CAPITOLO 13

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La mattina seguente mia madre mi preparò la colazione come se la sera precedente non fosse successo nulla. Era un mattino come tutti gli altri, ma quella era l'unica parte del giorno in cui ero sereno visto che il pomeriggio dovevo arrabbiarmi a causa di mio padre e la sera dovevo litigare con mia madre sempre per colpa di questi. Dopo aver mangiato, mi recai a scuola e vidi Nora che aspettava, sola e di fronte al cancello dell'edificio, il suono della campanella. In lontananza vidi anche Angelo, così colsi l'occasione per presentarle Nora, in modo da poter fare amicizia con una persona che non fossi io. Tuttavia lei si mostrò fredda e quando Angelo si spostò per salutare dei suoi amici, si avvicinò a me, mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia. Cominciavo a vivere la stessa emozione del pomeriggio precedente e questa volta ad interromperla non fu lo squillo di un telefono, ma della campanella. Entrato in classe, mi sedetti accanto ad Angelo come di consueto, mentre Nora prese un banchetto e si sedette sola, da parte, estranita dal resto della classe. Fu interpellata da tutti i professori perché, essendo una nuova alunna, volevano capire quali fossero le sue capacità scolastiche. Ogni volta che parlava, però, lo faceva a testa bassa, senza guardare mai in faccia i professori, salvo rarissime eccezioni spontanee. Se fosse stato per lei, avrebbe incollato lo sguardo verso il suo banchetto dove, durante la noia tra una lezione e l'altra, scrisse frasi estrapolate da alcune di quelle canzoni amorose, quasi depresse. L'imbarazzo più grande lo provò quando le fu chiesto di svolgere un esercizio di matematica. Ad un certo punto doveva rispondere ad una domanda teorica. Non aveva più il banco da guardare. Se non avesse voluto incrociare lo sguardo del docente, si sarebbe rivolta a noi alunni, certamente più numerosi e quindi l'imbarazzo sarebbe aumentato vistosamente. Aveva la testa rivolta al professore, ma lo sguardo era fisso su di me, sull'unica persona che la metteva a proprio agio. Durante l'intera giornata scolastica non rivolse la parola a nessuno, se non a me. Mi chiese se gli allenamenti fossero confermati per la data di quel giorno.
<< Sono una ragazza di parola, - disse - oggi non mancherò. >>
<< Mi fa tanto piacere. Una cosa che non mi fa piacere però è che stai sempre sola... Con me hai legato subito. >>
<< Con te... Con te è diverso. >>
Stavo per chiederle il motivo, ma entrò il professore di scienze in classe e dovetti ritornare al mio posto per l'inizio della lezione.
Ritornammo a casa insieme, finché non giungemmo nei pressi del suo palazzo dove vidi mio padre raccogliere una moneta da terra. All'improvviso mi bloccai. Di solito arrivava in paese sul tardo pomeriggio.
<< Cos'hai? >> Mi chiese Nora mentre controllava una notifica sul proprio cellulare.
<< No, niente... >>
Decisi di non dirle la verità per evitare di raccontarle una storia che dopo la mattinata carica di emozioni che aveva vissuto, non avrebbe influito positivamente. Il tempo di voltarmi verso di lei per rispondere alla sua domanda che persi di vista mio padre, così ci salutammo e mi incamminai verso casa.

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