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Quel pomeriggio stesso si fermano a casa loro, seguiti anche da Valerio.
"Madonna che casa, ragazzi. Posso venire da voi?" queste le prime parole di Valerio appena vista casa loro. Sembra che questa situazione che è amdata sempre peggiorando, possa arrivare a vedere una luce in fondo al tunnel. Valerio è un ragazzo molto simpatico e anche molto altruista. Lo conosceva da pochissime ore e già stava cercando di fare il più possibile per cercare quei bastardi.
Sono alla ricerca di qualsiasi indizio, sul numero e quant'altro, quando a Gian squilla il telefono. dà una veloce occhiata ed è Tancredi. Sente Gian sbuffare e sorride. Vede che anche a lui questo comportamento di quel coglione non va a genio, ma è costretto a rispondere.
"Pronto... intanto ti calmi eh, comunque sto a casa di Le e Die, perchè? Che vuoi?... Ah, noi ti stiamo escludendo? Ne sei sicuro Tanche? Perchè non mi sembra proprio... No senti, non ti scomodare neanche, tornatene a casa perchè sicuro qui nessuno te vole, soprattutto perchè nessuno de noi vole litigà oggi che nun è giornata" e mette giù.
"Ma quello lì è un coglione totale. Si è lamentato che noi lo abbiamo lasciato a scuola e siamo venuti qui senza de lui, escludendolo da quello che facciamo. Guarda caso, però, se ne è accorto dopo ore che siamo andati via da scuola. So passate quattro ore. Ma che crede? Che aspettiamo i suoi comodi? Mah, davvero. Non so che glie prende"
Sono tutti a bocca aperta. Gian non si era mai lamentato così tanto di Tancredi. Certo gli dava del coglione per i suoi comportamenti dell'ultimo periodo, ma non si era mai spinto a lamentarsi così.
"Ma posso sapere chi è sto qui?"
"Bah, un coglione in realtà. E' un nostro amico che ci aveva promesso di aiutarce co sta ricerca, ma da quando se frequenta co una ce sta ignorando di brutto. Soprattutto a lui, nonostante gli abbia fatto delle promesse importanti"
E lo indica, Lele fa un sospiro e sorride per nascondere il fatto di esserci rimasto male.
"Continuiamo la ricerca qua? Che me so rotto i coglioni di ricevere sti messaggi demmerda?"

Continuano in un'atmosfera un po' tirata dalla chiamata di Tancredi, quando suonano alla porta. Lo zio non è, perchè torna sempre abbastanza tardi, quindi è abbastanza confuso. Sta per alzarsi quando Gian lo fa al posto suo.
"Lascia, faccio io. Voi continuate. Tanto ormai pure casa mia è"
E si concentra sul computer. Non è mai stato bravo co sti cosi, ma a quanto pare Valerio è un genio. Sta facendo di tutto per cercare di capire di chi è il numero. Si distrae quando sente parlare Gian.
"T'avevo detto de tornartene a casa."
"Ma perchè dovrei?"
"Perchè sei un coglione. Ma che ti aspetti mh? Che dopo du settimane che ce stai a ignorà, te perdoniamo così?"
"Ma nun ve sto ignorando. Siete voi che ve lo state ad inventà"
Stufo si alza e si dirige all'ingresso.
"Adesso ci prendi pure per coglioni? Ma che te credi che siamo stupidi? Ci stai ignorando si, coglione. E perchè? Perché adesso hai con chi passare il tempo, o sbaglio? No perchè se sbaglio dovrebbero darme n'oscar per l'immaginazione. Mi hai fatto fare una promessa, un mese fa. Te lo ricordi? Ti ricordi che promessa m'hai obbligato a fà? Di venitte a parlà ogni volta che quei pensieri me venivano in mente o per un messaggio più grave. Ci ho provato. So' venuto da te. Ma tu che m'hai detto? Ne parliamo dopo, Le adesso sto impegnato. Questo mi hai detto. Mi stai ignorando come stai ignorando tutti quanti. Ora nun ce sto che me veni a dì che ce stiamo ad inventà tutto quanto. Nun ce sto proprio."
Sta iniziando a tremare per il nervoso e sente una mano sulla spalla. Valerio.

L'ha già detto che è una persona d'oro?

"Che è? M'avete già rimpiazzato? Questi sono le persone che consideravo i miei migliori amici?"
"No ti stai sbagliando. Non ti abbiamo rimpiazzato. Ma forse sei tu quello che ha rimpiazzato noi, Tancredi. Valerio è un bravo ragazzo che forse ha fatto de più in queste ore che te in un mese" lo difende Diego "Ora fore de casa mia, altrimenti ti ci caccio co la forza. Torna quando vuoi veramente farlo e magari senza dacce dei coglioni" e se ne ritorna in cucina. Gian lo supera e anche lui torna in cucina seguito da Valerio.
Lui rimane lì invece. Deve guardarlo ancora qualche secondo per mettersi in testa che è un coglione. Sta per andarsene quando lo sente parlare.
"Lele..."
"No, Tancredi. Lele un cazzo. Hai e stai esagerando. Quindi ti chiedo il favore di girare i tacchi ed uscire da questa casa. Avevo bisogno di te, in queste due settimane. Ne avevo bisogno. Ma fa niente, ho trovato conforto in me e in Gian e Diego. Come ti ha detto Diego, adesso vattene e torna quando ti sarai reso conto delle cazzate che fai"
E stavolta si gira e va in cucina. Si siede al tavolo solo nel momento in cui sente la porta aprirsi e chiudersi. Tira un sospiro di sollievo e si siede, sorridendo agli altri.
"Mi dispiace per la scenata"
"No, Le. Non devi scusarti, se la meritava"
Tornano a concentrarsi sulla ricerca, ma dopo ore Valerio non è riuscito a trovare nulla.
"Mi dispiace, raga. Magari ci riproviamo domani?"
"Vale hai fatto anche troppo oggi. Ci ritentiamo domani sicuro."
E si salutano. Gian ha deciso di rimanere a dormire da loro, almeno distolgono un po' la mente e anche perchè non aveva voglia di vedere Tancredi.
Vanno a letto, dopo aver giocato ore alla play, ma Lele non riesce a dormire. Si avvia in salotto e c'è Gian sveglio.
"Oi, Gian. Che te pija?"
"Oi, Le. Stavo un po' a pensà in realtà. Dovrei domandartelo anche io."
"Pensieri, Gian. Pensieri."
E ci pensa su. Pensa se dire o meno a Gian quello che gli è passato per la mente a scuola o no. Pensa se addossargli anche questa preoccupazione.
"Le, parla. So che vuoi dimme qualcosa, ma non lo fai per non addossarmi altro. Parla prima che me incazzi"
E allora glielo racconta. Gli racconta di come si è sentito stamattina, gli racconta che ancora adesos qualche pensiero ce lo ha, ma che non gli dà retta. Di come in realtà la prospettiva di buttarsi giù è più invitante di continuare a vivere in questo modo, con queste ansie, con queste preoccupazioni.
Non lo guarda in faccia, tiene lo sguardo basso. Anche quando sente Gian stringerlo forte.
"Non farlo Le, non ci provare. So che te lo ha detto anche Tancredi, ma di me e Diego puoi fidarti. Vieni da noi ogni volta che ti saltano in mente queste parole. Vieni a parlarcene ti prego. Diego ed io non lo sopporterremmo se ti succedesse qualcosa. Le ti conosco da due, tre mesi ma è come se ti conoscessi da una vita. Continua così, okay? Continua a parlarci delle cose che ti preoccupano, almeno noi in un modo o nell'altro riusciamo a tenerti d'occhio." dice, mentre continua a stringerlo "vuoi dormire qui? Almeno stanotte te tengo d'occhio. Scusa, ma da oggi non ti libererai tanto in fretta di me e Diego" continua.
Lele è felice, nonostante continui a pensare di avergli addossato una preoccupazione in più. Sorride e annuisce. Si sdraiano sul divano e Gian lo stringe forte a se, quasi come non volesse lasciarlo andare.
"Ma Gian..."
"Dimme"
"A che stai a pensà tu?"
"Alla pischella Le. Mi ha proprio fottuto la testa"
"Scoperto se è fidanzata?"
"Quelli a cui ho chiesto me hanno detto de no, però boh. Non saprei proprio ditte."
"E parlace. Ma che aspetti?"
"Lo so Le, ma sto in ansia solo al pensiero."
"Bah"
"Perchè nun ce parli tu?"
"Ma perchè ce devo parlà io?"
"Perchè sei gay e non mi preoccupo che tu me la possa rubare"
"Ma Gian"
E scoppiano a ridere "Vabbè, appena ne ho la testa se vuoi ce posso provare"
"Grazie Le. Adesso dormiamo altrimenti nun ce svegliamo domattina"

La mattina dopo è il padre di Diego a svegliarli, dicendogli che è tardi e che deve scappare. Si alza, va in bagno e si prepara. Poi si mette a preparare la colazione per tutti.
Una volta a scuola, si siede al suo posto e subito nota che Tancredi non c'è e durante l'intervallo nota che manca anche quella Giulia all'appello. Sicuro sono insieme. Lascia perdere e raggiunge il tetto insieme agli altri. Che la ricerca di oggi abbia inizio.

"Fai solo soffrire i tuoi amici"

Insieme, nonostante tutto || tankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora