26. Capitolo ventisei

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Punto di vista: Mattia

Ho iniziato a contare i giorni da quando Clarissa non mi parla, come se fossi un carcerato che aspetta la libertà e non è stata per niente una buona idea. 45 giorni. A 60 faccio una festa, giuro, e mi complimento con lei. La vedo ogni giorno, ho bisogno di parlarle, vederla sorridere visto che non la vedo sorridere da tanto. I nostri compagni di corso si erano abituati a vederci seduti vicini sia in classe che a pranzo e ora non so cosa pensino. Mi manca. Non ho capito perché non mi parla e non credo alle teorie di Denis però aspetterò ancora qualche giorno e poi l'affronterò di petto, a mio rischio e pericolo. Sono arrivato a pensare che forse ha qualcosa di ancora più profondo da dirmi, oltre allo stupro ma non so cosa. Magari mi sbaglio, magari no ma voglio scoprirlo.

"Mi dispiace per quello che è successo a Clarissa" mi dice una ragazza toccandomi la spalla. Sono in classe e sto aspettando che inizi la lezione.

"Grazie" dico sovrappensiero poi realizzo. "Aspetta, che le è successo?"

"E' stata aggredita un paio di giorni fa" mi dice confusa. "Non lo sapevi?" Faccio cenno di no. Lei serra le labbra e se ne va capendo la situazione e forse credendo di aver sbagliato a dirmelo, ma in realtà ha fatto benissimo. Che significa che è stata aggredita? Da chi? L'ho vista poco prima di entrare e stava bene. Perché Luca non mi ha detto nulla? Sono arrabbiato e devo risolvere il prima possibile ma il professore entra e la lezione inizia. Non riesco a prendere appunti dalla rabbia che ho dentro e mi viene solo voglia di rompere qualcosa. Dovrò aspettare il pranzo per parlare con Luca e nel frattempo devo solo cercare di non perdere le staffe.

Pausa pranzo. Dopo tre ore di fisica e una di biologia ne ho bisogno. Si alzano tutti prendendo le loro cose e così faccio anche io. Il professore fa cenno di avvicinarsi a lui.

"Cosa ti sta succedendo, Terzi?" mi domanda sistemandosi gli occhiali

"Ho un po' di problemi da risolvere" dico solo

"Potresti almeno nelle lezioni non pensarci? Sei passato dal rispondere ad ogni domanda all'essere presente ma assente"

"Lo so, ha ragione. Cercherò di migliorare" taglio corto. Lui annuisce e mi lascia andare.

Velocemente, vado verso la mensa ribollendo di rabbia e una volta arrivato lì, nemmeno prendo il pranzo, vado diretto verso Luca che sta iniziando a mangiare. Sbatto le mani sul tavolo facendolo sussultare e guardandolo dritto negli occhi gli faccio una semplice domanda.

"Per quale cazzo di motivo non mi hai detto niente?" gli dico. Lui mi guarda confuso e sorpreso di vedermi così arrabbiato.

"Di cosa stai parlando?" mi domanda tranquillo

"Di Clarissa! Che cosa le è successo?" Lui mi guarda restando zitto così mi siedo facendogli capire che non lo lascerò in pace se prima non mi avrà detto tutto.

"Ti ricordi quando ti ho detto che stava collaborando con Giacomo?" Annuisco. "Perché sua madre ed il padre di Giacomo si stavano frequentando e loro non volevano. Hanno elaborato un piano e Clarissa si è presentata all'appuntamento al posto di sua madre, gli ha detto un paio di cose, lui si è incazzato, l'ha seguita a casa e l'ha aggredita"

"Come?" domando volendo essere più preciso

"L'ha ferita all'avanbraccio, con un coltellino svizzero. L'ho portata al pronto soccorso e le hanno bendato il taglio" conclude

"E Giacomo in tutto questo non ha fatto niente?"

"Ha aiutato il padre a scegliere l'anello per la madre di Clarissa ed è venuto al pronto soccorso" dice lui

"Wow, ha fatto davvero molto" osservo sarcastico e cercando di placare il nervosismo

"Le ha dato l'anello per scusarsi per suo padre" dice poi

"Che cosa?! Si sono rimessi insieme?!" domando. Sono in un turbine di emozioni negative: rabbia, nervoso, gelosia. Lui scoppia a ridere.

"No. Figurati se si fidanza ancora con quello" dice continuando a ridere "Era solo per fare pace"

"E lei lo ha buttato via, vero?"

"Ma ti pare che una ragazza possa buttare via un anello da almeno 600 euro? Ce l'ha al dito e ne va molto fiera" mi dice "Ora, se hai finito con le tue domande, ho un pranzo da finire" Mi alzo e me ne vado fuori, ho bisogno di prendere un po' di aria fresca. Mi siedo su una panchina con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e lo sguardo basso, provo ad essere razionale. Perché ha tenuto quel maledetto anello? Non poteva darlo lo stesso a sua madre oppure rifiutarlo? Ne va pure fiera. Io non riesco a crederci. Almeno nessuno sa che Giacomo è il suo ex e che l'anello gliel'ha dato lui. Dio, che fastidio!

Qualche minuto dopo, mi si avvicina Luca che si siede accanto a me e mi accarezza la schiena.

"Valle a parlare" mi dice "Stai esplodendo dalla voglia di parlare con lei"

"Ho bisogno di qualche giorno per elaborare" dico "Ma lo farò se togli la mano dalla mia schiena" Lui fa come gli ho detto.

"Più aspetti, peggio sarà" mi risponde

"Può venire anche lei da me, non è una principessa" sbotto

"Guarda che dico le stesse cose che dico a te anche a lei e fidati che ogni volta che lo faccio si sente a disagio e non so il perché. Visto che sospetto che tu ne sia la causa, dovresti risolvere." Resto zitto. Ha ragione, anche se non so che cosa le ho fatto.

Damage - Una rosa dal cementoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora