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«Amber, che diamine fai ancora a letto? Ti ho detto di muoverti, stupida scansafatiche!»
Una voce proveniente dallo stipite della porta urlò improvvisamente, facendomi sobbalzare dallo spavento.

Spalancai gli occhi, sollevando all'istante il busto sul letto e osservando la figura di colui che, con tanta brutalità, mi aveva svegliata.

«Allora? Ti alzi con le buone, o devo forse usare le cattive?» sbraitò di nuovo la voce profonda di mio fratello, portandomi a osservare i suoi lineamenti tesi: quegli occhi scuri e furenti di rabbia mi parlavano, assicurandomi che avrei fatto meglio ad alzarmi, o sarebbe stato peggio per me.

Emisi un sospiro di sconforto, per poi decidere di fare ciò che Jacob mi aveva chiesto.
Mi alzai dal letto e strofinai piano le nocche contro le palpebre mentre, lentamente, avanzai verso la figura imponente di mio fratello.

Mi presi un istante per far vagare lo sguardo lungo le pareti blu della stanza piuttosto spoglia in cui risiedevo, prima di posarlo sull'oggetto appeso al soffitto che segnava un orario improponibile: le sette e un quarto del mattino.

«Dio, Jacob, ma hai visto che ore sono? Ti sembra il caso?» domandai cauta, non volendo irritare mio fratello più di quanto già non lo fosse.
Sapevo bene quali sarebbero potute essere le conseguenze, se solo avessi aggiunto una parola di troppo.

Prima di rispondermi, il ragazzo mi squadrò dalla testa ai piedi con aria di sufficienza, mettendomi fortemente a disagio.

«Oggi pomeriggio verranno i miei amici a casa, dobbiamo discutere di affari. Cerca di vestirti e di cominciare a pulire tutto prima che arrivino: c'è un porcile qui» ordinò Jacob, prima di tirarmi un'ultima occhiata torva senza alcuna ragione e uscire dalla mia camera, sbattendo la porta.

Trasalii per la violenza del suo gesto, nonostante avrei dovuto essere abituata a quel tipo di reazione.

Dopo aver tirato un lungo sospiro, mi diressi verso l'armadio in legno posizionato al fondo della stanza, scegliendo di indossare una canottiera azzurra e un paio di pantaloncini di jeans neri, sentendo tutto l'odio trasmesso da Jacob ancora sulla mia pelle.

Assalita da mille pensieri, osservai distrattamente la mia figura allo specchio mentre mi cambiavo: ciò che ritraeva era una ragazza magra dalla carnagione chiara, boccoli biondi e occhi azzurri come il mare, un seno fin troppo prosperoso per i miei gusti: ero l'esatto opposto di Jacob, mio fratello, moro dagli occhi scuri e carnagione olivastra.

Spesso stentavo a credere che ci fosse realmente un legame di sangue tra noi, e non soltanto per le nostre caratteristiche fisiche completamente differenti, bensì, anche per i nostri caratteri totalmente opposti: io ero sempre stata una persona gentile dall'animo buono, e un tempo anche Jacob lo era, prima che ogni cosa cambiasse.

Prima dell'abbandono dei nostri genitori avevamo infatti un bellissimo rapporto, mio fratello mi adorava, era protettivo nei miei confronti e credeva di non essere capace di farmi del male: dopo essere finiti in una comunità, però, mio fratello si era trasformato in una persona completamente diversa, e nonostante avessi provato innumerevoli volte a scoprire il perché, lui si ostinava a non parlarmene.

Avevo smesso di farmi domande dopo l'ultima volta in cui, fiduciosa di ottenere una risposta, avevo scatenato in lui una reazione iraconda ed esplosiva.

Sì, il giorno dopo si era scusato, e sembrava sinceramente mortificato per avermi fatto del male... ma il pentimento non era bastato a farlo smettere.

Era proprio per questo che, ormai, la mia vita era composta di ordini che Jacob mi impartiva e che io eseguivo senza proferir parola, pur di non avere a che fare con la furia che prendeva il suo possesso ogni qual volta venisse contraddetto.

Ti Salverò La Vita StanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora