Chapitre 10

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La svegliai continua a suonare vicino al mio orecchio, e anche se mi da fastidio sono talmente pigra per alzarmi leggermente e spegnerla. Ieri ho passato la notte in bianco, tutta colpa dei pensieri. E poi il sapere che oggi è il mio primo giorno di lavoro non aiuta per niente, sono super nervosa, e se andasse male cosa farei? Dove andrei? Posso veramente tornare a New York con la coda tra le gambe? In ogni caso so che i miei amici mi aiuterebbero e mi sosterebbero comunque vada però devo essere positiva, oggi la positività deve spruzzarmi da tutti i pori possibili anche se dovesse andare storto. Mi metto seduta e stropiccio gli occhi mentre la sveglia continua a suonare in continuazione, prendo il telefono e la spengo immediatamente, ancora un po' che va avanti mi verrà il mal di testa. Sono le 06:30 e...wow. Ieri avevo proprio paura di arrivare in ritardo. L'appuntamento con il signor Gabriel è alle 09:00, l'indirizzo e nella lettera ed è abbastanza vicino a dove abito quindi posso andarci anche a piedi, l'ho sistemata in borsa per non dimenticarmene, guardo un'ultima volta il letto e il cuscino dove ero appoggiata fino a qualche secondo fa e finalmente mi alzo, mi avvicino alla finestra che è coperta dalle tende per non far entrare la luce del sole, scostò le tende in un solo colpo e subito un fascio di luce mi invade, chiudo istintivamente gli occhi, è stata una pessima idea. Piano piano mi abituo e gli riapro fuori è abbastanza nuvoloso, ci sarà un bel temporale ma non è questo il mio problema adesso. Devo solo concentrarmi per il momento di riuscire ad arrivare in cucina e riuscire a prepararmi il caffè. Stropiccio ancora una volta gli occhi per svegliarmi bene e comincio ad avviarmi in cucina. Prima però accendo la televisione, intanto che mi preparerò la colazione ci sarà il telegiornale a farmi compagnia.

Stò facendo colazione tranquillamente, direi che la giornata comincia bene, non credo possa peggiorare. Al telegiornale si dicono le solite cose noiose e tanto valeva non accendere la televisione. Lavo la tazzina del caffè e ripulisco le briciole del croissant dal tavolo, do una controllata veloce alla cucina e vado dritta al bagno, comincio a tirare fuori i trucchi e sciolgo i capelli dallo chignon provvisorio che mi faccio sembre prima di dormire. Comincio a truccarmi senza però esagerare troppo, okay che certe volte sembro uno zombie struccata ma non è sempre così. Ho lasciato la porta del bagno aperta per poter sentire ancora il telegiornale e a un certo punto riesce a catturare la mia attenzione, dicono che verso le 14 ci sarà un'acquazzone potente e di non uscire senza un'ombrello.
Esco dal bagno e vado a spegnere la televisione, subito dopo corro in camera e tiro fuori un paio di jeans neri, una maglietta carina a mezza manica nera con qualche sfumatura di grigio e un giubbotto in pelle, nel caso faccia freddo devo pur aver con cosa coprirmi un po'. Mi vesto con i nuovo abiti e comincio a decidere come acconciare i capelli in modo che non mi diano il minimo fastidio. Prendo il pettine e comincio a pettinarli per bene, subito dopo l'elastico e mi faccio una specie di chignon a mezza testa. Mi ricontrollo allo specchio interno dell'armadio e mi sembra che vada bene il mio outfit per oggi. Rifaccio velocemente il letto e recupera la borsa con dentro il necessario, controllo che ci sia dentro la busta e la tiro fuori ed esco dal mio appartamento richiudendo e assicurandomi che la porta sia chiusa. Guardo l'ora sul cellulare, 08:00, dovrei riuscire ad arrivare anche in anticipo, comincio ad impostare il navigatore, sono pessima con il senso di orientamento, almeno non lui sono sicura di non sbagliare.

Le porte dall'ascensore si aprono e io corro fuori, saluto la receptionist cordialmente e vado dritta fuori dalla costruzione. Non vorrei ritardare neanche un solo minuto quindi a passo svelto comincio a seguire le indicazioni del cellulare, sicuramente sembro una pazza alle persone che mi guardano di sfuggita ma per ora non mi importa granché. Fuori fa abbastanza freddino, quasi rimpiango il caldo dell'altro giorno, ma che ci posso fare, si avvicina l'inverno e le temperature cominciano a scadere. E mi troveranno tra qualche mese ogni due per tre ad imprecare sulle temperature fredde ogni singolo secondo, ma sono fatta così, amo l'inverno solo per la neve, il freddo è il mio acerrimo nemico.
Continuo a camminare per un bel quarto d'ora con gli occhi incollati al cellulare, secondo maps dovrebbe mancare poco, qualche minuto, quindi allungo il passo.

Appena sento "sei arrivato a destinazione" dal telefono mi fermo di colpo, mi guardo intorno e noto a destra un'enorme cancello automatico e dietro di lui una gigantesca costruzione, dovrebbere essere questo? Beh, per essere una casa di moda sembra un po' povera ma non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina. Suono al citofono e subito il cancello mi si apre, appena c'è abbastanza spazio per entrarci lo varco e mi guardo intorno, non c'è niente di bellezza fuori, niente alberi ne vasi ne statue, solo arte povera. Salgo le scale per arrivare al portone e neanche il tempo di bussare o fare qualsiasi altra cosa per comunicare il mio arrivo e presenza che mi si apre. Davanti a me c'è una donna più alta di me, magra e vestita con un divisa violacea, i capelli sono del medesimo colore leggermente più scuri con una ciocca rosa al ciuffo, li tiene legati in uno chignon alto, i suoi occhi sono blu, e a guardarli sembra non ci sia vitalità, tiene un tablet in mano, è seria per tutto il tempo che la guardo e la studio senza mai dire niente《M-mi scusi》ho il coraggio di dire, non si è mossa nemmeno e questo mi spaventa un po'《Sono quì per par...》《Lo so perché è quì, l'accompagno subito dal signor Gabriel》mi interrompe, la sua voce è fredda e tagliente, non sembra nemmeno umana《Grazie》dico per poi seguirla, il suo passo è uniforme, sembra più una macchina che un' essere umano ma a me non importa in fin dei conti, sono qui per tutt'altra cosa, non di certo per lei.
Mi fa salire una scala e poi mi fa percorrere un lunghissimo corridoio dove posso ammirare gli altri al lavoro, chi cuce, chi sistema le stoffe, chi sistema fogli e documenti, tutti alzano la testa al mio passaggio e mi guardano ma solo per pochi secondi, mi sento leggermente a disagio ma tutto svanisce quando la donna si ferma davanti ad'una porta bianca, bussa e si sente un "avanti" apre la porta e mi indica di entrare dentro, la stanza è in penombra si riescono a vedere alcuni quadri, bozzetti appesi qua e la, poltrone e un divano poco più avanti ad una scrivania grigia dove ci sono varie penne, matite, fogli bianchi e già disegnati con qualche abito, documenti di ogni tipo e qualche libro, seduto sulle sedia vi è un' uomo sulla sessantina di anni che armato di matita traccia alcune righe su un foglio《Signore, la signorina è qui》afferma la donna poco più avanti a me《Grazie Nathalie, puoi lasciarci soli》dice l'uomo, io mi avvicino di più e l'uomo mi guarda attentamente, ha i capelli bianchi tendenti al grigio, ha solo una camicia bianca indossa, cravatta e pantaloni neri, i suoi occhi sono verdi faccio per presentarmi ma mi precede《Scusala, ma è sempre così》dice mentre sorride leggermente, sicuramente si riferirà alla Nathalie che mi ha accompagnato quì《Lei dovrebbe essere se non sbaglio la signorina Dupain-Cheng》annuisco e si alza, è parecchi decine di centimetri in più di me ma non per questo devo spaventarmi, mi porge la mano che subito stringo a mia volta《Gabriel Agreste》si presenta.
Sgrano gli occhi e perdo un battito.
Non può essere, non può essere vero
È impossibile.
Il cognome di Adrien...lui è...il padre?!
《Signorina tutto bene?》domanda preoccupato, mi riscuotono un'attimo e faccio un sorriso tirato《C-certo signor Gabriel》balbetto. Devo sembrate naturale, il più naturale possibile《Prego, si accomodi》indica la poltroncina vicino alla scrivania e mi ci siedo. Sono immersa in una marea di domande. Perché? Perché sono andata a finire proprio qui? Sono a un passo dal dimenticarlo e scopro che dovrò collaborare a stretto contatto con il padre. Cosa mai mi è venuto in mente di venire qui. Andava tutto bene e invece il destino mi riporta al passato《Signorina, la vedo dispersa, sicura che si senta bene?》richiede Gabriel. Il panico comincia ad impadronirsi del mio corpo. Ma perché la vita mi riporta alla famiglia di lui? Sono stra sicura che non passerà neanche tanto che dovrò di nuovo parlare con lui, ma non voglio.《Certo, mi scusi》devo durare per tutto il tempo del colloquio senza fare idiozie.

Ho fatto del mio meglio, diciamo che è andata bene, ho dato tutti i documenti e ora posso finalmente cominciare a lavorare, il signor Agreste ha richiamato Nathalie che mi ha condotta qui, in questa sala enorme dove devo smistare i vari abiti e ricordinarli. Comincio a sistemare le prime cose.
Perché ho accettato? Perché sono ancora quì? Dovevo rifiutare, dovevo tornare a casa e ritornare a New York. Non posso io stare qui anche se ho bisogno di soldi.
Agreste.
Perché il mondo mi porta sempre ad avere a che fare con loro. Pe l'amor del cielo, non ho niente contro suo padre, in fin dei conti non mi ha fatto niente ma al pensiero che magari lo incontrerò mi sale la tristezza ma anche la rabbia. Mi ha fatto solo soffrire, e non meriterebbe nemmeno di vedermi ora, tanto cosa gli importa di me. Poi cosa sto dicendo? Devo solo far finta che non esiste, anche se mi riconoscerà io dovrò far finta di non conoscerlo, cambierò anche nome se necessario. Continuo a sistemare gli abiti firmati Agreste, non ci posso ancora credere. Io che mi ero promessa che non avrei più avuto a che fare con lui mi ritrovo ora a lavorare sotto suo padre. Strana la vita no?

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