FINN

69 7 9
                                    

Dling dlong!

Dling dlong!

Dling dlong!

Era notte fonda, e il campanello non smetteva di suonare.

«Ma chi è a quest'ora?» mi chiese mia madre, mentre usciva dalla camera ancora in pigiama e iniziavamo a scendere le scale.

«Non lo so» le risposi io ancora assonnata.

Ci avvicinammo alla porta un po' timorose, ma appena mia madre controllò dallo spioncino diventammo più confuse che altro.

«È Mike» mi informò mentre apriva la porta.

Io aggrottai le sopracciglia.

Mike?

Cosa ci faceva lì a quell'ora?

Non doveva essere a New York?

«Boo? Cosa ci fai qui?» gli chiesi infatti, appena mia madre aprì la porta «Cosa... cosa è successo?» chiesi ancora, restando quasi senza fiato alla vista dei suoi occhi.

No, questa volta non perché erano bellissimi come sempre, ma perché erano spenti e pieni di lacrime.

Prima che potessi dire nulla Mike si fiondò tra le mie braccia e iniziò a singhiozzare più forte, nascondendosi nei miei capelli. Io guardai mia madre stranita e preoccupata, mentre lo stringevo a me mettendogli una mano tra i capelli per cercare di consolarlo.

Ma da cosa lo stavo consolando?

Perché piangeva così?

Mia madre era confusa quanto me.

Così mentre lei chiudeva la porta portai Mike sul divano, dove prendemmo posto e dove lui riassunse all'istante la posizione di prima.

«Mike, mi dici cosa diavolo è successo?» gli chiesi prendendogli il viso tra le mani e costringendolo a guardarmi negli occhi.

Erano terribili in quel momento e mi facevano venire il magone, ma quello che disse dopo fu anche peggio.

«Finn... è morto» mi rispose con la voce rotta.

Io sentii il fiato mancare, e per un attimo tutto intorno a me si fermò. Poi Mike torno a nascondere il viso nei miei capelli e questa volta lo strinsi più forte. Quando realizzai meglio quello mi aveva appena detto poi, sentii il magone e un nodo in gola, e le prime lacrime iniziarono a scendere sulle mie guance senza che potessi più fermarle. Da lì a pochi minuti ero un fiume.

Non era possibile che Finn fosse morto!

Non era possibile che non fosse più li con noi!

No, no e no!

Io e lui non siamo mai stati migliori amici, lo ammetto, ma era uno dei capostipiti del Glee Club, e un grande amico per tutti. Gli volevo bene anche se a volte non condividevo le sue idee o i suoi modi di fare, e mi sarebbe mancato, perché era innegabile, era un grande leader anche se a volte ne avevo dubitato, e sicuramente al mondo sarebbe mancata una stella senza il suo talento. E anche in aula canto ci sarebbe stata una luce in meno. Aula canto che in quei giorni era uno dei posti più tristi sulla faccia della Terra.

Il professor Schuester aveva indetto una settimana per onorare il nostro Finn, in cui avremmo cantato canzoni dedicate solo a lui. C'eravamo tutti, o quasi, e molti dei diplomati erano tornati per unirsi a noi. Oltre a Mike infatti erano tornati anche Santana, Mercedes, Puck, Quinn e Kurt. Rachel no, non da subito per lo meno.

La prima cosa che facemmo fu cantare tutti insieme "Seasons Of Love" dal musical Rent, perché come dice la canzone, non è importante tutto quello che ha fatto nella vita una persona, quello che ha sbagliato o quello che gli è successo, l'importante è l'amore che ha dato, e a noi Nuove Direzioni Finn ne ha sempre dato moltissimo. Anche nel suo caso non era importante tutto quello che gli era successo nella vita, i battibecchi avuti con noi, i problemi che aveva dovuto affrontare, era tutto svanito, tutto insignificante, l'unica cosa che ci rimaneva da ricordare era il suo modo di essere sempre gentile, il suo sorriso, la sua risata e la sua voglia di spronarci sempre a essere migliori. Tutto il resto non importava, come non importa il modo in cui sia morto, perché quando una persona muore non la si ricorda per come sia morta. Non parlammo mai di quello che gli era successo, parlammo solo di quello che era stato e di quello che ci aveva lasciato, anche se era difficile realizzare che non fosse davvero più lì con noi.

My Life Would Suck Without YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora