1. Capitolo uno

359 6 1
                                    

Punto di vista: Clarissa

A distanza di mesi riesco ancora a sentire il suo corpo dentro al mio. Ero inerme, le lacrime solcavano il mio viso e le mie guance; da quando l'avevo sentito entrare tutti i rumori si erano attutiti e non riuscivo più a sentire le mie grida d'aiuto. Ero a terra, ferma, senza niente indosso dalla vita in giù e potevo sentirlo ridere mentre si rimetteva i pantaloni. Non dirò da chi sono stata violentata, almeno non ora.

Sono passati cinque mesi e ancora convivo con questo ricordo e con ciò che è successo circa un mese dopo. È ben peggiore dello stupro. Non ho avuto molte persone vicino, alzi se vogliamo dirla tutta ne ho avuta solo una: il mio migliore amico Luca. È stato lui che mi ha aiutato ad alzarmi da terra quel giorno, che mi ha aiutato a rivestirmi, che mi ha accompagnato in questura ed è riuscito a farmi confessare cos'era successo e a denunciare...beh, non ne voglio parlare. Non solo, è stato lui che mi ha trovata dopo aver fatto la cosa peggiore che potessi fare.

Mi alzo dal mio letto caldo e profumato come sempre e vado in bagno. Nel tragitto dalla mia camera al bagno apro le orecchie per sentire bene qualche rumore sospetto, e non perché sono matta, ma perché mia madre è alcolizzata e tutte le mattine torna a casa dai pub dopo che ha bevuto come una spugna e devo prendermene cura io.

La mia famiglia è molto ma molto complicata: mio padre un giorno ha deciso di andarsene senza dire niente a nessuno e da quel giorno non ha più messo piede in città e mia madre beve, tanto, per colpa di mio padre e di tutti i debiti da pagare che ci ha lasciato. Ho anche un fratello, Marco, ma questa è un'altra storia.

Non sento nessun rumore provenire dal piano di sotto e ciò può essere tanto positivo quanto negativo. Vado in cucina dopo essermi lavata il viso e sulla tavola trovo ben tre bottiglie di vino rosso vuote e una di vodka alla pesca mezza vuota. Mia madre non c'è.

"Mamma?" la chiamo. Pochi secondi dopo sento dei rumori provenire dal sottoscala e sono quasi sicura che ci sia mia madre. Vado a vedere. Apro la porta e accendo la luce. Mia madre è seduta su degli scatoloni, mezza nuda e con la quarta bottiglia di vino rosso tra le mani. Lei si strofina gli occhi e l'odore di alcool che emana è a dir poco nauseante.

"Indovina" mi dice assonnata "Ho pagato l'ennesimo debito di tuo padre ieri sera"

"Come?" gli chiedo

"Ho venduto la fede. Tanto non serve più" mi risponde e la aiuto ad alzarsi. A causa del suo problema con l'alcool mia madre è stata licenziata.

Suona il campanello: dovrebbe essere Luca. Ogni mattina viene ad aiutarmi con mamma. Vado ad aprirgli.

"Buongiorno" mi dice raggiante "Dove si è messa oggi?"

"Nel sottoscala" dico e lo faccio entrare. Mi godo quell'attimo di freschezza e poi torno dentro e metto a letto mia madre.

Damage - Una rosa dal cementoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora