16. Capitolo sedici

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Punto di vista: Clarissa

Io e Mattia abbiamo entrambi una vita incasinata ma lui un po' di più. Io, più o meno, me la sono cavata mandando mia madre nel centro di recupero. Mattia d'altra parte sta sempre peggio, pensava che avendo fatto arrestare suo padre sarebbe tutto finito o quasi. Invece ha dovuto superare la morte di sua madre, il ritorno di suo padre ed ora la depressione di sua sorella. Io non ne sapevo niente, me l'ha raccontato quando ci siamo incontrati al Damage; quando mi ha mandato quel messaggio ho immaginato che ci fosse qualcosa che non andasse ma non avrei mai pensato una cosa del genere. Ha bisogno di non pensare per un po' ai problemi che ha e di lasciare un attimo la presa da tutto. Ultimamente sto trascurando un po' Luca ma penso che capisca che non lo faccio perché non voglio più essere sua amica ma perché sono situazioni importanti da superare.

È iniziata una nuova giornata di università e a breve inizieranno anche gli esami. Non ne devo dare molti ancora ma quei pochi che mi rimangono è meglio darli. Io e Mattia siamo davanti l'entrata, fuori nel parcheggio. Non ci sono né Luca ne Denis perché il primo ha un esame importante da dare stamattina e il secondo doveva copiare degli appunti che non è riuscito a scrivere giorni fa. Mattia sta fumando una sigaretta, e io non sapevo nemmeno fumasse.

"Da quanto tempo fumi?" gli chiedo

"Solo quando sono sotto stress" mi risponde "Ti da fastidio?"

"No", sintetizzo. In realtà lo trovo maledettamente sexy. Lui continua ad inspirare ed espirare il fumo. Fa freddo, è iniziato l'inverno e io non mi sono vestita pesante.

"Stacca" dico d'un tratto

"Come scusa?" Non sembra avere capire quello che ho detto.

"Stacca un po' da tutto questo" dico mettendo le mani nelle tasche del giubbotto.

"Non posso" mi risponde

"Prendiamoci una giornata. Stacchiamo un po', ti aiuto a non pensare a tutto quello che stai passando"

"Vuoi fare sesso?" mi chiede. Mi sento rabbrividire perché mi viene in mente mio fratello.

"No. Voglio solo saltare università e passare la giornata lontani da tutto" dico. Lui mi guarda con i suoi meravigliosi occhi verdi. Mette la sigaretta tra le sue labbra e fa l'ultimo tiro. Butta a terra la sigaretta e la schiaccia con il piede.

"Va bene" dice "Stacchiamo" Saliamo in macchina e Mattia accende subito il riscaldamento. "Dove vuoi andare?" mi chiede poi

"Lascio a te l'onore, stupiscimi" gli rispondo. La verità è che non so dove andare perché io voglio solo lasciarmi i problemi alle spalle e far fare lo stesso a lui.

"Molto bene" mi risponde. Mette la prima e parte. Andiamo fuori paese e guida fino ad un ponticello oltre il quale c'è un bosco.

"C'è un laghetto" mi dice appena scendiamo. Camminiamo per circa 500 metri e troviamo il laghetto. Non sapevo nemmeno che ci fosse un laghetto da queste parti. Le foglie degli alberi sono a terra e formano un enorme tappeto giallo e marrone con qualche macchia rossa e a pochi metri dal lago c'è un tavolo con delle panchine in legno ancorare per terra.

"Mamma quando eravamo piccoli ci portava qui" mi dice poi.

"Mattia..." inizio, gli avevo detto di lasciarsi alle spalle i problemi

"Lo so cosa vuoi dire" mi blocca "Ma volevo fartelo vedere. Non è un problema, mamma è in pace e sta bene ora. Non sta più patendo" Io mi zittisco e ci sediamo vicini sulla panchina a guardare il lago. Oggi voglio permettermi di essere ancora meno sulla difensiva così appoggio la testa sulla sua spalla. Si irrigidisce per un momento e poi sposta il suo braccio sulla mia schiena provandomi i brividi nonostante il giubbotto. Poi scoppia a ridere, di punto in bianco.

"Perché ridi?" chiedo

"Per come cambiano le cose" dice "Più di due mesi fa mi hai urlato contro due volte in una settimana senza sapere nemmeno il mio nome e ora siamo qui, che ti sto accarezzando la schiena da sopra un giubbotto"

"Beh, bisogna ringraziare la dottoressa Caruso per questo" ribatto

"O magari il destino" ribatte lui. Non mi sembra turbato o pensieroso, per la prima volta riesco a vederlo felice per davvero. Ha ragione, questi pochi mesi sono stati intensi e io mi rendo conto che lui mi ha sempre dato un motivo in più per fidarmi di lui. Okay, all'inizio non mi piaceva per niente ma adesso sto cominciando ad apprezzare quello che fa e quello che è. Ho deciso di fidarmi di lui perché non ha motivo di tradirmi e so che mi può capire alla perfezione.

"Sono stata violentata" dico, sentendo le lacrime salire. Non ne avevo mai parlato con nessuno se non con Luca. "Quest'estate, da mio fratello"

Lui non dice niente ma avverto che si è irrigidito un po', probabilmente non pensava fosse così grave il mio segreto.

"Mi dispiace tanto" mi dice qualche secondo dopo

"L'ha fatto per una scommessa persa" dico poi. Lui scuote la testa e sento che mi stringe di più a sé.

"Raccontami" mi dice

"Dopo che mi aveva violentata mi ha lasciata lì a terra ed è uscito di casa. Ero d'accordo con Luca di trovarci ma forse non vedendomi arrivare si è preoccupato ed è venuto da me. Mi ha trovata lui, ero nuda dalla vita in giù e piangevo disperata. Mi ha aiutata" dico "Di lui so di potermi fidare al cento per cento"

"Adesso capisco perché è così legato a te" mi dice lui

"Gli ho spiegato tutto, tra i singhiozzi e i tremori. Lui mi ha aiutata a vestirmi e mi ha accompagnato a denunciare mio fratello. Ha altri quattro mesi da scontare ed io sono terrorizzata all'idea che posso uscire" concludo, ci sarebbe un'altra cosa da raccontargli ma non mi va di parlarne. Un po' alla volta. La verità è che a pensarci adesso mi sento così stupida e così debole che se potessi tornare indietro nel tempo mi prenderei a schiaffi da sola.

"Tranquilla, ci sarò io ad aiutarti. Anche Luca. Non sei sola." mi rassicura "Ho aspettato sempre che fossi tu a fare la prima mossa a causa del tuo segreto ed ora so il perché non ti lasci toccare facilmente"

"Ora mi fa paura il contatto fisico, devo sentirlo veramente" spiego

"È tutto okay. Mi dispiace davvero quello che ti è successo" dice

"Ormai è una cosa con cui dovrò convivere che mi piaccia o meno" dico ed è vero. Dovrò superare anche questa, è la mia sfida più difficile e ce la farò ma per ora no.

"Grazie per avermi detto il tuo segreto" mi dice e sento che si allunga dall'altra parte. Prende lo zaino ed estrae un paio di bicchieri da asporto.

"Tieni" mi dice porgendomi un bicchiere "È cioccolata calda" prendo il bicchiere e ne bevo su sorso approfittandone per scaldarmi le mani. Mattia lo nota.

"Hai freddo?" mi chiede e annuisco. Lui mi prende le mani e le racchiude nelle sue che sono calde. Ci guardiamo negli occhi e lo vedo avvicinarsi lentamente verso il mio viso. A pochi centimetri di distanza giro la testa. Non sono pronta per baciare qualcuno o per avere un contatto fisico così intimo.

"Scusa" dico guardando basso

"Non ti preoccupare. Ero preso da tutto questo, sai" dice agitato ed ora tra di noi c'è solo imbarazzo.

In che cosa mi sono andata a cacciare? Mattia è un mio amico e baciarlo non fa parte dell'amicizia, fa parte dell'amore o del sesso, in extremis. Oltre al fatto che non sono pronta ad una cosa del genere. Alzo lo sguardo e vedo che sta fissando il lago con la mascella contratta che rende il suo viso ancora più definito. Sta pensando, è palese. Ma a cosa?

Damage - Una rosa dal cementoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora