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Erano le cinque del pomeriggio e ha già cominciato a piovere. Per adesso non è terrorizzato perchè non ci sono tuoni e spera che continui ad essere così, anche se ne dubita.
Ha promesso a Tancredi che lo avrebbe chiamato nel caso avesse bisogno, ma vuole veramente cavarsela da solo questa volta. Anche se dubita pure di questo: ci ha già provato più e più volte, nessuna delle quali ha avuto successo.
Guarda fuori dalla finestra di camera sua, nella quale si è chiuso a chiave da quando ha cominciato a piovere. Sua madre, nel momento in cui ha notato la pioggia, lo ha guardato chiedendogli scusa silenziosamente e lui le ha semplicemente lasciato un bacio sulla fronte, le ha sorriso e si è chiuso in camera.
Guardando fuori si rende solo conto che stavolta Diego non busserà a quella porta, che stavolta il massimo che può fare è stare al telefono con qualcuno per ore. Ha vent'anni e in queste situazioni sembra un bambino di cinque. Non nasconde a se stesso di sentirsi un po' in colpa per questa cosa, ma sa benissimo che non è colpa sua. Anche perchè Diego glielo ha sempre ripetuto: non è colpa sua se suo padre è un pezzo di merda. Da quella volta non l'ha più visto: l'hanno arrestato e lui non è mai andato a trovarlo, nonostante gli siano arrivate delle lettere dalla prigione da parte di suo padre. Lui non le ha mai aperte, ma sua madre si. Le ha lette e nel mentre ha pianto. Non sa se lei sia mai andata a trovarlo, non gli importa. Ma lui non ci andrà mai. Diego gli ha sempre detto che è pur sempre suo padre, anche se un pezzo di merda, e che almeno una volta ci deve andare.

Ma se ancora adesso ha paura dei temporali, come pretende di aver superato quello che ha fatto a lui e a sua madre?

Ci ha pensato, varie volte, di andare, ma ha sempre messo da parte quest'idea. Non è pronto, assolutamente.
Si riprende dai suoi pensieri quando sente il telefono squillare: Diego.
"Oi"
"Oi, Le. Come va?"
"Un po' così"
"Che è successo? Tua madre non ha accettato Tancredi?"
"Cosa? Ah no, mia madre adora Tancredi. Pensa che lo chiama tesoro. Non è quello"
"Davvero? Strano. E allora che succede?"
"Piove, Die. Piove e tra poco inizieranno i tuoni"
"Merda. Tancredi è lì con te?"
"No, è dovuto andare via dopo pranzo per andare da sua zia"
"Cazzo. Stai bene?"
"Per ora si, ora piove solo. Ma sono chiuso in camera mia e me la saprò gestire"
"Non hai mai imparato a gestirlo, Le. E di sicuro non puoi farlo da solo la prima volta."
"Ho promesso a Tanche che lo avrei chiamato se ne avessi avuto bisogno. Non preoccupatevi, okay? Sto bene"
"Mh, okay. Però hai un tono di voce che non mi piace"
"Stavo semplicemente pensando a quella sera Die"
"Perchè lo devi pensare proprio stasera?"
"Perchè l'atmosfera è quella, anche in casa. L'atmosfera è uguale a quella di quella sera"
"Le, che stavi pensando?"
"Stavo pensando a tutte quelle volte in cui mi hai detto di andarlo a trovare almeno una volta"
"E?"
"E non sono pronto. Non da solo per lo meno"
"Vai con Tancredi"
"E' impegnato, Die. E' venuto qui per la sua famiglia ed è preoccupato già per quello. Non voglio addossargli altre preoccupazioni. Già oggi promettergli di chiamarlo se necessario nonostante lui sia con la famiglia è stato complicato"
"Lo so, allora ci andremo la prossima volta che scendiamo a Roma, okay? Verrò io con te. Almeno magari ti prepari psicologicamente"
"Ci sta." e vorrebbe continuare a parlare, ma il primo tuono lo blocca.
Lascia cadere il telefono per terra e si copre le orecchie. Si allontana dalla finestra per raggiungere il suo letto, sente dal telefono Diego che urla, ma sa che è inutile. Non sente niente quando è in queste situazioni. Sa solo che dopo un po' il telefono smette di far rumore, che sua madre sta bussando alla porta e che lui è terrorizzato. Gli sembra essere tornato a quella sera di tre mesi prima.
Non sa quanto tempo passi, ma sua madre torna a bussare ma stavolta più pesantemente. Ma non è sua madre.
"Le, porca puttana, apri sta porta o la butto giù"

Tancredi? No, non è possibile.
Che brutti scherzi gli gioca la mente?

"Le, ti prego. Aprimi, non ti farò del male, okay? Non potrei mai. Qui non c'è nessuno che vuole farti del male, nessuno. Lui non c'è, amore. Non c'è. Tu stai bene, tua madre sta bene. State tutti bene. Ma adesso aprimi, sono preoccupato per te, Le."
E' confuso, il temporale gli fa questo effetto. Sente la sua voce abbastanza lontana, ma sa che di quella voce si può fidare. Quindi con molta fatica, si alza dal letto con ancora le mani sulle orecchie e si dirige alla porta. Ma prima di aprire vuole esserne sicuro.
"Tanche?"
"Si, amore, sono io. Adesso mi apri? Sono preoccupato"
Sospira e gira la chiave nella serratura, ma neanche il tempo di aprirla che la porta si spalanca rivelando un Tancredi molto preoccupato.
"Dio, Le. Stai bene?"
"C-che ci fai tu qui?"
"Non potevo lasciarti solo, okay? Non dopo la chiamata di Diego"
"Diego?"
"Si, mi ha chiamato dicendo che non riusciva più a contattarti dopo che hai urlato al telefono con lui, mi ha chiesto se mi avessi chiamato. Perchè diavolo non l'hai fatto?"
"Io... è iniziato all'improvviso, doveva farlo più tardi. Avevo controllato. Non era previsto e mi sono spaventato. Mi è caduto il telefono vicino alla finestra ed in quel momento non c'ho pensato e mi sono messo sul letto. Solo che non ho sentito il telefono e non avevo le forze per alzarmi e andare a prenderlo. Ecco perchè..." ma un altro tuono lo blocca. Si copre le orecchie, strizzando gli occhi e si spaventa quando Tancredi prova ad abbracciarlo.
"Amore, sono io. Non potrei mai farti del male, okay? Non potrei mai. Guardami un attimo" e gli prende il viso tra le mani. "Guardami, sono io. Non sono lui, amore. Lui non c'è, non può farti nulla. Sono il tuo fidanzato e voglio che tu stia bene. Ti fai abbracciare? Voglio abbracciarti, Le."
E, nonostante sia terrorizzato, gli sorride ed annuisce. E' molto più rilassato tra le sue braccia, ora che sente il suo profumo addosso.
"Mi dispiace, Tanche"
"E di che cosa?"
"Dovresti essere con la tua famiglia adesso ed invece guardati. Sei qui a consolare un quasi vent'enne che ha paura dei temporali. Fa già ridere così. Come fai a stare con me? Ti faccio preoccupare e basta, Tanche."
"Ma che stai dicendo? Smettila che non è vero. Sto con te perchè ti amo, non mi interessa di cosa hai paura o dei tuoi difetti, e credimi quando ti dico che sono tanti eh" e ridacchiano.

Insieme, nonostante tutto || tankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora