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Pensava che col tempo le cose sarebbero migliorate, ma si sbagliava di grosso. Non solo sono peggiorati i tipi di messaggi, non solo non riescono a trovare il mittente, ma adesso anche le cose tra lui e Tancredi non sono delle migliori.
Pensava che avessero fatto passi avanti, ma in realtà era solo una impressione bella e buona.
Era passato un mese da quando anche gli altri due lo avevano scoperto, era inizio novembre. Ed era passato un mese da quella promessa, che adesso sembrava inutile. Da un paio di settimane Tancredi si stava frequentando con una certa Giulia, più piccola di loro di due anni. Da allora, Tancredi lo ignora e lui non ne ha capito il motivo. I messaggi peggioravano di giorno in giorno. Sono arrivati a scrivergli di buttarsi giù da un tetto o di fare cose decisamente peggiori. Ed ogni volta che tentava di parlarne con Tancredi, questi gli rispondeva un semplice "ne parliamo dopo".
E Lele non ce la fa più. E' stanco. Diego e Gian gli stanno accanto, non capendo neanche loro cosa prenda a Tancredi. Diego continua a dargli del coglione, Gian lo asseconda. Lele, invece, tenta sempre di difenderlo, dopotutto gli vuole bene. Tenta di giustificarlo, ma una giustificazione non c'è.

Adesso sono a scuola, lui come sempre guarda fuori dalla finestra ma sente un conato all'improvviso. Si alza di scatto e corre fuori, verso il bagno. Sente la professoressa che gli urla dietro chiedendogli il motivo di ciò e sente un'altra sedia strisciare e cadere a terra. Arrivato in bagno, rigetta anche l'anima. Sente qualcuno dietro di lui e riconosce Diego.

Per un attimo si era illuso fosse lui.

"Le, che ti prende?"
E Lele non lo sa. Forse è l'ansia? Lo stress? L'agitazione? Un mix di tutto questo.
"Non lo so, Die. Mi stavo facendo i cazzi miei e mi è venuto da sboccare. Ho bisogno di prendere aria."
"Si okay. Aspettami qui, fammi avvisare la professoressa che si è preoccupata pure lei. Poi ti porto sul tetto della scuola. Lì non ci disturberà anima viva"
Lo sente andare via e lui resta lì immobile e menomale. Sbocca di nuovo quando si mette a pensare a tutto ciò che stava passando. Non ce la fa più a sopportare tutto questo. Non se lo merita.

Oppure si? Ha ragione quello che gli invia i messaggi? Dovrebbe buttarsi giù e farla finita?

Scaccia questi pensieri appena sente Diego avvicinarsi di nuovo.
"Un altro Le? Ancora?"
"Die non so che mi prenda. Credo sia il periodo, non lo so."
"Stai mangiando, vero?"
"Si, Die. Altimenti che starei rimettendo?"
"Hai ragione, sono solo preoccupato. Se ti senti meglio, andiamo sul tetto"
"Si ti prego. Ne ho bisogno"
Ne ha bisogno più che altro per capire se buttarsi giù è quello che deve fare, non per prendere aria. Forse stando sul tetto capirà che fare.

Arrivano e si siedono. Diego lo guarda preoccupato e se lo stringe addosso e lui non resiste a questo contatto. Piange. Non fa altro che piangere ultimamente. Ma lo fa la notte, sperando che Diego non lo senta.
"Non fai altro che piangere. Le parlami"
"Tu... tu mi senti?"
"E' impossibile non farlo. Probabilmente anche papà lo fa, ma non ti dice niente per lasciarti i tuoi spazi."
"Scusatemi, sono solo un disastro"
"No che non lo sei, okay? Non iniziare a dare retta a quei stupidi messaggi okay? Troveremo chi te li manda, te lo prometto, ma tu non devi dargli retta."
"E' facile dirlo, Die. Sono sempre più assillanti. Buttati giù. Ucciditi. Farai felice tutti. Pensi sia facile continuare a ricevere messaggi del genere? Pensi sia facile ignorarli? Sai cosa stavo pensando prima quando mi hai lasciato da solo in bagno?" si ferma un attimo guardando prima Diego e poi spostando lo sguardo davanti a loro "E se lo facessi? Importerebbe a qualcuno? Mancherei a qualcuno? Ti avevo promesso anni fa che non ci avrei mai più pensato, ma adesso mi sembra così complicato non farlo. Sarebbe meglio per tutti forse. Non vi causerei più tutti questi problemi, non sareste più così preoccupati e vivreste sereni. Questo ho pensato e lo penso ancora adesso, in questo momento. Sono salito sul tetto per capire se mi dovessi buttare giù. E la risposta mi è arrivata Die. Ce l'ho. Forse dovrei farlo."
Nonostante dica questo, rimane seduto. Guarda avanti a testa alta, ma rimane seduto. Non ha il coraggio di guardarlo, mentre le lacrime scendono sul suo viso. Si gira di scatto quando sente un singhiozzo. Diego sta piangendo e lui manco se ne è reso conto.
"Tu... tu non provarci nemmeno Emanuele. Non provarci e non pensarci più, altrimenti ti uccido io con queste mani. A mani nude. Emanuele se solo ci provi non te lo perdonerò mai. Mai. Tu non puoi abbandonarmi così. Non puoi lasciarmi solo. Senza di te io non sono niente. Lo vuoi capire si o no? Lo vuoi capire che non posso nemmeno immaginarla una vita senza te accanto? Tu mi dici molto spesso che non hai mai fatto nulla per me. E questo non è assolutamente vero. Le tu mi hai salvato senza nemmeno rendertene conto. Mi hai guidato sulla retta via. Non voglio nemmeno immaginare dove sarei adesso se tu non fossi arrivato nella mia vita. Sarei ancora a Roma, ribellandomi ai miei genitori, con cattive amicizie. Emanuele, ti prego. Ogni volta che hai sti pensieri, vieni da me"
E questa frase lo riporta ad un mese fa. La stessa frase che gli ha detto Tancredi, più o meno.
"Anche qualcun altro mi ha detto di fare così e adesso non mi parla neanche."
"Quel coglione di Tancredi?"
E annuisce e basta. Riporta lo sguardo davanti a se e sta zitto.
Passano così il resto del tempo. Non si sono più fatti vedere in classe ed a entrambi va bene così.
Si girano quando sentono la porta del tetto aprirsi.
"Siete qui, quindi."
Sorride a Gian, dispiaciuto perchè non l'hanno avvisato. Nota, mentre si avvicina, che ha gli zaini di tutti e tre.
"Oi, Gian. Scusa per non averti avvisato. Solo che avevo bisogno di aria e Die mi ha fatto compagnia."
"Le, non c'è bisogno che ti scusi. Ci sta. Anche perchè... da quanto è che non passavate del tempo solo voi due?"
Diego e Lele si guardano e sorridono.
"Da troppo"
"Appunto. Quindi stai tranquillo. Ma vuoi dirmi che è successo stamattina?"
"Non lo so, Gian. Davvero. Mi è venuta la nausea e ho rigettato la colazione. Sarà lo stress, l'agitazione. Non lo so"
E lo guarda mentre si siede e guarda il panorama.
"Certo che Milano, vista da qui, è proprio bella eh"
Annuiscono tutti. Stanno in silenzio e si crea un'atmosfera rilassante.
"Lo troveremo, Lele. Troveremo chi ti fa questo. Te lo prometto. Con o senza quel coglione."
Sta parlando di Tancredi. E' da un po' che non li aiuta più nella ricerca, ma adesso ha deciso di smetterla di preoccuparsi.
"Non ho ne il tempo ne la voglia di preoccuparmi anche di quello. Quando vorrà di nuovo farsi vivo, lo farà. Sono stanco e il mio cervello mi sta chiedendo pietà."
E gli altri due sono sconvolti. Lele fino al giorno prima si preoccupava anche di lui, ma sono felici di questa svolta.

"Che succede qui? E' il mio posto di solito"

Si girano tutti e tre verso quella voce sconosciuta. Si guardano tutti e quattro, ma poi scoppiano a ridere. E' una scena comica.
"Scusaci, ma è colpa mia. Non mi sentivo bene ed avevo bisogno di aria. Comunque io sono Emanuele, ma puoi chiamarmi Lele"
"Tranquillo, non ti uccido mica per essere qui. Comunque io sono Valerio"
E si presentano tutti. E' simpatico, ma non ci fa molto caso al momento. E' ancora con la testa per aria e con quei pensieri in testa.
"Lele, che ti succede? Non hai aperto bocca. Sono curioso di sapere perchè non ti senti bene"
"Ma nulla di che, so solo preoccupato per cose e stamattina ho sboccato alla grande"
"Stai meglio adesso?"
"Sisi, sempre preoccupato, ma sto meglio"
"Posso sapere cosa ti preoccupa così tanto? O è troppo presto per chiedertelo?"
Lele ci pensa un po' su, continua a guardare avanti fino a quando non sente Diego parlargli, quindi si gira verso di lui.
"Le, credo ci possiamo fidare di lui"
"Assolutamente si, potete fidarvi davvero"
"Appunto. Diglielo dai, una mano in più ci può sempre servire"
Sospira e dà retta al suo migliore amico. Gli racconta tutto, tranne la parte di oggi. Non la sa neanche Gian e prima di dirla a lui, ne vuole parlare prima con Gian.
"Cristo. Non pensavo fosse così preoccupante. E' ovvio che vi dò una mano. Non vi conosco ancora, ma posso dire benissimo che tu hai la faccia di uno buono. Ed uno con questa faccia non merita questo. Nessuno lo meriterebbe. Quindi Lele, fidati anche di me. Vi aiuterò e ce la faremo. Insieme."
Ed è confuso, ma felice.

Perchè una persona che non lo conosce lo vuole aiutare?

Ma non gli importa, l'importante è aver trovato qualcuno in più che lo aiuti. In qualche modo ce la faranno, ne è sicuro.
Diego lo tira tra le sue braccia e crolla un'altra volta. Piange e si sfoga.
"Bravo Le. Piangi. Sfogati e poi rafforzati. Abbiamo un lavoro da svolgere."
Una volta che si calma, li guarda uno alla volta e poi sorride, alzando la testa.
Valerio lo guarda e sorride, confortandolo.
Ce la faranno.

Insieme, nonostante tutto || tankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora