Chapitre 30

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Cammino per il lungo corridoio che ormai conosco troppo bene, la schiena è ricurva e il mio sguardo è perso sul pavimento nel tentativo di nascondere la mia faccia da zombie. Ieri Alya ha tentato a tirarmi su promettendomi di affiancarmi sempre nel momento del bisogno ma le sue parole sono state si e no dette per le mure e i quattro arredi della casa. Avrei tanto voluto credere alle sue parole ma niente. L'unico pensiero che avevo per la mente era Adrien, cosa stesse facendo e il perché non mi avesse risposto al messaggio.
Questa mattina quando mi sono svegliata, controvoglia, perché non posso dire abbia dormito molto e bene, non mi sono nemmeno presa cura di coprire le occhiaie e non c'era ancora nessuna notifica il che mi ha fatto arrabiare e stare male allo stesso tempo. La maniera con cui mi ignora è notevole ma come biasimare il suo comportamento, qualsiasi persona avrebbe reagito così.
Ma che cosa stò a dire?
Mi tiro un pugno non troppo forte sulla fronte per scacciare via questi pensieri insensati. Cosa dovrebbe importare a me di lui? Non ho detto che lo amo, nemmeno che vorrei tornare a stare insieme con lui, siamo solo amici e basta, il suo comportamento è stato scorretto e quindi dovrebbe lui venire a chiedermi scusa in ginocchio, non io. Ho solo reagito di istinto, tutti lo avrebbero fatto.

Apro la porta del mio ufficio e ad attendermi c'è Alessandro che, per i fatti suoi sta tranquillo e beato, vorrei tanto avere una vita come la sua, non c'è nulla che gli vada male. Sono solo io l'unica sfigata del gruppo. A dire e pensare così mi sembra di essere un'adolescente in crisi d'amore, eppure essendo adulta dovrei saper gestire bene questa situazione. Appoggio la borsa sulla mia sedia mentre vado a svestirmi del giubbotto《Come va?》chiede Ale di punto in bianco, a quanto pare non ha ancora notato la mia faccia《Bene》rispondo fredda senza volerlo. Non c'è l'ho con lui ma prima di domandare potrebbe almeno guardarmi, ha sempre fatto così, non è stupido e sa leggere i movimenti delle persone capendo all'istante cosa ci sia che non vada, ma le persone cambiano e forse è proprio ora che lo faccia pure io, solo che ho paura di perdere le persone a me care. 《Felice per te. Peccato che la tua faccia dica il contrario. Ti va di parlarne?》chiede non trapelano per il momento nessuna emozione, è formale il che mi preoccupa, non è mai stato così, specialmente con me, gli sarà andato storto qualcosa nella sua vita perfetta. In risposta scuoto il capo《Non è niente che tu non sappia, dovresti intuirlo. Parliamo di te e del tuo tono gelido...》 cambio discorso, ascoltare qualcuno mi farà dimenticare i miei problemi《Diciamo che oggi non è giornata》solleva le spalle per indicare indifferenza e mi cresce nella mente una battuta pessima, magari gli tirerò su il morale《E ci credo, fuori il tempo non è stupendo》dico sarcasticamente. Sul suo viso compare un sorriso, segno che sono riuscita nel mio intento. 《Brava Marinette.》si congratula Ale il che mi rende orgogliosa sentirmelo dire da lui.

Tra impegni e cose varie le prime ore della mattina sono passate, Ale sembra aver ritrovato la sua stabilità emotiva e io pure. Stare in sua compagnia mi fa star bene, mi dimentico di qualsiasi problema.
Lo so. Potrei sembrare innamorata di lui ma non è così, lui per me, come ho già detto e ripetuto è come un fratellone nonostante abbiamo la stessa età, lo considero il mio migliore amico e spero lui pensi lo stesso di me. Alya non è da trascurare, è una persona molto importante per me e con lei posso parlare di cose dove con Ale non avrei nemmeno il coraggio di citare. Nino e Chloé non sono da abbandonare, così come Sophia, Charlotte, James, Samuel e Celia, anche se ultimamente non parlo molto con i miei amici di infanzia e con Celia. Gli voglio un mondo di bene e mi mancano da morire. Vorrei tanto fare una chiamata di gruppo, tutti insieme e vedere cosa sta succedendo ma ognuno è occupato ed è difficile trovare un'ora che vada bene per tutti. Con mamma e papà parlo poco, se non quasi mai, sanno che sono occupata e cercano di non darmi fastidio il che mi fa piacere in certi momenti ma in altri no. So bene che anche loro sono molto indaffarati, poi con l'arrivo del Natale ancora di più, mi piacerebbe interrompere tutto e andare almeno per le feste Natalizie a trovarli ma Gabriel Agreste mi tiene incollata alle sedia. Non provo nemmeno a chiedere qualche permesso, l'azienda deve andare avanti e non si può permettere di perdere anche per solo qualche settimana un suo dipendente.

Alzo la testa dal computer e tolgo gli occhiali, un'altro ordine è stato spedito, spero arrivi presto, anche se la colpa dei ritardi non la subisco io mi spiace per la segretaria di Gabriel e alcuni dipendenti che per quanto ne sappia devono subire le sue sfuriate.
Mi prendo cinque minuti giusto per riposare. Il mio occhio nel mentre scappa fuori dalla finestra e guarda un po' chi vedo. Adrien Agreste mentre cammina per il marciapiede con lo sguardo perso davanti a sé, o almeno così sembra. Lo osservo per tutto il tempo fino a quando non entra dal cancello dove entro sempre io.
Una strana sensazione sale dentro di me e non è facile da descrivere a parole il che mi da fastidio. Anche se ormai non lo vedo più non smetto di guardare fuori i tetti di Parigi, provando a dimenticare lui ma senza successo. Chissà cosa cercherà mai quì? Chissà dove andrà? Forse da suo padre per un'altra litigata? Sbuffo e torno ad osservare il computer cercando di inventare qualcosa da fare.
Il telefono accanto si accende e butto l'occhio per vedere a cosa sia dovuto. Lo prendo e lo sblocco.
Rimango per qualche secondo bloccata mentre leggo e rileggo le semplici due lettere che il cocco di papà ha inviato:

"Ok"

Continuo a fissare il messaggio senza rispondere, possibile che stia venendo da me? Vuole davvero parlare quì? Troppe domande senza una risposta precisa.
Non ho nemmeno il tempo di pensare a qualcosa che la porta viene bussata il che mi può solo far pensare che oltre ad essa ci sia il protagonista di questa storia assurda《Avanti》concedo di entrare e basta. La mia voce si è fatta improvvisamente fredda e tagliente. Non sono molto contenta. Dovrei mostrare indifferenza ma con questo atteggiamento sembra una stupida viziata.
《Ciao》mi saluta lui stando fermo sulla soglia della porta. Lo guardo con la coda dell'occhio e per qualche secondo, che sembrano infinito, il silenzio regna. Solo il rumore delle auto che sfrecciano e dei clacson riempiono l'atmosfera ferma. Fortunatamente a prendere parola e a spezzare il silenzio creatosi è lui《Volevi parlarmi se non sbaglio》annuisco ma non do nessun segno che lo faccia intuire di fare qualcosa. Continuo a tenere la testa a bassa fino a quando la porta non si chiude alle spalle di Adrien. Si avvicina lentamente e si siede sulla sedia di Ale. Non so il perché ma avverto fastidio, non sopporto vedere una persona quando sono abituata a vederne un'altra.

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