LOS ANGELES HERE WE COME

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«Si va alle Nazionali!» esclamò quel giorno il professor Schuester, entrando in aula canto con il suo solito entusiasmo, e questa volta sembrava ancora più carico del solito.

Noi esultammo entusiasti quanto lui.

Le Nazionali erano finalmente arrivate, e noi non stavamo nella pelle!

Eravamo pronti, in tutto e per tutto, ed eravamo anche riusciti a raggiungere il numero di partecipanti minimo per poter accedere (sì, un'altra volta avevamo avuto problemi da quel punto di vista). Sam era riuscito a reclutare due cheerleader, che si erano fatte convincere dal suo fascino (e lui diceva anche dalle sue imitazioni ma dubito) a entrare nelle Nuove Direzioni per venire alle Nazionali con noi, quindi eravamo al completo e pronti per Los Angeles.

Sì, quell'anno le Nazionali erano a Los Angeles!

Dopo New York e dopo Chicago nulla ci spaventava, soprattutto perché avevamo già vinto una competizione nazionale, e se avessimo vinto di nuovo avremmo creato un dominio, che poi spettava alle generazioni future portare avanti.

Ah, non l'ho detto: vincendo avremmo anche salvato il Glee Club, che per mancanza di fondi la preside Sylvester avrebbe dovuto smantellare se non avessimo portato a casa l'assegno che si vinceva insieme al trofeo. Per questo motivo dovevamo assolutamente dare il meglio di noi su quel palco, e per questo motivo dovevamo vincere a tutti i costi. Dovevamo salvare il Glee Club, dovevamo salvare i sogni dei nostri compagni che sarebbero rimasti lì l'anno dopo, e dovevamo far capire a tutto il McKinley che le Nuove Direzioni valevano ancora, e molto anche.

«Abbiamo due ospiti oggi, ragazzi» ci annunciò poi il professor Schuester sedendosi accanto al piano.

In quel momento dalla porta entrarono Burt e Carol, il papà di Kurt e la mamma di Finn, che come ho già detto si erano sposati ormai due anni prima.

Li salutammo con gioia, e noi diplomandi andammo ad abbracciarli felici di vederli, ma anche cercando di consolarli un po' con quegli abbracci. Non li avevamo più visti dopo il funerale di Finn, e doveva essere stato un periodo difficile per loro. Soprattutto per Carol, che già in precedenza aveva perso suo marito, e ora anche il suo unico figlio, il suo Finn.

«Siamo venuti a dirvi che Finn vi voleva davvero bene, più di quanto crediate, ragazzi» ci disse Burt appena tornammo a sederci.

«Finn diceva anche che vincere le Nazionali era stata la conquista più grande della sua vita» aggiunse Carol facendoci sorridere «Anche se io credo che guidare voi alla vittoria sarebbe stata ancora più importante» disse annuendo.

«Non vi stiamo dicendo di andare su quel palco e vincere per Finn, perché non era nel suo stile» disse ancora Burt «Finn avrebbe detto che questi sono i vostri momenti migliori, godeteveli ora e non ve li dimenticherete» continuò incitandoci.

«Però in un attimo sarà tutto finito, quindi niente facce tristi» disse Carol, mentre io allungavo una mano per prendere quella di Blaine, che era seduto accanto a me «Niente rimpianti, andate e divertitevi più che potete! E se poi vincete, beh... meglio ancora!» esclamò in conclusione, facendoci ridere.

Avevamo tutti gli occhi lucidi, ma rivedere lì Burt e Carol ci aveva portati indietro a quando avevamo davanti a noi Finn, che cercava di incitarci e caricarci con le sue parole. E come tutte le volte che Finn ci aveva fatto un discorso per darci forza ci aveva sempre effettivamente convinti, anche in quel momento Burt e Carol ci avevano dato la giusta forza per affrontare una competizione importante come le Nazionali.

«E sapete qual è la parte migliore, ragazzi?» ci chiese il professor Schuester «Che Burt e Carol hanno deciso di farci da accompagnatori per le Nazionali!» annunciò entusiasta.

My Life Would Suck Without YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora