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Louis

In macchina, quella sera, eravamo tutti tesi: mi trovavo alla guida con Zade al mio fianco, mentre Nolan, Lincoln e Isaac sedevano nei sedili posteriori.

In quello spazio ristretto si respirava aria di tensione, ognuno di noi pareva perso nel proprio mondo di pensieri inestricabili, mentre il rombo del motore dell'auto in movimento era l'unico sottofondo concesso ai nostri innumerevoli quesiti.

A quanto pareva, Victor aveva dato a Zade l'indirizzo di Jacob senza alcun problema. Sapevamo bene quanto non ci si potesse fidare di uno come lui, ma al momento non avevamo altra alternativa, se non quella di fare un tentativo.

Sarebbe stato l'indirizzo giusto?

Cos'avremmo trovato, una volta giunti lì?

Amber stava bene?

Era da giorni che non rispondeva ad alcuna chiamata, neppure quelle di Claire, e questo ci aveva portati a una sola conclusione: Jacob doveva averla trovata, e poteva essere in pericolo.

Mi auguravo che nessuno avesse osato torcerle anche solo un capello: in caso contrario, non avrei avuto pietà per nessuno.

«Non sappiamo se Jacob sia solo, se abbia Amber con sé. Se sia armato» spezzai il silenzio di punto in bianco, e al pronunciare quella parola, percepii Zade irrigidirsi al mio fianco.

«Non sappiamo nulla, ed è proprio per questo che dobbiamo tenere gli occhi ben aperti, e restare uniti. Siete tutti d'accordo?» domandai infine in cerca di assenso da parte degli altri, che ben presto arrivò.

Si udì un sospiro dai sedili posteriori, preceduto da una voce che parlò.

«Spero solo che Amber stia bene... non merita tutto questo. Non merita altro dolore».

Lincoln, seduto nel centro, passò una mano sulla poca barba scura del viso quando parlò: i suoi occhi castani erano impensieriti, le labbra rivolte in una smorfia amara.

«Già» concordò Nolan, la mano intrufolata in una massa scompigliata di capelli biondi.
«quella ragazza è troppo buona per questo mondo» abbozzò un sorriso triste, poggiando i gomiti sulle gambe fasciate da un pantalone stretto e guardando dritto davanti a sé.

«Louis, svolta a sinistra: ci siamo quasi» fu tutto ciò che invece disse Isaac.

Feci come mi venne chiesto, e nel momento in cui vidi apparire una villa apparentemente in mezzo al nulla spensi il motore della macchina, cominciando a sentire l'adrenalina scorrere nelle ossa.

Rimanemmo per un istante tutti in silenzio, osservando quelle pareti dipinte di bianco, la porta in legno e un ampio e aperto giardino dalle vaste siepi: Amber poteva trovarsi lì, oltre quel varco perfettamente curato.

Fremetti dalla voglia di entrare e spaccare la faccia a chiunque avrebbe osato mettersi sulla mia strada.

«Louis».

La calma e serenità con cui Zade pronunciò il mio nome mi colse alla sprovvista, riportando per un attimo alla mia mente un tempo passato, in cui io e il moro non eravamo altro che due inseparabili amici pronti a combattere contro il mondo intero, insieme.

Se solo avessi saputo che sarebbe andata a finire molto, molto diversamente.

Mi voltai verso di lui senza far trasparire alcuna emozione, e notai che lui fece lo stesso: i suoi occhi scuri parvero vitrei, privi di sentimento; eppure lo vidi.

Vidi uno spiraglio del mio vecchio migliore amico.

«Comunque andrà stasera...» si bloccò, connettendo le nostre pupille in modo tanto intenso quanto sincero, «sappi che mi dispiace. Mi dispiace per tutto». Confessò, prima di voltare lo sguardo e osservare un punto fisso davanti a sé, mostrandomi il suo profilo lineare.

Ti Salverò La Vita StanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora