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"hai finito di farti i cazzi tuoi?"
Viene risvegliato dai suoi pensieri da Tancredi e dai suoi modi gentilissimi di fare.
"Non sono uno che risponde alle persone, ma tu mi hai veramente rotto le palle. Fattelo dire eh, in amicizia proprio."
Risponde, esasperato dal modo di fare di quello. Era sicuro avesse un lato simpatico e che faceva così solo come maschera, ma adesso non ne poteva più.
"E guarda come Lele ti spegne eh Tancredi. Ti sta proprio bene" si intromette Gian, ridendo "senti Lele, al telefono... Era la tua fidanzata?" Aggiunge.
"Eh? Ma no, era solo mia sorella. Non la sentivo da quando siamo partiti per via del trasloco. Abbiamo dovuto sistemare tutti prima di domani." Spiega, arrossendo anche un po'
"Perché entro domani?" Gli chiede Tancredi, come se fosse interessato alla conversazione
"Domani io e Die iniziamo scuola qua a Milano. Non che noi abbiamo voglia di studiare, ma i nostri genitori ci obbligano ed io ho fatto una promessa a mamma prima di partire."
"E vedi un po' te. Anche noi iniziamo domani. Non abbiamo cominciato prima per avere la possibilità di sistemare le cose con calma. In quale andate?"
Gli chiede Gian. È strano come non ha problemi a parlare con loro due. Di solito sarebbe stato zitto e avrebbe risposto a monosillabi, ma con loro due, soprattutto con Gian, parla in modo tranquillo.
"Sinceramente? Non ne ho la più pallida idea" e ride insieme a Gian, mentre Tancredi è sempre più confuso: quei due sembravano essere amici da anni, ma in realtà si conoscevano solo dal giorno prima. E già dire conoscevano era una parola grossa. Sanno solo che si chiama Emanuele ma che si fa chiamare Lele perché odia il suo nome intero e che gli venivano attacchi di panico per motivi assurdi. Certo, per loro erano assurdi, ma per Emanuele quegli attacchi avevano motivi poiché validi.
"Come fai a non saperlo?"
"So solo che è qui vicino e che Diego ha litigato con la preside per farmi mettere in classe con lui. Di solito ho problemi a dare amicizia e a parlare con le persone. Ma con voi due non faccio fatica e non ne so il motivo."
Gian e Tancredi erano abbastanza straniti.

Quanto sono legati loro due per litigare con la preside per stare nella stessa classe?

È questo il pensiero che balena nella testa di entrambi.
"Menomale che non fai fatica dai." Dice Gian, sorridendogli sinceramente.
"L'unica scuola che c'è qui vicino è un liceo scientifico. Sicuro che sia qui vicino? Non mi sembri uno molto bravo in matematica"
Lo chiedeva perché anche lui e Gian andavano in quel liceo e non sarebbe riuscito a sopportarli pure a scuola.
"Ma che ne sai? Magari sono un genio in quella materia"
"Si certo, Albert Einstein."
"Ma guarda che nemmeno tu sei un genio" e Tancredi fulmina con lo sguardo Gian.

Ma perché lo difende sempre?

Tancredi proprio non riesce a spiegarselo.
"Ah, quindi dici tanto di ma ma nemmeno tu..." E non finisce di parlare che gli suona ancora il telefono.
"Pronto?"
"MA PRONTO COSA"
Ed è costretto ad allontanare il telefono dall'orecchio. Diego sta urlando quindi è incazzato, ma perché?
"Ma che te urlo"
"CHE ME URLO? CHE ME URLO? LELE SEI USCITO"
"si sono uscito e?"
"SEI DA SOLO, IN UNA CITTÀ CHE NESSUNO DEI DUE CONOSCE. DOVE MINCHIA SEI? STAI BENE?"
"si Diego, sono uscito. Sono al parco di ieri e sto bene."
"AL PARCO DI IERI? MADONNA LE, SE QUEL NANO DA GIARDINO TI BECCA SEI DEFINITIVAMENTE MORTO"
"Die..." E non fa in tempo a dirgli di smetterla che Tancredi gli ruba il telefono da mano "MA COME TI PERMETTI COGLIONE, CHIAMAMI ANCORA COSÌ E SEI MORTO"
A Lele e a Gian non resta che alzare lo sguardo al cielo e mettersi le mani in faccia. Quei due non ce la fanno ad avere una conversazione normale.
Riprende il telefono dalle mani del nano e parla "Diego sono qua fuori con loro in realtà"
"MA VA, NON ME NE ERO RESO CONTO SAI? CRISTO, DAMMI 5 MINUTI E SONO LÌ. TI BECCHI UNA RAMANZINA MIO CARO STRONZETTO"
e non fa in tempo a rispondere che ha già messo giù.
Si riappoggia alla ringhiera e sbuffa
"Ehi, che succede?"
"Ma niente Gian. Solo che odio quando si arrabbia, soprattutto per cose inutili tipo questa. Si è arrabbiato perché sono uscito praticamente."
"Ci sarà un motivo se si è arrabbiato no? L'hai detto anche te. Fai fatica a parlare con le persone. Se ti fossi perso? A chi avresti chiesto? A qualcuno? Non ci credi nemmeno tu"
Lo guarda ed è sorpreso perché Gian ha capito il suo migliore amico in poco tempo.
Lele, però, lo sa che Diego in realtà lo fa perché è preoccupato che gli succeda qualcosa e non perché  si può perdere, per quello esiste Maps. Diego ha l'aria che qualcuno gli faccia qualcosa e Lele a questo non aveva pensato.

Ma se ci pensa tutte le volte che deve uscire, non esce più di casa.

E letteralmente 5 minuti dopo è lì che lo raggiunge correndo.
"Signorino, la prossima volta mi svegli se vuoi uscire. non che mi lasci un bigliettino inutile. Hai capito?" E gli si avvicina puntandogli un dito contro "cosa è successo nel mentre? Ti ha detto qualcosa questo?" Continua indicando Tancredi.
"Senti, ma perché diavolo..." Ed interrompe Tancredi prima che litighino di nuovo
"Non mi ha detto nulla, stavamo solo facendo due chiacchiere, non ti preoccupare okay? Sto bene" lo guarda negli occhi e lo rassicura.
"Si, il tuo tesoro sta bene"

Tancredi non può stare proprio zitto eh?

"Madonna, ma ancora con sta storia? È il mio migliore amico e lo chiamo come minchia ho voglia"
"Ha ragione Diego, Tanc. Stai zitto" e si intromette Gian "sentite ormai siamo tutti e quattro qui. Perché non andiamo a prenderci qualcosa al bar tutti insieme?"
A Lele piace l'idea. In realtà gli piace l'idea di essere riuscito a fare amicizia con qualcuno senza l'aiuto di Diego.
"Ma si, perché no"
"Perché no? Le, lo chiedi davvero?"
"Ma che c'è"
"Lui c'è" dice indicando Tancredi che ovviamente risponde con "perché io cosa dovrei dire allora?"
"Sapete che c'è? Avete rotto voi due" Lele era stufo e Diego sapeva che dopo un po' succedeva, ma quella volta si gira verso di lui sconvolto "ci andiamo io e Gian e voi due se volete ci seguite, altrimenti andate a casa"
Diego sempre più scioccato, ma felice che il suo amico fosse riuscito a fare amicizia.

Si, era un evento assurdo se non l'aveste capito

Beh, non poteva lasciare andare da solo il suo amico, perciò mette da parte l'orgoglio ed inizia a camminare prendendolo a braccetto e dicendo "e allora andiamo a prenderci qualcosa al bar dai" girandosi verso Gian e sorridendogli e guardando Tancredi alzando le spalle, segno di tregua.
Lele rideva ed era felice.
Andava bene così.

Insieme, nonostante tutto || tankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora