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Sono tutti fuori alla porta della camera di Lele. Nessuno di loro sembra intenzionato ad entrare, ma devono farlo. Soprattutto lui.
Vuole vedere il suo Lele.
Fa un respiro profondo, continuando a piangere, ed appoggia la mano sulla maniglia e contando fino a tre apre. E lui è la prima cosa che vede. Sdraiato sul letto mentre sembra dormire, con le flebo attaccate al corpo. L'unica cosa positiva è che respira da solo.

E' già un buon segno, no?

Si avvicina, molto lentamente, mentre lascia che un singhiozzo si liberi dalla sua gola. E non ce la fa, proprio come immaginava. Cede in ginocchio. Non riesce e tantomeno sopporta la visione di Lele, il suo Lele, sdraiato su un lettino di ospedale.
"Tanche..."
"Gian è colpa mia" afferma sussurrando, mentre si stringe a lui.
"Perchè pensi questo? Non è colpa tua"
"Invece si, Gli avevo fatto una promessa. Gli avevo detto che non l'avrei lasciato solo. Ed invece guarda. Lui è lì solo perchè io mi sono addormentato invece di stare con lui. Lui è lì perchè io non l'ho accompagnato fuori. Lui è lì perchè io non l'ho protetto" piange ancora più forte. Non è mai stato così. Mai. Lui è quello stronzo, ma da quando è arrivato Lele è cambiato.
"Tanche, allora è anche colpa mia."
"E anche mia"
"Tanche ci siamo addormentati tutti. Era ora di pranzo e probabilmente era uscito a prenderci qualcosa. Non è colpa tua. Okay? E' colpa del bastardo che lo ha investito."
Sia Gian che Diego si abbassano e lo abbracciano, piangendo anche loro.
"Dai ragazzi, dobbiamo essere forti e positivi. Lele ce la farà, è un ragazzo forte e non si arrenderà. Per nulla al mondo"

***

Non sa da quanto tempo sta macchina sta viaggiando nel vuoto. Stanno percorrendo una lunga strada senaz fine. E mentre osserva il paesaggio nota una casa, piccolina, che assomiglia alla casa in cui abitava da piccolo.
"Die, fermati."
"Cosa? Perchè mai?"
"Tanto vale fermarsi no? Invece che viaggiare senza meta"
"Ha ragione il coglione, fermiamoci. Vediamo che vuole fare" interviene Tancredi.
"E smettila de dargli del coglione" Gian.
Fa ancora strano pensare che quelli non sono i suoi amici, ma bensì la sua personalità. Si metterebbe a ridere se fosse una situazione normale.
Diego si ferma e lui scende dalla macchina, incamminandosi verso quella casetta. Una volta arrivato davanti alla porta decidedi entrare.

Tanto a chi può dar fastidio?

Entra ed è sorpreso. Non è che assomiglia alla sua vecchia casa, quella è la sua vecchia casa.
Si fa un giro, venendo riempito da ricordi che gli tartassano la mente, fino a quel momento orribile. Quello gli si para davanti, come se fosse un esterno che guarda la scena.
Si agita, ha paura. E' terrorizzato da quel momento e sente il suo cuore battere ad una velocità incredibile.

***

Sono passate altre 3 ore da quando sono in quella stanza a guardare Lele fermo immobile. Lui odia stare lì, odia gli ospedali, odia i medici. Odia vedere il suo Lele inerme su quel letto senza che lui possa fare niente.
Si avvicina alla finestra, continuando a darsi la colpa dell'accaduto. Non ha mai smesso di piangere in tutto questo. Non ci riesce. Vorrebbe, ma non può. Il suo cervello non glielo permette.
Il padre di Diego ha chiamato la famiglia di Lele dell'accaduto e per quel che ha capito non possono raggiungerli, perchè sua madre non può lasciare il lavoro così all'improvviso e sua sorella ha una figlia da controllare. Ma hanno promesso loro di tenerli sempre aggiornati, su qualsiasi cosa accada.
Ed è in quel momento che vorrebbe sotterrarsi. Il macchinario collegato al cuore inizia ad andare troppo veloce.

bip.bip.bip.bip.bip.bip.bip.bip.
biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip.

Questo è quello che risuona in tutta la stanza. Non sente più nulla, non capisce niente. Vede solo i medici correre dentro e Gian che lo trascina fuori.
Sente solo una cosa che avrebbe preferito non sentire.
"Il paziente ha un arresto cardiaco"

Insieme, nonostante tutto || tankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora