CAPITOLO 2

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Giunse il momento della partita. Non c'era alcun tifoso della nostra squadra, sono pochissime le persone che seguono una trasferta di una squadra under-17. Ma comunque c'erano le telecamere, i giornalisti e gli osservatori. Dovevo fare bella figura per loro e soprattutto per me stesso. Era ritornato il momento di mettermi in luce, dopo l'infortunio che mi colpì nell'ultima partita della fase a gironi. Da quel momento la squadra non passò un bel momento. Erano abituati al solito 4-2-3-1 con me come trequartista centrale, regista della fase offensiva. Costretti a cambiare modulo, vinsero la partita dei sedicesimi di finale all'ultimo respiro, passarono gli ottavi in rimonta e poi si aggiudicarono il pass per le semifinali battendo nei quarti una delle principali pretendenti alla vittoria finale ai calci di rigore. Ma finalmente la squadra aveva ripreso il suo assetto di sempre.
La partita iniziò e i nostri avversari giocavano palla a terra con un lento catenaccio. Avevano studiato bene la partita, poiché che siamo tra i migliori a difendere le palle alte, vista la stazza fisica dei centrali di difesa e dei mediani, e perché, essendo soliti ad un pressing basso, lasciamo i loro centrocampisti liberi di fare catenaccio nei pressi della loro stessa area di rigore. Dopo un paio di minuti di continuo possesso palla avversario, il mister ordinò a me alla nostra punta di iniziare a pressare, passando ad un 4-4-2 offensivo. Riuscimmo a malapena a deviare qualche passaggio, senza mai intercettare. Giocando con un 4-2-4, gli avversari gestivano palla con i due centrocampisti e i quattro difensori, trovandosi comunque in superiorità numerica.  A quel punto anche i nostri mediani ed esterni salirono verso la trequarti avversaria e, approfittando di una parità numerica nella nostra metà campo, un centrocampista lanciò una palla lunga e solo al quinto minuto punirono la nostra ingenuità tattica con un gol. Fummo colpiti nel morale e subito ci fu la nostra reazione. Iniziammo a giocare come solo noi sappiamo fare: tiki-taka con passaggi veloci e di prima, con cross che partivano dalle fasce grazie alla sovrapposizione dei terzini verso noi quattro attaccanti, mentre i due mediani restavano dietro a dare copertura alla coppia di centrali difensivi. Era ormai in tiro a bersaglio. Dominavamo la partita, ma la loro solidità difensiva ci dava filo da torcere, finché fui travolto da un difensore avversario, conquistando il calcio di rigore. Fortunatamente non fui colpito alla rotula della gamba sinistra guarita da poco, ma la botta fu abbastanza pesante e sforzai molto proprio la gamba sinistra. Ovviamente partii io dal dischetto, il rigorista della squadra. Freddo, spiazzai il portiere che si tuffò dalla parte opposta: 1-1, risultato finale del primo tempo. Eravamo pronti per un'altra rimonta.

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