. E viceversa. Ogni volta che mi fa entrare nella sua tana da nerd incallito, mi fissa il culo mezzo scoperto dagli squarci e si attizza.

Di brutto.

«Belli gli orsetti, Jiāng» mi dice.

«Smettila di sbavare e spostati.»

Ormai è un mantra. La parola d'ordine della nostra amicizia.

Ma quel merdoso venerdì Alex non mi aspettava alla porta.

Che stupida! Dovevo capirlo che marcava male.


[Qui mi sono fermato a pensare. Chi è Alex? Per stare con Jiāng Li dev'essere brillante, fuori dagli schemi, incasinato forte. Lui ha qualcosa che a lei manca, e viceversa. Già, ma cosa? Che tipo di nerd? Allora sono saltato avanti. Ho mollato lei per sviluppare lui. State a vedere...]


[Ed ecco l'audio lettura di Deborah Epifani su Alex. A voi la scelta!]


Cap. OTTO - Alex

SEI MORTO! AlexGamer05

LuckyloriWOW TI HA ELIMINATO!

Getto il joypad sulla scrivania sfogandomi nelle cuffie. I miei compagni ridono. LORO. Io no, io sono nero. Dovevano coprirmi. LORO.

E invece devo rilanciarmi. La posizione finale nemmeno la guardo. Chissene. Boh, sarà da schifo. Intanto quelli ridono e mi prendono in giro e si divertono alla faccia mia. "Quelli" sono la mia crew. Altri giocatori di Fortnite: uno sta in Calabria, l'altro è un coatto romano, l'ultimo è spagnolo, pensa un po'. Capisco una parola su dieci.

Ma che mi frega. Tanto stasera cambio gente.

Anzi, sai che c'è? Mi sono stufato di sentirli ridere, d'essere preso in giro in italiano e spagnolo. Giù il microfono. Via le cuffie.

Mollo tutto quanto e spingo indietro la sedia. Le rotelle scorrono al centro della stanza buia, anche se sono le tre e mezza del pomeriggio. Ho abbassato le tapparelle. L'ABC dell'online gaming.

A: cuffie e microfono.

B: sedia comoda con i braccioli

C: si gioca al buio

Che non vuol dire per forza buio buio. Vuol dire zero riflessi. Se no come fai? Finisce che ti distrai e qualcuno ti secca. Tipo adesso.

La sedia si ferma e appoggio la testa all'indietro. Un peso sui polmoni mi immobilizza il fiato, poi salta via e mi scappa un ansimo da Darth "sono tuo padre" Vader. Mi succede sempre più spesso. Ogni volta che perdo il controllo. Che le cose non vanno come avevo immaginato.

Riproviamo.

Faccio un lungo respiro, e di nuovo quel macigno.

«Che palle» mi dico. Altro ansimo.

Poi sento qualcosa e tendo le orecchie: rumori ovattati, piedi nudi dal salotto al bagno. Riconosco i passi strascicati da troll delle caverne. Scatto in piedi mentre la porta cigola. Mio padre si siede dando il meglio di sé. Si lascia andare proprio. Povero water.

E invece no. Povero me.

Perché ho dimenticato di sistemare la leva dello sciacquone, e ora chi lo sente? Da quando ha perso il lavoro non me ne fa passare una. Vuole che smetta di "perdere tempo al computer", è così che dice, e faccia la mia parte in casa. Ma io non sono un idraulico. Nelle mie mani la chiave a pappagallo è un'arma letale capace di distruggere le tubature.

Non scherzo.

Dovrebbero metterla in game. Tra il piccone unicorno e lo zapatron. Sul serio farebbe sfaceli. IO farei sfaceli. Mi vendicherei di LuckyloriWOW. Lo farei anche adesso ma... Accidenti.

Mio padre sta riempiendo una tazza che non potrà svuotare.

E a chi darà la colpa? A me, ovvio. Al perdente.


[Vi lascio con un piccolo mistero da risolvere. Avete notato l'ideogramma cinese sopra al titolo? Cento punti a chi indovina cosa significa e perché si trova lì. Presto sarà importante. Buona caccia!]


*FINE PRIMO EPISODIO*

QUEL CHE RESTA SIAMO NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora