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Sono al carcere proprio adesso e lui vorrebbe sotterrarsi sul serio. E' agitato, non lo vede da dieci anni e rivederlo adesso lo terrorrizza sul serio. Sa che non può fargli niente e da quello che ha letto non vuole nemmeno fargli qualcosa. Anche lui vorrebbe riallacciare i rapporti, ma è ancora preoccupato. Stringe la mano di Tancredi quando lo avvisano che sta arrivando. Non è come nei film che lo vedi oltre il vetro e ci parli col telefono, se lo immaginava così. Ma in realtà sono liberi, si siedono ad un tavolo e parlano. Ovviamente c'è almeno una guardia lì con loro, che si fa i cazzi suoi in realtà.
Lo vede entrare e si blocca quando lo guarda osservarlo. Si sente in soggezione e non gli è mai piaciuto. Odia stare al centro dell'attenzione di qualcuno.
"Emanuele?"
"Ciao" è imbarazzato.
"Anto mi aveva inviato una tua foto e ce l'ho sempre con me e mi aveva detto però che era vecchia e che adesso sei molto più magro, ma non pensavo avessi perso così tanto"
"E invece..."
"Okay, sediamoci, che ne dici?"
"Dico che è un'ottima idea"
Si accomodano al tavolo e per le regole loro tre devono stare da una parte, mentre lui dall'altra.
"Non pensavo venissi. In realtà non pensavo nemmeno leggessi le mie lettere"
"Infatti non ne ho letta manco una" dice, abbastanza freddo sentendo poi la mano di Tancredi appoggiarsi sulla sua e lo osserva mentre abbassa la testa "ma ho letto l'ultima, solo quella. In realtà l'ho letta perchè loro mi hanno obbligato, altrimenti non l'avrei mai fatto. Quindi ringrazia loro due."
"Perchè hai deciso di venire alla fine?"
"Mi hanno convinto sempre loro. Sei pur sempre mio padre e prima o poi questa cosa dovevo superarla. Sai che ho paura dei temporali a causa tua? Da quella notte non riesco a stare tranquillo quando ci sono i tuoni. Ho pensato anche che venire qui a trovarti potesse essere un passo avanti per superare anche questa paura."
"Io... mi dispiace veramente tanto Emanuele, davvero. Ero alcolizzato e non pensavo a quello che stavo facendo. Ho realizzato di avervi messo le mani addosso solo quando la polizia, il giorno dopo, mi è venuta a prendere. Avevo fatto l'errore più grande della mia vita, cioè tradire tua madre. L'amavo e posso dire in realtà di amarla ancora. Non ho iniziato a bere perchè non fossi d'accordo con il divorzio, anzi aveva del tutto ragione a chiedermelo, ma perchè ce l'avevo con me stesso. Quella sera ho fatto un terribile sbaglio e me ne pento assolutamente. Da lucido non mi sarei mai, e dico mai, permesso di mettere le mani addosso alla donna che amo e a mio figlio. Dio, mi dispiace troppo e non so nemmeno come farmi perdonare. Anto un po' l'ha fatto quando ha iniziato a rispondere alle mie lettere e non mi aspettavo di trovarla qui ieri..."
"Ieri? E' venuta da te?"
"Si, non te lo ha detto?"
"A quanto pare si diverte a nascondermi le cose. Pensa che ho scoperto da te che rispondeva alle tue lettere. Lei non me lo ha mai detto. Certo, lo sospettavo, ma mi sarebbe piaciuto saperlo da lei."
"Ah, ma non te la prendere con lei. Magari pensava che te la saresti presa se lo avessi scoperto, Emanuele non arrabbiarti con lei."
"Lele" e non ci crede nemmeno lui. Gli sta permettendo di chiamarlo così e non sa nemmeno lui il motivo. Sente lo sguardo di Tancredi e di Diego addosso, ma non ci dà peso.
"Cosa?"
"Chiamami Lele"
"Ne... ne sei sicuro?"
"Sei mio padre, nonostante quello che hai fatto. E' okay se mi chiami così"
"Lele, io davvero vorrei provare a ricominciare. Mi dispiace un sacco, davvero."
"Lo so, lo vedo dai tuoi occhi. Io e te siamo abbastanza simili in questo, siamo entrambi un libro aperto. Non possiamo nascondere le nosgtre emozioni. E' okay, dami del tempo e magari posso anche perdonarti. Sicuro non ti posso perdonare del tutto adesso, inizio permettendoti di chiamarli Lele."
"Hai ragione, siamo uguali in questo. Per il resto sei uguale a tua madre. Mi piacerebbe anche saperne un po' più di te, che ne dici? Mi parleresti un po' della tua vita?"
"Si, allora. Lui è Diego, il bambino con cui sono cresciuto, la persona che chiamo mio fratello. Mentre lui, invece, è Tancredi, il mio fidanzato..." e così iniziano a parlare e si sorprende quando scopre che sono passate ore. Non se n'è minimamente reso conto. Hanno parlato, scherzato, riso e si, anche pianto.
Suo padre si è ritrovato a stringere anche un bel rapporto con Tancredi, ha apprezzato la sua sincerità, la sua schiettezza. Mentre Diego, lo ha trattato come se fosse suo figlio, ha chiesto scusa anche a lui per come si è comportato e lo ha ringraziato per essergli stato accanto per tutti questi anni. Gli ha detto di portare i suo ringraziamenti anche a suo padre, per averlo trattato come un figlio.
Si è sopreso anche quando si è incazzato nero con quelli che lo hanno investito e si stava arrabbiando anche con Tancredi, perchè la tipa era la sua fidanzata, ma poi gli ha chiesto scusa perchè era solo il momento e sa che non è colpa sua.
Sono entrati lì dentro che erano le due del pomeriggio e sono usciti adesso, che sono le sei, l'orario di chiusura delle visite.
"Wow... pensavo fosse una persona completamente diversa" questo è il primo commento che fanno in macchina ed è di Diego.
"Non ti nascondo che sono sorpreso pure io. Non mi aspettavo andasse così"
"Le, tu sei stato bravissimo. L'hai freddato all'inizio e ci sta, ma poi ti sei sciolto. Sono fiero di come tu abbia affrontato questa cosa"
"Anche io sono fiero di te, tesoro. Mai come prima d'ora, sei stato incredibile. Ancora di più per avergli permesso di chiamarti Lele, anche perchè se devo essere onesto, amore, continuare a sentirti chiamare Emanuele era davvero orribile"
"Si, beh. Forse è uno dei motivi per cui gli ho permesso di chiamarmi così, non mi piace il mio nome. Tralasciando questo, io vi ringrazio. Ringrazio entrambi di essermi stati accanto anche in un momento così. Avrei voluto presentargli anche Gian, ma sarà per la prossima volta."
"Quindi conti di andarci un'altra volta?"
"Beh, in realtà si. Dopo oggi mi sento stranamente tranquillo"
"Bravo Le."
"Adesso che si fa?"
"Sono le sei, volete fermarvi da me?"
"Io mi fermo, ma poi devo tornare a casa. Ne approfitto per passare questo sabato sera con la mia famiglia e poi ho promesso a quei due mostriciattoli che avrei giocato con loro. Sinceramente ho paura"
"Si, ne avrei anche io. Quei due si inventano i giochi più strani. Tu, Tanche, che fai?"
"Mh... mi fermo, ma poi usciamo noi due. Ne approfittiamo per stare da soli e passare questa serata tra noi due, sei d'accordo? Ti va?"
Lo guarda dallo specchietto e gli sorride. Ne aveva proprio voglia di passare del tempo solo con lui stasera e ringrazia che gli sia venuta in mente a lui.
"Si, assolutamente"

Insieme, nonostante tutto || tankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora