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Amber

«Devi sapere che l'ambiente in cui sono cresciuto non è mai stato tranquillo, come praticamente quello di ogni singola persona che vive in questa casa. Credo di dover cominciare dal principio, a questo punto. Perciò...» Louis si interruppe per un istante, fissando il pavimento della cucina. Prese un lungo respiro prima di continuare, «avevo tredici anni quando, in seguito a mia madre, anche mio padre ci lasciò a causa di una brutta malattia».

Strabuzzai gli occhi a quelle parole, e dopo un primo momento di stupore aprii la bocca per dire qualcosa, ma Louis mi bloccò subito.

«Tranquilla, Ambs, non dispiacerti» mi rivolse un debole sorriso, e io assunsi un'espressione triste, ma non dissi nulla.

In fondo conoscevo bene la sensazione che si provava quando qualcuno cercava di compatirti dopo aver raccontato la tua storia: non faceva altro che farti sentire dannatamente peggio.

Per questo, rimanere in silenzio e lasciare che Louis proseguisse col racconto era la cosa più giusta da fare. Mi appoggiai al bancone alle mie spalle e puntai lo sguardo nel suo, facendogli capire che avrei ascoltato qualunque cosa avesse avuto da dirmi senza interferire.

Louis rimase in silenzio a lungo, prima di riprendere a parlare.

«Vedi, da giovane, mio padre era il pugile più famoso della sua città: è sempre stata la sua passione, che negli anni ha tramandato anche a me. Quando però scoprì di essere malato, capì di dover rinunciare al suo sogno per sempre. All'epoca ero davvero molto piccolo. In punto di morte, mio padre mi ha fatto promettere una cosa... una promessa che mai, nella vita, potrò spezzare: mi ha chiesto di continuare a coltivare le mie passioni come lui non aveva potuto fare, non importa a quali avversità sarei dovuto andare incontro. Mi ha fatto promettere di fare nella vita ciò che mi avrebbe reso felice» dichiarò.

Osservai attentamente i suoi occhi cristallini, notando che non mostrassero tristezza o dolore a quelle parole, bensì quasi... serenità.

Come se, nonostante il padre fosse morto, Louis riuscisse a mantenere vivo il suo ricordo tramite la piccola promessa che gli aveva fatto.
Era una cosa talmente toccante che, in breve tempo, i miei occhi si fecero lucidi.

«Io e mia sorella minore a quel punto siamo stati affidati a nostra zia, una donna che, devo ammettere, non ci ha fatto mancare nulla».
Il mio silenzio durò relativamente poco perché, non appena pronunciò quelle parole, non riuscii a trattenermi dal dirglielo.

«Oh, Louis... non credevo avessi una sorella» pronunciai visibilmente stupita, ed ebbi esattamente la stessa reazione che Louis si aspettava da me, perché mi rivolse un piccolo sorriso amaro.

«Non parlo spesso di lei, in effetti. Penso mi odi, anche se tutto ciò che ho fatto, in realtà, è stato solo per proteggerla» fissò il pavimento per un attimo, e io mi domandai per quale motivo sua sorella fosse arrivata a odiare una persona così altruista come Louis.

Quando il ragazzo sentì il mio sguardo insistente su di sé in attesa del resto del racconto, capì che non lo avrei più interrotto.

«L'unico problema di vivere dalla zia era il quartiere in cui risiedeva: era pieno di criminali, alcolizzati, persone capaci di qualunque cosa; un posto da cui avrei voluto tenere Allie, la mia sorellina, lontana il più possibile. Frequentando la scuola del quartiere mi ritrovavo spesso in mezzo a delle risse per difenderla, perché molti ragazzini, vedendola nuova e indifesa, si avvicinavano a lei tentando di importunarla e molestarla. Questo mi mandava fuori di testa» la sua espressione si fece più aspra a quel pensiero, e lo vidi stringere forte le dita in un pugno, poggiando l'altra mano sul bancone alle mie spalle.

Ti Salverò La Vita StanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora