77. Capitolo settantasette

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Punto di vista: Clarissa

Terzo mese di gravidanza. La pancia inizia a vedersi. A dirla tutta, è un po' più del terzo mese. Le ultime settimane sono state un po' strane. La nausea se n'è andata scemando, Marco ha ricominciato a parlare con me e i miei amici mi ripetono continuamente che ho un aspetto più raggiante. Chissà. Ho dovuto persino dirlo al preside che ha programmato un colloquio straordinario con tutti i docenti, e me compresa, per creare un piano di studio apposta per me. Ho detto che non serviva e che me la sto cavando bene lo stesso, ma a loro non è importato ed ora ho un programma ridotto e più tempo per studiare. Mi trattano tutti come se fossi in punto di morte: Mattia è costantemente preoccupato per come sto anche se sono felice e mi ha regalato dei libri da leggere sulla gravidanza, Leslie ha già pensato a quando nascerà il bambino e i ragazzi sono molto più protettivi. Certo, queste attenzioni non mi dispiacciono però dopo un po' iniziano ad essere pesanti perché non sto morendo, ho solo un bambino in pancia che sta crescendo. Se sono così adesso, non oso immaginare quando dovrò darlo alla luce.

Io, in tutto ciò, mi sento veramente bene. Ogni giorno accetto un po' di più il fatto che sto per diventare mamma e che dovrò prendermi cura di un piccolo bambino per gli anni a venire. Ho cercato di organizzare le mie giornate tra studio, lezioni e sonnolenza, che non è ancora passata, e devo dire che finora ho fatto un buon lavoro. Ho realizzato poi, che dovrei girare per il campus con un passeggino e che dovrò allattare, far dormire, cambiare e lavare mio figlio al campus a meno che non si trovi una soluzione o un modo per farmi continuare gli studi da casa.

"Non ti sei ancora preparata?" domanda Mattia entrando nella mia stanza vedendomi seduta sul letto a non fare praticamente nulla

"Che pesante che sei" gli dice Leslie "Dalle tempo"

"Ma non sta facendo niente" dice Mattia. Mi alzo e inizio a vestirmi per far stare loro zitti. Ho l'ennesima ecografia ed oggi, forse saprò il sesso del bambino. Mi metto un paio di pantaloni della tuta molto comodi e una maglia a maniche corte con sopra la felpa visto che è maggio ma ha piovuto questa mattina. Prendo la mia cartellina con i documenti e le precedenti ecografie e salgo in macchina.

"Come stai?" mi chiede Mattia. Roteo gli occhi.

"Come un'ora fa, come tre ore fa, come cinque ore fa e come questa mattina" dico con un cenno di nervoso

"Hai male da qualche parte?" mi chiede poi

"Mattia" dico cercando di stare calma "Sto bene, non ho assolutamente nulla"

"Ottimo" dice lui "Hai letto i libri che ti ho regalato?"

"Sì, una parte" dico "È tanto interessante quando inutile perché ci sono scritte anche cose ovvie"

"Tu leggile che non si sa mai" mi dice e prendiamo la superstrada per raggiungere lo studio del ginecologo.

Dopo qualche minuto di silenzio totale arriviamo nel parcheggio e trovare posto, come sempre, è una missione. Infine Mattia si arrende e parcheggia in una via laterale. Raggiunto lo studio, dopo aver salito quattro lunghe rampe di scale, ci sediamo in sala d'attesa aspettando il nostro turno.

"Vuoi venire anche tu dentro?" chiedo a Mattia. Lui annuisce.

"Voglio vedere com'è il nostro bimbo o la nostra bimba" dice poi. Io rido.

"Sai leggere le ecografie, complimenti" dico

"Mi farò spiegare. Voglio sapere tutto" dice poi e l'assistente ci invita ad entrare. Ci sediamo entrambi di fronte al medico che controlla le ecografie precedenti e poi mi fa cenno di sedermi sulla poltrona reclinata. Si avvicina e così anche Mattia, che mi tiene la mano. Il ginecologo mi spreme quell'odioso gel freddo sul ventre e muove la sonda in cerca del bambino.

Damage - Una rosa dal cementoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora