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Colui che mi aveva presa in ostaggio fece scivolare quel suo falso tocco gentile lungo la mia spalla, muovendosi lentamente dietro di me, per poi afferrare un boccolo e cominciare a rigirarselo tra le dita, proprio nell'istante in cui avanzò in avanti, e fui capace di scorgere la sua figura slanciata.

Indossava un paio di anfibi neri e un jeans attillato dello stesso colore, come la maglietta che copriva il suo petto al di sotto di un giubbotto di pelle.

Un sorriso maligno prese possesso del suo volto dai lineamenti scolpiti, così magro da apparire quasi scavato: capelli corvini, occhi che parevano due abbaglianti fanali del colore del mare, piercing al lato del naso e al labbro inferiore.

Strabuzzai gli occhi alla vista di quel ragazzo, incredula e nel panico più totale, chiedendomi come potesse essere possibile: mi sarei aspettata chiunque, veramente di tutto, meno che quello.

Meno che lui.

"V-Victor?"

Rimasi a fissare la sua figura per istanti che parvero infiniti, allibita. Mi fece un occhiolino.

«In carne e ossa, piccola Ambs».

Il ragazzo sorrise maligno, posizionandosi esattamente dinanzi a me in quel garage dai muri in pietra.
Mi chiesi cosa diavolo stesse succedendo.

Nonostante non avesse dimostrato di essere la persona migliore del mondo, Victor era pur sempre stato ospitato dai ragazzi, i quali si fidavano ciecamente di lui, per una settimana intera...

Poi, dopo la notte dell'incontro di Louis, quella fatidica notte in cui tutto, in parte anche a causa di Victor, era andato per il peggio, era scomparso nel nulla, senza lasciare alcuna traccia.

Come poteva essere possibile che, per tutto quel tempo, avesse finto spudoratamente coi ragazzi?

Fu solo in quel momento che realizzai.
Realizzai ogni cosa.

«Ti starai chiedendo per quale motivo mi trovi qui, presumo» sorrise sornione, incrociando le braccia al petto magro. Trasalii al solo suono della sua voce, che quasi rimbombò tra le pareti di quell'area sotterranea.

«T-Tu...» pronunciai, ancora incredula, pronta ad affermare ad alta voce la raccapricciante realtà dei fatti, «non era niente vero. Hai finto di essere amico dei ragazzi, quando in realtà sei stato mandato per conto di Jacob. Non è così?» strinsi i pugni legati dietro la schiena, percependo le unghie penetrarmi nella carne.

Il ragazzo poggiò una mano sulla sedia alle mie spalle, avvicinandosi con una lentezza disarmante a me. Improvvisamente, desiderai di allontanarmi il più lontano possibile da quello spaventoso ragazzo dalle mille facce. «Wow, Amber, non ti facevo così intelligente» sussurrò al mio orecchio, provocandomi brividi di disgusto per la persona ipocrita e doppiogiochista che era.

Si ritrasse di poco da me, in modo tale da guardarmi negli occhi, e nei suoi scorsi tutta la malvagità che per tanto tempo aveva nascosto dietro un ghigno divertito e quasi amichevole. Mi diede il voltastomaco.

«Il tuo fratellone era veramente preoccupato per te, sai? Aveva paura che Parker avrebbe allungato troppo le mani, che si sarebbe approfittato di te, il che è piuttosto ironico se ci pensi, dato che è stato proprio grazie a Jacob, se Louis ti ha conosciuta» il ragazzo rise di gusto, come se avesse appena pronunciato una barzelletta davvero divertente. «Sai, quando ti ha buttata in mezzo a una strada, per far sì che ti prostituissi. Ricordi?» assottigliò le palpebre e inclinò la testa da un lato, ghignando. Non potei fare a meno di strizzare gli occhi alla memoria di quella sera, tentando invano di rimuoverla dalla mia mente.

Ti Salverò La Vita StanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora