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Era domenica pomeriggio e Lele si stava annoiando e stava morendo dall'ansia per il giorno dopo. La mattina erano andati a fare la spesa, lui e Diego, e avevano comprato un sacco di roba, tra cui un sacco di schifezze ovviamente. Ma adesso non sapeva che fare. Diego stava dormendo, lo zio stava lavorando e lui era in camera sua a guardare il soffitto.
Stava pensando a sua nipote, a quanto gli mancasse e a quanto gli farebbe piacere se lei fosse qui. Volendo seguire Diego si era dimenticato, in quel momento, di sua nipote. Ma Diego è Diego, senza di lui non è più nessuno.
Voleva uscire, ma dove andava? Da solo poi. Dopo ancora un quarto d'ora senza fare niente si decise. Voleva uscire e sarebbe uscito. Prende carta e penna e decide di scrivere un biglietto a Diego.

"Die, sono uscito. Quando leggi questo chiamami. Scusa ma mi sto annoiando da solo e non voglio svegliarti perché in sti giorni hai dormito veramente poco. Quando mi chiami poi ti dico dove sono così mi raggiungi."

Si mette le scarpe ed esce. Vestito come un barbone perché tanto avrebbe ignorato e cambiato strada ogni volta che incontrava qualcuno.
Senza farlo di proposito si ritrova davanti al parco di ieri, ma per non scatenare di nuovo il putiferio decide di proseguire dritto. Ma a quanto pare era troppo tardi.
"Lele?" Si sente chiamare e si gira. Gian, era lui che lo chiamava. Guarda dietro di lui e c'è anche Tancredi, che lo guarda tra il confuso e l'arrabbiato. "Dove stavi andando?" Riprende a parlare Gian, riportando l'attenzione su di sé e togliendola da quegli occhi verdi che lo incantano.
"In realtà non ne ho la più pallida idea. Diego a casa stava dormendo ed io mi stavo annoiando. Così ho deciso di uscire, ma non ho idea di dove io stia andando."
"Ma stavi pensando di entrare nel nostro posto, di nuovo" prende a parlare Tancredi, con quell'aria da stronzo e quella faccia da schiaffi che si ritrova.
"In realtà mi sono soffermato a guardarlo un attimo per cercare di orientarmi al ritorno. Sta tranquillo che non ci entro."
"Ma anche se ci fossi entrato non ci sarebbe stato nessun problema. Lascia stare Tancredi, non so perché si comporti così. Ma ti assicuro che è simpatico eh." Si intromette Gian
"Ma ehi. Come ti permetti, sono sempre simpatico"
"Sisì certo come no, nano da giardino."
"Ma non permetterti eh, non è che lui è molto più alto di me"
"Ma è più simpatico sicuro, sfigato"
Guardarli litigare in questo modo gli ricorda quando lo fa con Diego e questo lo fa ridere.
"Che hai da ridere tu?" Gli chiede Tancredi
"No è che..." Si ferma perché sta ancora ridendo. Gian lo guarda con sguardo divertito, mentre il nano con sguardo confuso.
"Sembrate me e Diego quando discutiamo, siete incredibili" dice mentre continua a ridere. Gian lo guarda e scoppia a ridere, Tancredi continua ad essere confuso ma almeno sorride.
Lele, dopo aver smesso di ridere, si sofferma sul suo cellulare. Stava squillando e pensando fosse Diego risponde.

"Pronto?"
"Lele!" Questa voce. Non la sentiva da quando era partito.
"Ange! Come va?" Si appoggia alla ringhiera del parco, mentre sul suo viso si forma un gran sorriso
"Bene, da noi. Ci manchi molto, a me e a mamma ma soprattutto a Giorgia. Lei dice che non è vero, ma la conosci"
"Come sempre. Mancate anche voi. Noi abbiamo praticamente finito di sistemare casa in tre giorni. È stato faticoso ma ci siamo divertiti un sacco. Dovevi vedere lo zio come si scatenava mentre puliva la taverna!" E solo al ricordo scoppia a ridere. Stavano ascoltando gli One Direction e ad ogni canzone che li gasava un po', lui si metteva a ballare e cantare.
"Taverna? Ma quanto è grande quella casa?"
"Parecchio Ange, sono rimasto anche io sbalordito quando l'ho vista." Le risponde, ma poi si ricorda che è in giro "senti io sto in giro, facciamo che ti chiamo quando torno a casa?" Dice guardando l'ora sul telefono. Era via da casa solo da mezz'ora.
"Ah, sisì certo. Salutami Diego lì accanto a te"
"In realtà sono uscito da solo"
"Cosa? Da quando?"
"Die stava dormendo"
"Ah. Vabbè, salutamelo quando torni a casa, okay? Ciao Le, ci sentiamo dopo"
"Ciao Ange, a dopo"
E mette giù. Gli mancava la sua famiglia.

Insieme, nonostante tutto || tankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora