10. Capitolo dieci

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Punto di vista: Mattia

Lunedì. Sono felice. La psicologa mi ha detto di iniziare oggi con Clarissa. So che mi odia, l'ha detto esplicitamente anche lei. Ma non m'importa, perché io non la odio e mi farò volere bene senza che se ne accorga.

Nelle lezioni del mattino non ho avuto nessun corso in comune con lei, e non penso di averlo nemmeno al pomeriggio quindi dovrei parlarle durante la pausa pranzo in mensa. Prendo un vassoio e mi metto in coda per aspettare la schifezza che dovrebbe essere il pranzo.

Nel frattempo che aspetto il mio turno, mi guardo in giro per vedere dove si è seduta Clarissa e noto che sta seduta in un tavolo da sola. Non ha nemmeno quel ragazzo che le sta sempre vicino. Finalmente arriva il mio turno e dopo aver preso il pranzo vado a sedermi a tavola con Clarissa.

"Hey, so che mi odi ma penso che sarà divertente passare del tempo insieme" dico d'un fiato. Lei mi guarda dritto negli occhi.

"Se ti aiuto è solo perché me l'ha detto la psicologa e non perché sei tu" dice appoggiando sul vassoio il pane "E tanto per la cronaca, io non sarò mai dolce per te"

"Non ti ho mai chiesto di esserlo" dico alzando le spalle

"Bene. Iniziamo dopo scuola. Alle 16 in biblioteca"

"Perché non in atrio? Ci sono dei tavoli apposta" ribatto. La biblioteca è così silenziosa.

"In biblioteca" ripete e vedo avvicinarsi quel ragazzo, che si siede vicino a lei. Lo saluta.

"Luca, lui è Mattia, Mattia, lui è Luca" dice e finisce il pranzo. Luca mi tende la mano e gliela stringo.

"E' lui il ragazzo che devi aiutare?" chiede. Lei annuisce. "Beh amico, buona fortuna" dice ridendo. Lei guarda se ho qualche reazione.

"Sta scherzando" mi sussurra. Inizio il mio pranzo e scopro che Luca è il suo migliore amico.

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Sono le 16. Devo correre, sono in ritardo. Clarissa sarà incazzata per il mio ritardo. La biblioteca è dall'altra parte da dove sono io quindi ci metto un po'.

Otto minuti dopo entro in biblioteca e inizio a cercare Clarissa. Ho pensato ad un modo per ammorbidire un po' il carattere di Clarissa e forse dovrei solo conoscerla meglio e lasciare che lei conosca meglio me. Se è così stronza e distaccata ci sarà pur un motivo e non è solo perché mi odia. Per questo voglio scoprirlo e, chissà, magari riuscirò anche io ad aprirmi. Pensandoci bene, potrei fare in modo che lei si apra con me se io mi aprissi con lei. Le faccio capire che di me si può fidare. Trovata!

"Scusa" le dico. Ha già i libri aperti sul tavolo e i suoi appunti davanti.

"Tranquillo. Sono appena arrivata anche io" dice mentre mi siedo "Avevo pensato di iniziare dagli esami dove ti hanno bocciato"

"Raccontami di te" dico guardandola. Non se l'aspettava.

"Non è lo scopo di quello che stiamo facendo" risponde lei, fredda.

"Lo so, ma vorrei conoscere chi mi dovrà aiutare per i prossimi mesi"

"Possiamo evitare queste cazzate e studiare?" dice porgendomi un libro

"Ciao", dico "Sono Mattia e vado dalla psicologa. Ho una gemella e riusciamo a sentire le stesse sensazioni. Mia madre ha il cancro e mio padre è violento" Abbasso la voce mentre riassumo la mia storia, lei mi osserva, sconvolta e sorpresa. "Ora è il tuo turno"

"Tuo padre è violento?" chiede. Io annuisco.

"Raccontami la tua storia ora" ripeto. Lei mi fissa in silenzio, non sa se domandarmi altro o se raccontarsi.

Damage - Una rosa dal cementoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora