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Qualcosa mi tocca una guancia. Apro gli occhi e daddy cerca di svegliarmi
"Forza principessa è ora di svegliarsi
" Mmm ho troppo sonno" biascico girandomi dall'altro lato. Ma poi mi ricordo che giorno è oggi e mi alzo di scatto. Philip ride come un matto, dio quanto è bella la sua risata
"Non ridere di me" dico facendo la finta offesa.
"Certo che no". Sono molto tranquilla, non faccio capricci e mangio tutto. Voglio davvero andare a Parigi. Le valigie sono già in macchina. Chissà a che ore si è svegliato, mi sento un po' in colpa.
"Daddy, quanto hai dormito?" gli chiedo guardandolo
"Molto boco" risponde sbadigliando
"Mi dispiace avrei dovuto aiutarti"
"Lo hai fatto ieri preparando la tua valigia. Certo c'è voluta qualche sculacciata di troppo ma alla fine hai obbedito"
"Ehm si scusa, di nuovo" dico ricordando le mie urla di dolore.
Un taxi ci porta in aeroporto. Mi piace tantissimo questo posto. Vorrei conoscere la meta di tutte le persone che ci sono. Mentre sto attraversando la strada sento Philip che urla il mio nome. Mi strattona e cado all'indietro mettendo male il braccio. Philip però non fa in tempo a scansarsi e la macchina lo prende in pieno, sgomma e scappa. C'è sangue ovunque e lui non si muove più. Mi alzo ignorando il dolore al braccio e gli corro in contro. Lo scuoto, cerco di svegliarlo. Lo schiaffeggio pure ma niente. Qualcuno chiama un ambulanza. Ci caricano sopra e partiamo a sirene spiegate. Lo rianimano due volte. Ti prego non morire, ti prego non morire. Sono le uniche parole che riesco a ripetermi. Quando arriviamo in ospedale ci separano. Non vorrei lasciarlo ma mi obbligano a farlo.
"C'è qualcuno che possiamo chiamare?" mi chiede il dottore mentre esamina il braccio.
"Ss-i" non sento più niente, il dolore al braccio è sparito. Ti prego non morire. Lo ripeto come un mantra, più lo penso e più sarà vero. Ad un certo punto un leggero bussare mi distoglie dalla mia preghiera. Jason entra e mi abbraccia. So che lo ha visto.
"Come sta?" gli chiedo guardandolo. Credo di essere sotto choc ma per adesso mi importa solo di sapere che è vivo. L'ortopedico ci lascia soli.
"È vivo" tiro un sospiro di sollievo ma Jason non sorride
"C'è dell'altro vero?" lui annuisce e si siede vicino a me
"Lo stanno operando alla testa. L'impatto con l'auto è stato molto forte. Gemma non sappiamo se si risveglierà mai o in che condizioni sarà se mai aprirà gli occhi". Non mi nasconde la verità e gliene sono grata
"Lo posso vedere?"
"Adesso no. Ti faccio medicare il braccio e poi aspetti in sala d'aspetto con gli altri"
"Gli altri?"
"Tutta la famiglia è qui".
Tutti? Ma quanto tempo è passato? Sono stata occupata a pregare che fosse vivo e non mi sono accorta di quello che mi succedeva intorno. Non oppongo resistenza. La fasciatura è stretta ma almeno il dolore è più lieve. Non mi va di vedere nessuno per adesso e Jason sembra capirlo.
"Gemma ti va di aspettare nel mio studio?" sono sollevata da questa richiesta
"Si perfavore". Mi fa accomodare su un piccolo divanetto.
"Ci vorranno molte ore, perché non riposi un po'?" mi suggerisce premuroso.
"Va bene ci proverò". Mi lascia e torna a lavoro. Sono sola e ho paura che ci rimarrò per molto tempo. Naturalmente non sono riuscita a chiudere occhio. Sono passate 6 ore e ancora non so niente. Non posso stare rinchiusa qui dentro. Decido di raggiungere gli altri, mi faccio indicare la sala d'aspetto e faccio il mio ingresso. Sto per girare l'angolo quando sento quello che il dottore dice alla famiglia
"Non sappiamo se si risveglierà e in che condizioni sarà se mai aprirà gli occhi. Il suo cervello ha subito un grave danno. Dobbiamo solo sperare che l'operazione sia riuscita ma lo sapremo solo quando si sveglierà" Corro, corro più veloce che posso ed esco fuori. Sono scioccata, piango disperatamente fino a che due braccia forti non mi sorreggono.
"Sssh bambolina, ci siamo qui noi per te" alzo la testa e Lia sta piangendo come me.
"Posso vederlo?"
"Solo per qualche minuto". Quando arrivo in terapia intensiva mi faccio coraggio ed entro. È pieno di tubi e la testa è fasciata. Gli prendo la mano. È così freddo. Ti prego non morire, riesco solo a pensare questo. Quando Jason mi viene a prendere faccio fatica a staccarmi da lui.
"Gemma ti prometto che ti porterò qui tutti i giorni ma adesso dobbiamo uscire. Fallo per lui" mi convinco ed esco. Che ne sarà di me adesso? Torniamo in sala d'aspetto e la mamma di Philip mi corre in contro e scoppia a piangere.
"Temevo ti fossi fatta male" dice singhiozzando. Tutta la famiglia mi abbraccia. Ma non riesco a guardare nessuno negl'occhi. È colpa mia, smettete di abbracciarmi. Non riesco a dire nemmeno una parola. Non capisco cosa dice Jason agli altri. Forse lo informa su dove starò o forse parlano di Philip. Poco importa tanto non riuscirei a prestare attenzione.
Adesso siamo in macchina. Chissà chi andrà a riprendere la nostra macchina e le valigie? Che fine hanno fatto? Lia mi tiene la mano ma non dice niente, non c'è bisogno di aggiungere altre parole. La macchina si ferma e siamo a casa mia.
"Ho pensato che potresti prendere quello che ti serve" sapevo che Jason mi avrebbe ospitato, non avrebbe mai lasciato che rimanessi in casa da sola. Annuisco, incapace di fare altro. Mi faccio coraggio e entro. Prendo della roba a caso, non mi importa. Mi fermo nella nostra camera. Mi rifugio nel mio angolino e piango. Sono sola, lui per adesso non è qui. Non riesco a smettere di singhiozzare. In valigia metto anche una nostra foto. Forse ci sto mettendo troppo infatti Jason sale a vedere e mi trova la seduta mentre fisso un punto a caso, incapace di muovermi
"Ehi ehi, non fare così. Vedrai che tutto si sistemerà". Non si aggiusterà niente, io lo so, tutti lo sanno. Jason si abbassa al mio livello e tenta di consolarmi ma la sua posizione mi ricorda quando lo fa Philip, non ci riesco. Mi alzo di scatto, prendo la borsa e scendo le scale
Non volevo essere brusca ma dovevo scacciare via quell'immagine. Lui non è qui e forse non ci sarà più. Salgo in macchina e Jason fa lo stesso. Il viaggio è silenzioso, Lia dorme. Beata lei. Vorrei spegnere il mio cervello, dammi un po' di tregua.
Quando arriviamo mi aiutano a sistemarmi. Sono molto gentili ma riesco solo a pensare a Philip, solo a lui. A cena non mangio niente e Jason non insiste.
"Gemma ti ho messo degli asciugamani puliti in bagno, metto a letto Lia e poi ti raggiungo" annuisco e saluto Lia che mi abbraccia forte.
Non sarò più nemmeno una little, per adesso non ho più il mio daddy. Ma io lo rivoglio. Inizio a singhiozzare mentre sono davanti allo specchio. Cerco di darmi un contegno, non voglio essere un peso per loro, chissà per quanto dovranno ospitarmi. Non voglio che Jason mi rimbocchi le coperte, voglio che lo faccia Philip. Voglio addormentarmi mentre mi sussurra di quanto sono brava e ubbidiente. Non avrò più niente di tutto questo. Jason bussa piano e entra
"Ehi, ti serve qualche cosa?" mi sforzo di rispondere
"No grazie" I miei occhi sono rossi e mi bruciano un po'
"Il braccio ti fa male? È una brutta distorsione" dice Jason guardandolo.
"Un po. Cerco di muoverlo il meno possibile" Lui annuisce proprio come faceva Philip quando sono arrivata a casa. Il suo sorriso mi faceva sentire al sicuro. Forse è questo che cerca di fare Jason, vuole farmi sentire protetta.
"Gemma posso darti un calmante per dormire se vuoi" lo accetto, devo essere lucida per quando andrò da lui.
"Se hai bisogno svegliami, ok?"
"Si, grazie per l'ospitalità" dico abbassando lo sguardo. Lui accenna un sorriso ed esce. Non deve essere facile nemmeno per lui, è il suo migliore amico. Il calmante fa effetto e dormo per quasi 4 ore. Poi però quando mi sveglio non riesco più a dormire. Scendo in cucina e mi faccio un po' di latte. Ripenso a quando lo bevevo con la testa appoggiata alla sua spalla mentre lui si prendeva cura di me, mi rilassava così tanto. Non riesco a fermare le lacrime. Mi siedo su uno sgabello e aspetto che il latte si scaldi. Dopo un po' sento dei passi, è Lia.
"Ehi. Vuoi un po' di latte?" chiedo asciugandomi le lacrime
"Si grazie" si siede vicino a me e aspettiamo in silenzio.
"Gemma si risolverà tutto" dice stringendomi la mano.
"Non so se ci riesco" dico iniziando a singhiozzare
"Si che ci riesci. Sei la persona più forte che conosco. E quando Philip si sveglierà potrai minacciarlo con tante punizioni per averti fatta spaventare a morte" ridacchio un po' e sono grata a Lia per aver provato a farmi ridere.
"Tanti calci nel culetto ecco cosa si merita" ridiamo ancora un pochino. Beviamo il latte e poi Jason ci raggiunge.
"Buongiorno belle bamboline. Vi preparo la colazione". Riesco a mangucchiare solo un biscotto ma nessuno dice niente. Philip mi avrebbe rimproverata e forse anche punita. Sono molto magra lo so. Quando arriviamo in ospedale lui non c'è e vado nel panico.
"Dove lo hanno portato?" chiedo alzando la voce. Jason parla con un paio di medici e scopre che sta facendo una TAC. Quando lo riportano in terapia intensiva gli prendo la mano e gliela stringo.
"Sono qui amore mio, sono qui" spero possa sentirmi. Lotteremo insieme.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora