Capitolo 12

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Ora, attraverso l'enorme vetrata del salotto di fronte a me, vedo soltanto lampi che passano da una nuvola scura a quella vicina mentre la pioggia batte incessantemente sul vetro.

"Vieni! Mi è venuta un'idea" esclama e senza lasciarmi il tempo di pensare intreccia le sue dita con quelle della mia mano. Lui si avvia e io cerco di stare al suo passo dato che non sembra avere alcuna intenzione di lasciarmi la mano.

"Non ho la forza per tirare pugni" dico mentre entriamo nella sua palestra personale.

"E chi ha parlato di pugni?" ribatte lui e senza fermarsi attraversiamo tutta la palestra e poco dopo entriamo in un'altra stanza.

È una camera da letto. Probabilmente la camera di Hayden dato che ci sono delle magliette lasciate sopra il letto. I mobili sono tutti stile minimal, di legno scuro fatto salvo il grande armadio nella parete di fronte al letto che invece è di colore bianco.

Lui mi lascia la mano e si dirige verso una porta a vetri dalla parte opposta della stanza mentre io mi guardo attorno. A parte quelle magliette sul letto il resto della stanza è perfettamente pulito ed in ordine.

Una volta aperta mi invita a raggiungerlo e io lo faccio.

Quella porta dà su un terrazzo, un'enorme terrazzo pavimentato in finto parquet color ciliegio. Fuori piove, ma vicino alla porta c'è una pompeiana in legno coperta che crea uno spazio al riparo dalla pioggia. Rimango lì sotto a guardarmi intorno, il terrazzo è abbastanza grande da poterci organizzare anche una piccola festa se si volesse. Nell'angolo opposto c'è un gazebo che tiene al riparo un tavolo con sei sedie, rigorosamente tutto in legno. Hayden si avvicina a un pilastro della pompeiana ed allunga una mano per sentire la pioggia.

"Bello il tuo terrazzo, ma che ci facciamo qui?" dico affiancandomi a lui.

Lui senza dire nulla esce sotto la pioggia mi prende le mani così all'improvviso mi ritrovo all'asciutto mentre le mie mani intrecciate alle sue cominciano a bagnarsi con le prime gocce di pioggia.

"Vieni" dice lui con uno sguardo dolce mentre ormai è bagnato dalla pioggia.

La sua maglietta bianca si è ormai appiccicata completamente al suo corpo mettendo in risalto ogni singolo muscolo. Potrei rimanere a guardarlo per ore.

"Sei matto. Ti ammalerai" dico e cerco di avvicinarlo a me per farlo tornare all'asciutto, ma lui senza particolare sforzo oppone resistenza.

"Esci." dice Hayden senza però forzarmi in alcun modo.

"Perchè mai dovrei uscire sotto la pioggia?" dico confusa "Rientra" insisto.

"Forza, vieni" dice ancora dolcemente dopo aver fatto un passo verso di me rimanendo comunque fuori dalla pompeiana.

"Qui piove e sotto la pioggia puoi piangere quanto vuoi, non se ne accorgerebbe nessuno. E poi..." dice ma si ferma a metà frase mentre fa un passo indietro.

Il mio sguardo è legato al suo come una calamita lega a sé il ferro ed inevitabilmente, guardando il suo bel viso bagnato dalla pioggia, lo seguo. Basta un solo passo avanti e mi ritrovo sotto la fredda pioggia che comincia a bagnarmi i capelli e i vestiti.

"E poi?" lo invito a completare la frase senza staccare il mio sguardo dal suo.

Lui si avvicina e porta le mie mani dietro la sua schiena all'altezza dei suoi fianchi prima di stringermi al suo petto.

"E poi volevo stringerti forte." ammette lui.

Le lacrime ormai scorrono senza controllo mescolandosi alla pioggia mentre la mia guancia poggia sulla sua maglietta bagnata.

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