.13. .Part One.

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Amber

Dopo avermi avvisata che anche quella sera avrebbe avuto un incontro, Louis aveva passato tutto il pomeriggio con me, nella mia stanza.

Non approvavo affatto il suo stile di vita, ma ormai avevo capito che, in fondo, non ero nessuno per convincerlo a trovare di meglio.

Eppure, una cosa me l'ero fatta promettere: sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe chiesto a uno dei ragazzi di rimanere con me.

Capivo perfettamente il suo timore, era da troppo tempo che Jacob non si faceva vivo, e questo poteva significare solamente due cose: o stava attuando un piano per trovarmi, oppure si era rassegnato, e non avrebbe più cercato di riportarmi a casa.
Sfortunatamente però, conoscendo Jacob l'opzione più plausibile era la prima...

E Louis lo sapeva.

Tuttavia, ero stanca di essere trattata come una bambina, e quella situazione sarebbe dovuta cambiare.

Probabilmente, molto presto gli avrei parlato di qualcosa che mi ronzava in testa da un po' di tempo: avrei voluto trovarmi un lavoro.

Non volevo più dipendere da nessuno, desideravo sentirmi capace di realizzare qualcosa nella vita, e quello sarebbe stato un piccolo passo verso una grande vittoria.

Prima di andarsene, Louis aveva deciso di lasciarmi un bacio, il secondo in quella giornata... Cosa significava?

Sinceramente, non sapevo nemmeno cosa fossimo: mi toccava aspettare per capirlo,  e vedere come sarebbero andate le cose.
Ma se durante l'attesa avessi ricevuto altri baci da parte di Louis...

Allora non sarebbe stato poi così malvagio, aspettare.

Tutto di lui mi attraeva: i suoi modi di fare dolci, quegli occhi di ghiaccio puntati nei miei, il suo tocco delicato sulla mia pelle, che sembrava andare a fuoco ogni qual volta mi sfiorasse...

Il pensiero che avrebbe potuto farsi del male quella sera mi terrorizzava, e non avere voce in capitolo mi rattristava.
Avrei solamente voluto vederlo tornare a casa indenne e sapere che stava bene:
ogni volta che usciva da quella porta per andare a un combattimento, non riuscivo a pensare ad altro.

Come previsto, rimasi sola con Zade: lui non mi inquietava più come prima; piuttosto, mi sentivo profondamente a disagio quando lo avevo attorno.

Non sapevo nemmeno come avrei dovuto comportarmi con lui, se rivolgergli la parola, oppure se farne semplicemente a meno: immaginai lo avrei scoperto presto dato che, presa dalla fame, decisi di scendere al piano inferiore per mangiare qualcosa.

Nel salone trovai Zade, comodamente seduto intento a guardarsi la televisione, così decisi di provare a parlargli.

«Cosa c'è da mangiare?» 

Lui mi rivolse uno sguardo sbrigativo, prima di tornare con gli occhi fissi sullo schermo.

«Ormai sei di casa, non serve che lo chiedi a me» sbottò, alzando di tre tacche il volume del televisore.

Mio Dio, che antipatico.

«Come non detto. Farò di testa mia».

Varcai la soglia della cucina e, dopo aver controllato cosa ci fosse nel frigorifero, decisi di prepararmi una semplice insalata e un po' di pasta.

Misi l'acqua a bollire, poi afferrare un succo di frutta e, appoggiata al bancone in marmo bianco, cominciai a berlo, perdendomi nei miei pensieri.



Zade

Mentre guardavo la televisione, pensai a ciò che mi stava tormentando da quando Isaac mi aveva detto quello che Amber aveva fatto.

Ti Salverò La Vita StanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora