CAPITOLO 8

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La mattina seguente mi svegliai prima del solito sperando che mia madre stesse ancora dormendo per evitare di parlarle. Entrai in cucina ma lei era già lì.
<< Ah sei già in piedi? >> Chiese retoricamente.
Aprii la credenza in cerca di qualcosa da mangiare.
<< Sta' fermo - disse mia madre - ti preparo la colazione. >>
Io, sempre tacendo, mi vestii per poi tornare in cucina dove mia madre stava facendo tutto, come sempre, con cura ed amore. << Al diavolo l'orgoglio e la mia testa dura, non posso trattarla così all'infinito >> pensai.
<< Perché ti sei svegliata allo stesso orario di sempre se ora c'è tuo marito che può pensare alle faccende domestiche? >>
Mia madre sorrise, felice che io ritornassi a parlarle.
<< Sai com'è, sono abituata a condurre questa vita. >>
<< Abitudine... >>
<< Sì, fidati. E dimmi, com'è andata la partita ieri. >>
<< Sono contento che tu te ne sia ricordata. Contento come giocare la finale. >>
<< Sono fiera di te! >>
<< Non è solo merito mio. >>
<< Se me l'avessi detto ieri, ti avrei cucinato qualcosa di speciale. Ah sempre se avessi deciso di cenare ieri sera... >>
<< Ti prego, non apriamo il discorso di ieri sera, che è stata una giornata da dimenticare. >> (Due furono le note positive di quella giornata: la qualificazione in finale e l'incontro con Nora.)
<< Allora vada per stasera! >>
<< Se c'è lui, no. Se mi gira la testa sono capace anche di andarmene per un po'. >>
<< Non dire così, dopotutto è tornato per sdebitarsi, almeno puoi passare un'oretta insieme a lui... >>
<< Già mi è bastata quella di ieri sera, quando ti ha insultata ed io ho perso i sensi! >>
Preso dalla rabbia, abbandonai la tavola lasciando tutta la colazione intatta, visto che, preso dalla chiacchierata e dalla tranquillità di essermi svegliato presto e quindi non poter ritardare a scuola, non avevo toccato nulla. Presi la cartella e andai via chiudendo la porta d'ingresso con violenza, sentendo a malapena mia madre che disse stranita e preoccupata << Come svenuto? >> senza aver preso in considerazione che la causa fu l'insulto, a lei rivolto, citato poco prima.
Mi incamminai a passo lentissimo verso la scuola e durante il tragitto augurai tramite, messaggio, il buongiorno a Nora. Arrivato a scuola, feci colazione in un bar nei pressi, dovendo aspettare a lungo prima che la campanella suonasse per poter entrare in classe, dove Angelo mi chiese perché non gli avevo risposto il giorno prima. Così gli parlai di Nora e mi scusai con lui per non avergli mandato alcun messaggio mentre ne mandavo tanti a lei. Non diede molta importanza alle scuse e cominciò a fare espressioni leggermente perverse nel tentativo che io dicessi qualcosa di più profondo su di lei, cose che non potevano ancora esistere visto che la conoscevo da poco e poiché nel mio cuore c'era ancora Caterina, sebbene mi venisse consigliato da tutti di aprire proprio quel cuore verso altre ragazze, essendo io ancora troppo giovane ed essendo passato molto tempo da quel tragico evento.

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