CAPITOLO 24

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Terminati gli allenamenti, tornai a casa. Mia madre notò che ero tristemente preso da qualcosa e mi chiese cosa fosse successo. Le raccontai del discorso avuto col mister e delle mie intenzioni.
<< Ha ragione il tuo allenatore... - Disse mia madre. - Ho molta fiducia in te, ma la salute non dipende dalla volontà delle persone, altrimenti non esistessero le malattie, o sbaglio? >>
<< No, non ti sbagli per niente. Però ti rendi conto che se domenica mi noterà qualche osservatore potrei essere ingaggiato e prendere uno stipendio buono? Smetteresti anche di lavorare. >>
Guadagnare non era il mio scopo, ma cercai così di farle capire che allenarmi ancora sarebbe stato l'ideale.
<< A proposito di lavorare. Ha cucinato tuo padre, vuoi mangiare lo stesso? >> Mi chiese mia madre.
<< Ho bisogno di energie. >>
<< Mi fa piacere che finalmente stai leggermente accettando tuo padre. Ieri al panificio e stasera, anche se lui non c'è. >>
<< Non costruire castelli inesistenti. Sono stati solo due episodi in cui non ho potuto fare altro. >>
Tuttavia non avevo voglia di discutere, pertanto andai subito a lavarmi.
Il giorno dopo, il sabato, non c'era scuola, però mi svegliai ugualmente presto per cominciare ad allenarmi. Mandai un messaggio a Nora per chiederle se volesse farmi compagnia, così andammo insieme al campetto. Feci diversi esercizi, con molta cautela ma abbastanza intensi. Di tanto in tanto, in quelli più semplici, si univa anche lei, sfigurando tanto, finendo così in molteplici risate. Verso ora di pranzo decisi di fermarmi, per poter mangiare a casa. Così entrai nello spogliatoio e Nora mi seguì.
<< Cosa fai qui? >> Le chiesi.
<< Voglio lavarmi un po' le mani. >>
<< Va bene. Quando hai finito, io entro in doccia. Dopo aspettami fuori. >>
<< Addirittura? Non mi scandalizzo se nel frattempo ti togli la maglia. >>
Così mi tolsi la maglia e scherzosamente gliela lanciai contro.
<< È tutta sudata! - Esclamò Nora disgustata. - Che schifo! >>
Cominciai a ridere.
<< L'hai detto tu. >> Dissi ironicamente alzando le spalle.
<< Beh, allora puoi anche tenertela addosso la maglia. >>
Fu lei a lanciare la maglia questa volta e si avvicinò a me per picchiarmi scherzosamente.
Si allontanò dal lavandino e mi spinse nello spazio in cui si trovavano le docce, che si trovava di fronte ai lavandini alla distanza di circa un metro e mezzo. Il pavimento in quella zona era ancora leggermente bagnato (probabilmente qualcuno aveva usato il campetto ancora prima di me) e scivolai all'indietro. Nora corse immediatamente ad aiutarmi, ma fu inutile perché riuscii in tempo a sostenermi poggiando una mano sulla parete. Stava correndo ed era scivolata anche lei, ma per fortuna non si fece male perché la afferrai al volo. Risollevandola, inclinai il mio corpo all'indietro, andando così a contatto con la parete e azionando involontariamente il pulsante che avrebbe accesso la doccia.
Ci trovammo all'improvviso interamente bagnati, uno attaccato all'altra. Ci baciammo. Esprimeva una sensualità unica così bagnata. Preso dalla passione, spinsi il suo corpo verso la parete e cominciai a baciarle il collo. Nel frattempo, ero in procinto di toglierle la maglietta, ma ad un tratto preferii frenarmi.
<< Che succede? >> Chiede Nora dispiaciuta.
<< Lascia stare. - Risposi. - Nel mio borsone ci sono due asciugamano: prendine uno e cerca quantomeno di asciugarti i capelli e il volto. Per i vestiti non posso esserti d'aiuto. >>
<< Ah... Come vuoi... Beh, grazie. >>
Mi faceva male vederla così dispiaciuta, ma da un giorno all'altro non sarebbe cambiata la mia idea. Forse avevo paura della prima volta, forse ritenevo che giacere con lei sarebbe stato come tradire Caterina, forse non c'erano neanche motivi validi. Sicuramente ero molto confuso. Avrei pagato qualsiasi somma per avere una ragazza che mi avrebbe riacceso il cuore come aveva fatto Caterina, tuttavia quella ragazza non riuscivo a farla mia. Non volevo che lei stesse male per un motivo che neanche io conoscevo, ma eppure era causato da me. Durante il tragitto del ritorno, infatti, lei non mi rivolse la parola: era visibilmente offesa per la mia decisione.
<< Posso sapere perché prima hai preferito non continuare? - Domandò arrivati quasi sotto casa sua. - Forse non ti piaccio? >>
<< Scherzi? Sei bellissima e fisicamente provo qualcosa che non puoi immaginare, credimi. >>
<< E allora? >>
A quella domanda non sapevo rispondere. Non volevo fare la figura di un ragazzo poco virile, o di uno stupido, non in grado di capire le proprie emozioni. Allora, anche col fine di strapparle un sorriso, conclusi il discorso con una battuta da spaccone: << Sai, saremmo stati lì un paio d'ore e non sarei arrivato in orario per il pranzo. >>
Lei rise, mi diede un bacio ed entrò nel palazzo.

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