37. Capitolo trentasette

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Punto di vista: Clarissa

La serata con Mattia non poteva passare meglio. Aveva organizzato una cena in un ristorante poco fuori paese, a lume di candela, e facendomi trovare un mezzo di rose rosse in cui, in ognuna, c'era un brillante al centro. È stato magico. Abbiamo parlato di tutto quello che ci passava per la mente. Quando mi ha riportata al dormitorio non voleva lasciarmi andare a dormire. Un bacio, poi un altro, un succhiotto ed altri baci pur di non lasciarmi andare. Ha vinto lui, siamo stati fuori fino alle 3 della notte a baciarci. Ha fatto anche alcune battute sconce a cui ridevo perché non sapevo cosa rispondere; so che erano fondate sulla verità. Sono entrata nella mia stanza facendo il più piano possibile per non svegliare Alex ma, appena mi sono tolta le scarpe, lui ha acceso la luce. Quando ha realizzato che ero io l'ha spenta ed è tornato a dormire.

Ogni mattina, nei 500 metri che mi separano dalla mia università, passo davanti ad un'edicola. Non la noto, la maggior parte delle volte, ma oggi ha qualcosa che attira la mia attenzione: un manifesto con la scritta in maiuscolo RICERCATO DALLA POLIZIA LOCALE e sotto la foto del volto di un uomo, mio padre. Entro nell'edicola e, gentilmente, chiedo il quotidiano dove so che c'è quella notizia. Leggo l'articolo mentre raggiungo l'università. Entro in classe e appoggio il giornale sul banco. La prima ora ce l'ho in comune con Mattia quindi sarà abbastanza piacevole. Pochi minuti dopo entra e si siede accanto a me.

"Buongiorno", dice dandomi un bacio sulla guancia. Poi da un'occhiata al giornale. "Ti informi vedo?"

"Mio padre è ricercato" mormoro. Lui mi guarda stupito e poi afferra il giornale per leggere anche lui l'articolo. Sbarra gli occhi.

"Tuo padre è quello che mi ha picchiato" mi annuncia. Io lo fisso con la sua stessa espressione. Capisco tutto: mio padre gli aveva detto che non ce l'aveva con lui ed era vero, in qualche modo aveva scoperto che sono legata a Mattia e per farmi stare male è andato da lui, non so se per picchiarlo come ha fatto o per fare altro. Il professore entra interrompendo la nostra scoperta.  Estraggo gli appunti dallo zaino. Mentre il professore spiega, io cerco di prendere appunti come sempre ma non riesco. Mattia si avvicina col busto e mi fa cenno di avvicinarmi.

"Andiamo in questura e dirai che è tuo padre" dico sottovoce

"Non è così semplice" gli dico, poi mi bagno le labbra "Mio padre è stato qui qualche settimana fa, voleva vedermi. Mi ha detto che o ritiravo la denuncia contro mio fratello o mi rovinava la vita" Faccio una pausa. "Ho rifiutato e me la sta facendo pagare"

"Ho un'idea" mormora lui "Te la spiego dopo" Seguiamo la lezione, entrambi preoccupati e pensierosi poi, una volta finita, usciamo dall'aula e andiamo verso un luogo più appartato.

"Ti dico il mio piano: andiamo in questura e dici quello che hai detto a me. proponi di telefonargli e gli dici che hai ritirato la denuncia così torna" mi dice. Il suo piano è geniale, non so se andrà tutto correttamente ma ne vale la pena provare. La Polizia lo sta cercando, chissà cosa avrà fatto oltre ad aver picchiato Mattia.

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Finite le lezioni andiamo in questura. Le solite guardie all'ingresso mi fanno passare senza farmi alcun controllo, ormai sanno chi sono. Il solito poliziotto è dietro il bancone e appena mi vede, sorride. Sono stata perdonata per aver addormentato lui e i suoi colleghi.

"Clarissa!" esclama felice "Come mai qui? Tua madre sta bene?"

"Non lo so, è fuggita quasi un mese fa" gli dico

"Devi mandare un avviso di ricerca?" mi chiede lui. Scuoto la testa.

"L'uomo che state cercando è mio padre" dico e gli spiego tutto, anche del piano di Mattia, che annuisce accanto a me.

"Beh, è un buon piano" commenta il poliziotto "Però facciamogli una sorpresa" Lo guardo incuriosita. "Lo chiami, gli dici quello che ti pare facendolo stare al telefono il più possibile così noi rintracciamo la sua posizione e gli mandiamo una pattuglia. Ci stai?" Annuisco. "Venite con me" dice poi e andiamo in una stanza con computer ovunque. Mi porge un telefono.

"Posso sapere per cosa lo state cercando?" dico

"Evasione fiscale" mi risponde ed io compongo il numero. Noto il poliziotto parlare a bassa voce con Mattia, forse per convincerlo a denunciare.

"Pronto?" risponde al quarto squillo

"Papà, sono io" dico. Provo ribrezzo a chiamarlo papà.

"Clarissa, che succede?" dice lui, do un'occhiata al poliziotto che mi fa i pollici in su.

"Ho ripensato al nostro incontro e ho deciso di ritirare la denuncia contro Marco" mento, nello schermo del computer vedo un cerchio verde diventare sempre più piccolo.

"Bene, vado subito a diglierlo" mi dice, fa per riattaccare

"Aspetta" dico. Faccio una pausa per ottenere tempo. "Volevo dirti anche che mamma non è più in paese, se n'è andata. I debiti ora li devo pagare io" Non sa che sono stati pagati già da un bel po'.

"Bene, hai visto anche i 10.000 in più?" mi domanda. Il poliziotto da un avviso e vedo passare quattro poliziotti a passo spedito.

"Sì, sorpresa molto carina. Ora devo andare" dico e riattacco. Appoggio il telefono sul tavolo e Mattia mi sussurra tra i capelli "Ce l'hai fatta"

"Brava Clarissa, grazie" mi dice il poliziotto "Tornate pure a casa, di tuo padre ce ne occupiamo noi"

"Lasciatelo morire" dico "Fatelo morire il prima possibile" E' brutto da dire ma odio mio padre con tutta me stessa.

"Fidati che avrei voluto farlo con molte altre persone" mi risponde. Annuisco ed io e Mattia torniamo al dormitorio. Non so cosa succederà a mio padre, spero solamente di non doverlo più vedere.

Damage - Una rosa dal cementoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora