PROM

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«Cravatta nera o cravatta blu?»

Mancavano pochi giorni alla fine della scuola, e tutti erano in fermento per l'arrivo dell'evento più atteso dell'anno: il ballo scolastico.

Quella sera io ero a casa di Blaine, e stavamo scegliendo un outfit per lui, anche se non sapevo per che cosa esattamente. Alla Dalton, essendo tutti maschi, non esisteva il ballo scolastico, quindi non avevo idea di dove dovesse andare il mio migliore amico con uno smoking così elegante.

«Decisamente nera!» risposi io con aria ovvia.

Poi però non resistetti.

«Blainey, mi vuoi dire dove devi andare vestito così?» gli chiesi quasi scocciata.

Era l'ennesima volta che gli facevo quella domanda, e ancora non avevo ottenuto una risposta.

La curiosità mi stava uccidendo!

A quel punto Blaine si voltò a guardarmi dando le spalle al suo armadio, e assunse un espressione furba. Mi lasciò sulle spine per qualche secondo e poi esclamò «Indovina chi è stato invitato al ballo del McKinley da Kurt?!» facendo un sorriso a trentadue denti e spalancando le braccia.

Ci misi un attimo a realizzare, poi anche il mio viso si aprì in un sorriso smagliante, e facendo un urletto saltai in braccio al mio migliore amico per la gioia.

«Un altro ballo scolastico insieme!» esclamai ancora stretta a lui.

«Non vedo l'ora!» esclamò Blaine.

Quando mi mise giù però, mi venne in mente che forse non era proprio il massimo per lui. L'anno prima alla Hamilton il ballo scolastico non era stata una bella esperienza.

«Sei sicuro di venire, Blainey?» gli chiesi infatti, fermandomi in piedi accanto a lui e guardandolo con aria apprensiva.

Lui sospirò e lo vidi titubante.

«Kurt me lo ha chiesto, non potevo dirgli di no» mi disse poi alzando le spalle con innocenza.

«Sì invece che potevi se non te la senti di venire» gli dissi io con aria ovvia.

Blaine sospirò di nuovo.

«Lo so che l'anno scorso non è stata una bella esperienza, né per me né per te, però posso farcela. Al McKinley non mi conosce nessuno, e dopo il club creato da Santana e Karofsky il bullismo è finito» disse guardandomi serio.

Questa volto toccò a me sospirare.

Non volevo che vivesse un'altra brutta avventura come quella del ballo della Hamilton, però se lui era convinto di venire non potevo obbligarlo a stare a casa, anche perché sapevo che nascondersi non era nel suo stile.

~~~

Io e Blaine ci eravamo lasciati da poco, due settimane, e da quel momento non ci eravamo più rivolti la parola, o un sorriso, o uno sguardo. O meglio, io lo guardavo, e di continuo anche, ma quando capivo che si stava voltando nella mia direzione distoglievo subito lo sguardo. Dovevo fargli credere di essere arrabbiata, dovevo resistere a quei suoi bellissimi occhi che tanto mi incantavano.

Sì, facevo finta di essere arrabbiata, perché non lo ero davvero. Mi aveva lasciata perché aveva capito di essere gay, non perché non mi amava più. Ero delusa certo, ma arrabbiata mai. Con lui poi, non ci riuscivo. Forse ero arrabbiata con me stessa, mi chiedevo che cosa avessi fatto di sbagliato per farmi lasciare così, ma di sicuro non ero arrabbiata con Blaine. Anche perché vedere i suoi occhi così spenti e feriti sotto gli insulti che gli riservavano gli altri ragazzi a causa del suo comingout, mi spezzava il cuore.

My Life Would Suck Without YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora