Conor
Sono pronto ad andarmene, a lasciare tutti quei corpi, dove solo il minimo particolare mi ricorda Lei, mi giro ma sono costretto a rigirare la testa a causa di uno sparo, e successivamente un urlo che riconosco bene.
"JOSH!" urla Jasmine. Il mio amico giaceva immobile a pochi cadaveri dietro di me, con una lancia piantata nel petto.
"sai non mi è mai piaciuto il vostro gruppetto, mio padre doveva restare. E comandare, magari uccidere anche la vostra amichetta mutaforma."
La bruna rise, "ma in fondo, è morta lì stesso" dce facendo spallucce. Mi avvicino a un corpo di un ragazzino, avrà avuto dodici anni.. Steso a terra con gli occhi spalancati. Gli prendo la pistola, cercando di capire se è ancora carica senza fare rumore. Un colpo, devo essere preciso o posso sparare a Jasmine.. Mi posiziono il grilletto davanti allocchio e prendo la mira. Inspiro e espiro. Inspiro e espiro. Prima lezione di arma da fuoco. La bionda finite le munizioni si avvicinò a me che non sapevo qual'era il dritto né il rovescio. "devi tenerlo così" aveva detto ridendo. "per prendere la mira inspira e espira lentamente, e concentrati" mi aveva bisbigliato all'orecchio. Inspiro e espiro. Premo il grilletto. Boom. Il colpo è partito e il contraccolpo mi colpisce la spalla facendomi perdere per qualche secondi l'equilibrio.
Mi avvicino correndo dal mio amico. Lente sinistra degli occhiali era spaccata, gli occhi azzurri erano spalancati. L'albina gli accarezzava dolcemente la guancia. Aveva gli occhi chiusi e calde lacrime gli colcavano sul viso pallido. Io gli chiusi gli occhi. "così sembra che dorme" dico. Mi alzo tristemente. Le lacrime minacciavano di scendere, ma dovevo farmi forza per lei almeno. "Vieni." dico porgendole una mano. Lei mi guarda poi titubante si alza e mi abbraccia, l'adrenalina si scarica a differenza delle sue lacrime. Mi fa male la coscia, dove mi avevano colpito. Un portale si apre e dei macchioni entrano nello scenario e ci caricano. Poco più di un quarto dei ragazzi dell'edificio è sopravvissuta.
Veniamo portati negli ospedali normali di gente che non ha mai avuto a che fare con la Guerra. Tutti giovani sono. Anche se di età sono più piccolo. Mi sento molto più adulto di alcuni di loro che hanno vent'anni in più."È vivo?! Che camera?" chiede impaziente Jas. "405, secondo piano, la scala a sinistra" dice l'infermiere. Ci precipitiamo su per le scale, malgrado le ferite. Stanza 405. La spalanchiamo. Rimaniamo lì, imbambolati a fissarlo. A fissare il moncherino della spalla sinistra. "mi mimetizzo col lenzuole?" chiede scherzosamente. Non è cambiato affatto. "Luke, il tuo braccio.." dice Jas sedendosi sul letto. "spero che la giustizieranno" dice serio. "chi?" chiedo avvicinandomi. "Ambra" dice sbuffando. "lho uccisa." dico. "diciamo che hai vendicato tutti e due" dice lui tristemente. All'improvviso entrano due infermieri dicendo che doveva riposare. Noi usciamo e camminiamo un po per i corridoi. "vuole parlarti" dice. Poggiandosi al muro indicando la porta con su appesa il numero 501. La apro senza farla cigolare e mi ritrovo un cumulo di ricci rossi su una sedia a rotelle a fissare il cielo fuori dalla finestra. "ci eravamo sbagliati, tutti noi... Ti abbiamo fatto carico di un peso che non avevi il diritto di portare inutilmente.." parla mentre sente il rumore della porta che si chiude. Gira la sedia a rotelle per guardarmi negli occhi. "mi dispiace." dice fissandomi. "si vede che il Fato abbia te come copertura per lei." sospira. Rimaniamo in silenzio per un po, finché non ci congediamo.
Ritrovo Jasmine alle macchinette che tenta di prendersi una bottiglia d'acqua. Che orribile gioco ha fatto il sestino..Alcune settimane dopo dimettono Luke. Loro tornano a casa loro, dai parenti, dagli amici. Tentando di rimettersi.. Io torno da una delle persona migliori della mia vita. Mia madre. Suono il citofono, lo suono ancora ma non sento il benché minimo rumore al di là della porta. Ritento una terza volta. La porta si spalanca. Mi ritrovo mia madre. È più magra dell'ultima volta che lho vista, forse anche più bassa. Gli occhi ancora lucidi e due borse le toccano quasi terra. "m-mamma" dico abbracciandola. Lei è incredula. Ci mette un po a capire che sono veramente io e inizia a stritolarmi piangendo. Io mi lascio cullare dal suo dolce profumo di lavanda. "amore mio.. Sei tornato" diceva tra un singhiozzo e l'altro. "papà?" chiedo quando dopo molto ci stacchiamo.
"arresto cardiaco quando si è accorto che non tornavi più a casa.." dice facendosi forza per non piangere di nuovo.. Forse forza per me. "vieni, entra" dice spostandosi dall'entrata. Mi fa sedere sul divano e mi da un bicchiere di latte. Guardiamo tutti e due il pavimento fino allora di cena. Ci facevamo coraggio a vicenda, senza lacrime con coraggio. Quando torno in camera. La roba un po bruciata posata sulle mensole è esattamente dova l'avevo lasciata... Mi stendo sul letto e nascondo il mio pianto nel cuscino. Liberandomi finalmente dal macigno che avevo sul cuore.FINE
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L'anima Perduta
FantastikConor è un ragazzo alto, con muscoli ben scolpiti, ma un disastro a scuola e con le ragazze. Lui non sa niente dei suoi poteri, finché qualcosa non arriverà all'improvviso vicino al viale dell'entrata della scuola che cambierà per sempre il suo mod...