Non si battono i record senza rischiare

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[Il momento che aspettavamo (mi ci metto anch'io) da trentuno episodi è arrivato. Solo che potrebbe esserci qualche intoppo. Ecco, mai far andare le cose esattamente come si aspetta chi legge. Mai far arrivare i protagonisti dritti alla meta. Ci va sempre qualche inciampo. Il motivo è semplice: la vita è così. Un casino allucinante]


Cap. QUARANTASEI - Alex


Siamo stati più veloci di Sonic, il riccio blu della Sega.

Ecco numeri e bonus (diciamo così) della fuga:


CINQUE: i ventilatori polmonari che abbiamo caricato prima di schizzare in una nuvola di aculei fottendocene delle monetine;

QUATTRO: i vaffanculo che Christian mi ha lanciato tipo anatema per aver toccato il portone. Lui era certo di avermi detto di non farlo. Io non me lo ricordo per niente ma i suoi muscoli non avevano dubbi;

TRE: le volte che abbiamo rischiato di schiantarci perché lui guidava come fosse nella versione reale di Grand Theft Auto;

DUE: i semafori che abbiamo bruciato prima di tornare a una velocità da crociera che non ci attirasse addosso i Controllori;

UNO: il piano che ci avrebbe permesso di introdurre la refurtiva nella casa di cura senza che la responsabile potesse rifiutarla.


Per quest'ultima parte serviva la complicità di una certa Cinzia. Che non conosco, e nemmeno ci tengo. Nel senso che alla fine ho sposato la filosofia di Chris-Lupin III, il mio ladro gentiluomo.

Cioè: meno ne so e meglio è.

Perciò, una volta finito di aiutarlo con i pacchi, me ne sono tornato sul furgone. Con i peli dritti sulle braccia e un vortice allo stomaco. Diciamo che per i miei standard ho fatto il pieno di emozioni.

Vrrr Vrrr. Il telefono mi fa saltare.

Sul display leggo Jiāng Li. Rispondo.

«Alex, siamo nei casini!»

Dal tono della voce capisco che è una cosa seria, però mi ci va un po' a scoprire chi-cosa-come-dove, le quattro domande indispensabili per elaborare una qualsiasi tattica da gioco di strategia.

«Aspettateci lì, veniamo subito.»

E chiudo. Senza dire il perché del mio, di plurale. Mentre sarà necessario spiegarlo a Chris, che sta tornando a testa bassa.

«Tutto bene? Ho sentito dei rumori.»

«Sì» mi risponde senza voltarsi. Salta al volante, sbatte la portiera e si mette a litigare con la cintura di sicurezza che continua a bloccarsi.

«A guardarti sembra proprio il contrario.»

«Allora non guardare.»

È chiaro che non vuole intrusioni. Non mi resta che una cosa da fare, anche se il mio sesto senso da gamer mi dice che è un pessimo momento. Ma non si battono i record senza rischiare, giusto?

«Ci sono delle novità» sospiro grattandomi la nuca.

Lo informo del casino in cui sono finite Li e Vera. Dei droni che scandagliano il quartiere dove si sono nascoste. Dei Controllori che stanno piombando sul posto, e se le trovano addio proprio.

Christian stritola il volante. Posa su di me e sul mio telefono uno sguardo pesante come piombo, mi sento schiacciare.

«Tieniti forte» avvisa.

QUEL CHE RESTA SIAMO NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora