Quando mi risvegliai, quella volta, non ebbi la visione celestiale di Nora bensì quella di un dottore all'interno di un'ambulanza.
<< Nora? >> Domandai.
<< La ragazza che ha chiamato il 118? >> Chiese a sua volta il dottore che, ovviamente, non sapeva chi fosse Nora.
<< Suppongo di sì. >>
<< Non l'ho potuta far salire, non essendo un tuo familiare. - Spiegò. - A proposito, hai qualcuno da poter chiamare? >>
<< Sì. Dirò a mia mamma di recarsi all'ospedale. >>
La aspettai a lungo, nel mentre i medici fecero già alcuni controlli. Arrivò insieme a mio padre. La guardai silenziosamente per una manciata di secondi. Mio padre mi guardava a sua volta.
<< Ho bisogno del bagno. - Disse lui. - Aspettatemi nel caso abbiate bisogno di me, farò subito. >>
Così andò via.
<< Perché te lo sei portata? >> Chiesi a mia madre finalmente libero di poter parlare.
<< Come ci arrivavo fin qui senza che nessuno mi accompagnasse? E poi, una volta arrivati qui, ha insistito per entrare. È tuo padre e non potevo dirgli di no. >>
<< È colpa sua se sono qui però. >>
<< Colpa della tua testardaggine. - Ribatté mia madre. - Cambiamo argomento, su. Chi ti ha aiutato? In chiamata mi hai detto che sei svenuto quasi verso casa, ma nessun tuo amico abita lì. >>
<< Beh... Forse non la conosci... Si chiama Nora. >>
<< Non posso conoscerla se non l'hai mai invitata a casa. Domani invitala a pranzo per ringraziarla. >>
<< No! - Esclamai, poi, una volta resomi conto di aver alzato il tono, improvvisai un colpo di tosse. - Non ce n'è bisogno. Chiunque l'avrebbe fatto, non è neanche la prima volta che mi aiuta. >>
<< A maggior ragione merita di essere ringraziata. Sono io a volerlo fare, certe volte tu sei proprio antipatico. >>
Le visite durarono un bel po'. Non era nulla di grave però era doveroso fare le determinate analisi. Mi fu consigliato di mangiare subito, ma non in grande quantità, così andammo in un panificio nei pressi dell'ospedale per poter comprare un piccolo pezzo di pane. Lì mi ricordai di non avere soldi con me e chiesi a mia madre se lei ne avesse, ma mi rispose che, presa dal panico della mia telefonata, si era preparata velocemente e aveva dimenticato di portarsi il borsellino con sé. Allora stavo tornando indietro, verso l'auto, ma mio padre, che era rimasto seduto al suo interno, mi fermò dicendomi che avrebbe pagato lui.
<< Assolutamente no. - Dissi. - Non illuderti: se sto viaggiando con te è perché sono troppo lontano da casa e non voglio dare un dispiacere alla mamma. Quindi preferisco aspettare ancora un altro po' e mangiare ciò che ha cucinato lei. >>
<< Non mi sono mai opposto ad una tua scelta, seppur non mi hanno mai fatto contento, tuttavia non posso voltare le spalle a mio figlio dopo quello che è successo. >>
<< Su questo "non voltare le spalle a mio figlio" avrei molto da dire, ma non voglio fare storie davanti ad estranei. Sto anche sperando che non sentano la nostra discussione. A questo punto dammi 'sti soldi e fammi mangiare. >>
Dopo aver mangiato, controllai il cellulare e vidi un messaggio di Nora, che coincideva pressappoco con l'orario in cui persi i sensi, dove vi era scritto "Spero che ti rimetta presto, ho appena chiamato l'ambulanza e ti tengo poggiato sul mio petto. Fammi sapere quando starai meglio e potrai parlarmi. "
Le raccontai di quello che mi avevano detto i medici e le rassicurai sul fatto che in quel momento stessi bene.
<< Stai scrivendo a lei? >> Chiese mia madre.
<< No... >> Risposi balbettando. Non volevo che mia madre si immischiasse nella mia amicizia con Nora. Non avrei voluto neanche che lo facesse nella la relazione con Caterina, cosa però impossibile poiché viveva nella casa accanto alla nostra. Tuttavia, non ho mai saputo mentire e mia madre se ne accorse.
<< Ok, dille che domani la invito a pranzo. >>
Restai attonito. Ero abituato a situazioni del genere, seppur rare, ma ogni volta mi sorprendeva più dell'altra poiché mi impegnavo sempre di più a non farmi scoprire. Tuttavia, non ho mai saputo mentire.
Guardai lo schermo del cellulare e mi resi conto che dopo pochi minuti avrei dovuto trovarmi al campo per la seduta d'allenamento.
<< Glielo dico dopo. - Dissi. - Devo telefonare il mister e dirgli che non posso andare ad allenarmi, non ho tempo. >>
Era una fortuna nella sfortuna. In quel modo avrei evitato di invitare Nora a casa, fingendo di dimenticarmene preso dalla conversazione col mister, ma era una tragedia saltare quella seduta importantissima. La finale si avvicinava ed era un evento fondamentale per quella che sarebbe stata la mia carriera.
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Le pagine più buie
General FictionIl viaggio psicologico attraverso la mente di un giovane aspirante calciatore, che, già segnato dagli eventi vissuti durante l'infanzia e l'adolescenza, vivrà diverse importanti svolte nella sua vita. Riuscirà a realizzare il suo sogno e, soprattutt...