23. Capitolo ventitré

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Punto di vista: Clarissa

Sono dieci giorni che ho detto a Giacomo della relazione dei nostri genitori e forse si è dimenticato di avermi detto che mi avrebbe cercato lui perché non si è ancora fatto vedere. Gli do tempo ancora qualche giorno, dopo di che, se non si farà vivo cercherò di sabotare da sola questa stupidaggine. Anche se non ho ancora idea di cosa fare.

Luca, nel frattempo, ha deciso di raccontarmi cosa dice Mattia durante la pausa pranzo senza che gli dicessi niente: non so cosa gli passi per la mente, se sia stato Mattia a diglierlo o meno ma sapere di Mattia mi mette di buon umore. So anche io che dovrei andare da lui, scusarmi per essermi allontanata improvvisamente di averlo evitato e "trattato male" ma non posso, sembrerei stupida. La cosa migliore per me è lasciare che mi cerchi lui, senza evitarlo.

A lezione non c'è quasi nessuno e non capisco il perché ma non importa, si riesce a seguire meglio la spiegazione. Dopo aver finito di scrivere i miei appunti, prendo le mie cose ed esco dall'aula. Giacomo mi sta aspettando seduto sulle scale.

"Hey" mi dice alzandosi e vedendo da me "Ho un piano"

"Andiamo in caffetteria, ho un po' di fame" dico e ci avviamo mentre lui mi racconta quello che ha pensato

"Mio padre ha intenzione di comprare un anello" mi dice, io lo guardo sconvolta "Stasera" aggiunge

"Abbiamo poco tempo" dico

"Per questo ho dovuto pensare in fretta. È un piano di merda ma potrebbe funzionare"

"Ti ascolto" dico inserendo le monetine nella macchinetta e prendendomi un caffè.

"Accompagnerò mio padre a prendere l'anello e poi a casa lo sostituirò con della stagnola" mi dice

"E il mio ruolo sarebbe?" domando

"Ehm, tenere tua madre a casa con una scusa e andare all'appuntamento al posto suo per dirgli di smetterla di frequentarla"

"E' tuo padre, non glielo puoi dire tu?"

"Non sarei credibile. L'appuntamento deve esserci"

"Hai ragione" gli dico. Lui è soddisfatto. "Il tuo piano è una merda"

"Per favore. Vuoi farne uno tu? Accomodati" mi risponde incrociando le braccia al petto

"Vada per il tuo piano" dico e bevo un sorso di caffè.

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L'appuntamento è alle 20. Ho convinto mia madre a restare a casa dicendole che Giacomo mi ha riferito che Armando è caduto dalle scale e che gli si è rotto il telefono, quindi non può andare a cena con lei stasera. Lei, triste, si è messa sul materasso a fare le parole crociate. Con una scusa esco di casa e vado verso il ristorante.

Ci metto un po' ad arrivarci a piedi ma ce la faccio. Lui è già lì, agitato, che aspetta mia madre

"Buonasera", dico sedendomi di fronte a lui. La sua finta eleganza mi sorprende.

"Sei famigliare" mi risponde lui scrutandomi

"Sono la figlia della donna che stai aspettando inutilmente"

"Che vuol dire inutilmente? Sta bene?" mi chiede allarmandosi

"Sì, sta bene. Voglio solo dirti un paio di cose: mia madre è una brava persona nonostante quello che ha fatto e tu non sei adatto a lei. Mi ha mandato a chiudere questa storia perché lei non ci riusciva" dico, mezza verità.

"Non ti credo" mi dice "Non rovinerai questo fidanzamento. Ho un anello da darle" Si sta arrabbiando ma a me poco importa.

"Hai della carta stagnola in realtà" Lui non capisce. Estrae un coltellino svizzero dalla tasca ed io mi guardo intorno per vedere se qualcuno ci sta guardando. Perché una persona dovrebbe girare con un coltellino svizzero? Bah.

"Non ho paura di te" dico tenendo gli occhi su di lui. Non è vero, ho una paura fottuta. Esco dal locale e vado verso casa proprio per quel motivo. Sul vialetto di casa vedo una persona che, man mano che mi avvicino, si rivela essere Armando. E mi mostra il coltellino.

"Piccola infame" mi dice alzando il braccio. Evito di essere colpita correndo in casa ma lui mi raggiunge e riesce a ferirmi l'avanbraccio che sanguina tantissimo. Mia madre, in preda al panico, viene a vedere cosa sta succedendo. Quando vede Armando con il coltellino che gocciola del mio sangue e me a terra, gli urla contro di andarsene. Mi alzo, debole, e vado verso la cucina a prendere un canovaccio da stringere sulla ferita profonda. Sento mia madre parlare al telefono e pochi secondi dopo viene da me.

"Luca sta arrivando, dobbiamo andare al pronto soccorso" mi dice, è arrabbiata. "Raccontami che cosa avevi in mente" Io deglutisco.

"Volevamo rovinare la vostra storia" dico

"Tu e chi? Giacomo?" domanda. Annuisco. "Per fortuna che vi odiate" Io non rispondo. "Perché l'avete fatto?"

"Io e lui non vogliamo essere imparentati" dico. Mi rendo conto che è una motivazione stupida.

Pochi minuti dopo, Luca arriva e saliamo in macchina diretti verso il pronto soccorso. Luca evita di chiedermi cosa sia successo ma glielo spiegherò dopo. Mando un messaggio a Giacomo: Sto andando al pronto soccorso per colpa di tuo padre. Lui non risponde.

Qualche antidolorifico, otto punti e due ore dopo esco dal pronto soccorso. Mi ha raggiunto anche Giacomo mezz'ora dopo il mio messaggio. Mia madre è rimasta arrabbiata ma per lo meno la storia con il padre di Giacomo è finita.

"Clarissa, posso parlarti" mi dice Giacomo prendendomi in disparte mentre andiamo verso la macchina. Sono arrabbiata con lui, in fine è colpa sua se ho un avambraccio fasciato e dolorante.

"Cosa vuoi ancora?" gli chiedo brusca

"Taglio corto. Credo di doverti dare questo" Estrae l'anello dal retro dei jeans. "Non avrei mai voluto che mio padre ti facesse del male" Guardo lui e poi l'anello. "Accettalo in segno di pace" Prendo l'anello e lo ringrazio.

"L'ho già denunciato e l'hanno arrestato" mi dice. Un'altra persona dietro le sbarre. Sto iniziando a pensare di essere maledetta.

Damage - Una rosa dal cementoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora