58. Capitolo cinquantotto

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Punto di vista: Clarissa

Tra due ore parte il nostro volo. Sono così emozionata all'idea di avere praticamente una nuova vita fatta di nuove persone, nuove esperienze, nuove possibilità. Non mi sembra vero quello che sta succedendo nella mia vita, ero abituata a prendermi cura delle persone accanto a me da così tanto tempo che avevo dimenticato di ricominciare da me. Se pensiamo bene, la mia vita ha iniziato a cambiare dopo il pessimo incontro con Mattia e non penso che sia stato una casualità, mi piace pensare che sia opera del destino o qualcosa del genere. Mattia è diventato molto ma molto importante nella mia vita nonostante tutto. Non al livello di Luca perché lui mi ha letteralmente salvato la vita, ma comunque ha la sua importanza.

Luca. Il mio migliore amico. La serata con lui è stata piena di emozioni soprattutto perché abbiamo ricordato i vecchi tempi, i momenti passati insieme e sono distrutta al solo pensiero di doverlo lasciare dall'altra parte del mondo, ma non ci posso fare niente. Lo chiamerò sempre, sarò ancora nella sua quotidianità come tutti questi anni e quando ci rivedremo la prossima volta sarà tutto più bello. Nessuno potrà mai sostituirlo, mi farò degli amici nel Massachusetts, certo, ma non sarà nessuno come lui. Non posso scordare quattordici anni di amicizia e non lo voglio nemmeno, perché so che se dovessi, per qualche ragione, ritornare in Italia lui sarà lì a braccia aperte ad accogliermi e non c'è cosa più bella. Se fosse successo il contrario, lo farei anche io anzi, nemmeno il tempo di avvisarmi che sono già subito da lui.

"Allora ragazzi" dice mio fratello a me e Mattia "Sarà tutto nuovo, lo so, però vorrei darvi qualche dritta e novità"

"Spara" dice Mattia

"Vivremo in una vera casa americana quindi dovremmo mettere un po' di impegno ciascuno per far funzionare le cose" inizia "Punto primo: io continuerò la mia carriera da modello, punto secondo: dovrete iniziare a pensare in quale università andare, punto tre: nonostante abbiamo soldi a palate dobbiamo tutti dare il nostro contributo in casa, non necessariamente lavorando ma comunque bisogna fare qualcosa"

"E cosa dovremmo fare visto che io e lui dobbiamo trovare un'università?"

"Beh, tu potresti fare un po' di pulizia in casa" mi risponde. Maschilista.

"Non è che se sono donna devo pulire per forza, Marco. Non siamo nel medioevo. Io direi di mettere un quarto punto nella tua wishlist: chiunque pulisce" dico incrociando le braccia al petto. Marco rotea gli occhi.

"Come ti pare" mi dice con un gesto della mano

"Non sto scherzando, la casa per me rimane sporca se voi non alzate un dito"

"Ti daremo una mano, promesso" risponde Mattia guardando anche Marco che lo guarda come se fosse scocciato.

"Forza avviamoci verso il gate" dice poi mio fratello. Lui ci fa strada mente io e Mattia siamo dietro di lui. Abbiamo un paio di valigie ciascuno con tutti i vestiti che abbiamo e sono anche molto pesanti. L'aeroporto è veramente un edificio enorme ed io non ci ero mai stata, tante parti che non so nemmeno a cosa servano. Mi sarei persa di sicuro qui da sola. È tutto così pulito e la gente che va avanti e indietro per cercare chissà cosa con le loro valigie o bagagli a mano. Sembra molto sofisticato.

"Abbiamo due scali da fare" ci dice Marco mentre accelera il passo. "Arriveremo praticamente domani"

"Che cosa?" dice sentendo un brivido. Vuol dire che devo rifare questa cosa per altre due volte? No io non ce la posso fare.

"Tranquilla, c'è cibo in aereo" mi risponde mio fratello ridendo. Vorrei dirgli che il problema non è quello ma il tempo senza fare niente se non stare seduti a guardare il mondo dall'alto per dodici ore, ma evito. Dopo aver mostrato i documenti e il biglietto un paio di volte, seguiamo Marco verso un lungo percorso fatto di grate e scalinate per poi arrivare al pianterreno e aspettare un autobus che ci porti fino all'aereo. Quindici minuti dopo arriva il pullman che porta, noi e altre persone all'aereo. Saliamo sull'aereo con calma e abbastanza lentezza da rendermi nervosa e cerchiamo il nostro posto. Ci sediamo, tutti e tre vicini, e aspettiamo nuove direttive da parte di chi di dovere.

"Nuova vita?" mi dice Mattia prendendomi la mano sorridendo

"Nuova vita" gli rispondo e gli do un bacio. Dieci minuti dopo le hostess iniziano a muoversi come se stessero ballando e a imitare a gesti quello che qualcuno sta dicendo da uno speaker in inglese, cinese e russo. Capisco solo la parte in inglese ma ciò che è stato detto non mi sembrava tanto utile. Mi allaccio la cintura e l'aereo decolla.

Ecco, dal momento del gate all'atterraggio lo ripeto tre volte in dodici ore e un po' mi innervosisco sia per questo fatto sia perché non ce la faccio più e vorrei solo stendermi in un letto e dormire.

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Dodici ore dopo scendo dall'aereo a Milton, Massachusetts. Andiamo a recuperare le valigie e usciamo dall'aeroporto.

"E ora?" domanda Mattia. Qui sono le 11 del mattino e la gente è così impegnata, rappresenta proprio la vita frenetica di una tipica persona americana dei film. Ed io mi sono appena innamorata della mia vita.

"E ora prendiamo un taxi" dice mio fratello sorridendo

"È lontana la casa da qui?" chiedo

"Qualche chilometro"

"Perfetto, perché sto morendo di sonno" rispondo e lui chiama un taxi, che vanno avanti e indietro per l'aeroporto per prendere e scaricare le persone.

"Come te la cavi in inglese?" scherza mio fratello con Mattia

"Non male" risponde alzando le spalle

"Bene" dice e ferma il taxi appena arrivato. Mettiamo le valigie nel porta bagagli e saliamo: Marco davanti ed io e il mio ragazzo dietro. Mi prende la mano e mi dà un bacio mentre l'autista parte verso la nostra nuova casa. Un quarto d'ora dopo siamo davanti casa ed io la ammiro dal finestrino meravigliata. Scendiamo e, mentre Marco paga il tassista, tiro fuori le valigie insieme a Mattia.

"È bellissima" dico avviandomi verso l'entrata. Il quartiere è tranquillo, i bambini girano in bicicletta e ci sono poche macchine che passano. Marco inserisce la chiave ed entriamo. Odora di chiuso ma non importa, tra qualche ora avrà il profumo della nostra famiglia. Lasciamo le valigie all'entrata e andiamo tutti ad esplorarla sotto e sopra. Assomiglia ad una casa che ho già visto in qualche film ma non ricordo quale.

"Wow" dice Mattia "Sembra la casa di Mamma ho perso l'aereo in miniatura"

"È vero" acconsento, ricordandomi che il film era quello

"Sono così felice" dice Marco "Disfiamo le valigie. Avete la camera matrimoniale visto che in una c'è solo un letto singolo, che mi prendo io" Mattia mi guarda malizioso e io gli do una leggera gomitata sulle costole. Andiamo al piano di sotto a prendere le valigie e ognuno va nella propria stanza per disfarle.

"Ti immagini dormire lì" dice Mattia indicandomi il letto "Io e te, come una coppia sposata"

"Sì è quello che vorrei fare al più presto dormire lì" dico stanca mentre sistemo le mie cose e lui sistema le sue.

Un'ora dopo, mi stendo a letto e anche se poco prima di addormentarmi mi rendo conto che è ora di pranzo, me ne frego e vado in un sonno profondo e rigenerante.

Damage - Una rosa dal cementoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora