CAPITOLO 15

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Terminai la sessione d'allenamento e non mi sentivo affatto stanco: era la voglia di vincere che mi impediva di sentire la fatica e forse un po' anche la voglia di fare una bella figura davanti a Nora. Come stabilito, dopo l'allenamento corsi insieme a lei. Fu allora che la stanchezza si fece sentire e ritornò un leggero fastidio alla solita rotula, così, ad un certo punto, mi fermai di colpo.
<< Che ti prende? >> Mi chiese preoccupata.
<< La gamba che mi avevi massaggiato domenica torna a farsi sentire. >>
<< Hai bisogno di aiuto? >>
<< Tranquilla, moderiamo solo il passo... In ogni caso non avrei un posto dove sedermi qua. >>
Stavamo correndo in un posto isolato nei pressi del campo da calcio, in cui non c'era assolutamente niente, se non metri e metri di erba. Nora di sedette per terra.
<< C'è il prato. - Disse. - Hai paura di sporcarti? >>
Effettivamente non mi è mai piaciuto sporcarmi le mani o i vestiti inutilmente, ma forse avevo davvero bisogno di riposarmi un po', non perché il dolore era tanto o perché mi sentivo debole, ma per evitare di sforzarmi troppo con la finale alle porte. Così mi sedetti anch'io, accanto a lei e lei cominciò a massaggiarmi la parte dolente della gamba.
<< Nora... - le dissi dolcemente. - certe volte non so come farei senza di te. >>
<< Tu solo certe volte? >>
Poi si fermò. I suoi occhi lasciavano intendere il continuo della frase: "Io invece sempre mi chiedo come farei senza di te. " Ormai le parole diventavano sempre più inutili tra noi, l'intesa era tanta. Le sorrisi. Per un attimo smise di massaggiare la gamba e usò quella mano per accarezzarmi la guancia. Cominciò a mordersi il labbro inferiore e abbassò lo sguardo. Tutta l'attrazione che avevo provato nelle situazioni del genere si era tramutata in un altro sentimento. Avrei dovuto baciarla, ma mi fece tenerezza la sua timidezza e la sua insicurezza. Con il primo gesto aveva inconsciamente espresso il suo desiderio, ma col secondo aveva mostrato il pentimento per averlo fatto una volta essersene resa conto.
<< Mi è passato il fastidio, possiamo anche alzarci. >> Dissi imbarazzato.
Lei restò per qualche attimo immobile, come se stesse sognando ad occhi aperti, per poi ritornare nel mondo reale.
<< Sì... >> Disse balbettando.
Così ci incamminammo verso le proprie abitazioni. Percorremmo il tragitto perlopiù in silenzio, entrambi avevamo capito di aver commesso un errore. Lei non doveva "chiedermi" il bacio oppure, una volta fatto, non doveva ritirare la richiesta. Io invece dovevo baciarla, nient'altro.
<< Ci vediamo domani. >> Le dissi una volta arrivati sotto casa sua come se non fosse successo nulla.
Mi abbracciò e poi mi diede un bacio sulla guancia in segno di saluto. Non ricambiai e me ne andai. Tutta quella serata meditai, dovevo capire se fosse solo attrazione o amore.

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