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«Un caffè macchiato, per favore».

«Arriva subito, si accomodi pure».

Un signore di mezza età situato dietro il bancone in legno scuro di un bar mi sorrise, indicandomi i tavolini liberi.

Mi limitai ad annuire, sovrappensiero, per poi prendere posto vicino a una vetrata trasparente che dava la possibilità di osservare l'esterno.

Dopo l'incontro con Lily, una delle ragazze che faceva parte del giro di prostituzione di Jacob, avevo alternato momenti di corsa per allontanarmi il più presto possibile dal mio tremendo passato, ad altri di camminata, per quella che mi era sembrata un'eternità. Finalmente ero riuscita a raggiungere un posto in cui qualche locale aveva cominciato ad aprire, nonostante fossero solamente le sei del mattino.

Non avevo mai gradito particolarmente il gusto amaro del caffè, ma in quel momento avrei ordinato qualunque cosa, pur di sedermi anche solo per un istante di riposo in un luogo all'apparenza tranquillo.

«Ecco a lei il suo caffè».

La voce di una ragazza ben vestita che mi si presentò davanti mi fece sobbalzare: la osservai appoggiare la tazzina dal liquido fumante dinanzi a me, portare indietro i capelli di un castano intenso e sorridermi, obbligandomi a restituirle quel sincero sorriso.

Seguii i suoi passi con lo sguardo quando si allontanò da me per raggiungere nuovamente il bancone, dove cominciò a intraprendere un'allegra chiacchierata con il barista che aveva preso la mia ordinazione.

I due interloquirono con una tale scioltezza e trasparenza da sembrare quasi padre e figlia. Osservando quella scena, non potei fare a meno di pensare alla mia vita se fossi stata, come quella ragazza, una semplice barista in un quartiere qualunque di Londra, se avessi fatto parte di una famiglia normale, ordinaria, una di quelle che mai sognerebbero di abbandonare i propri figli.

Nella mia vita non c'era mai stato niente di minimamente paragonabile alla normalità, e fu proprio questo pensiero a farmi tornare alla realtà, realtà in cui non ero un altro se non un'orfana in fuga dal fratello e dalle uniche persone al mondo che mi avessero mai mostrato un minimo di affetto.

Sospirai a lungo, cominciando a sorseggiare il caffè che mi era stato gentilmente servito, rivolgendo la vista verso la vetrata che dava sulla strada.

Nonostante fossero le sei del mattino l'atmosfera era ancora buia, e quel piccolo particolare non fece altro che farmi sentire ancora più sola, abbandonata a me stessa, come un triste uccellino che, precipitato dall'albero, non ha modo di fare ritorno al proprio nido.

Tirai un lungo sospiro, e dopo aver preso un nuovo sorso della bevanda calda decisi di tirare finalmente fuori il cellulare dalla tasca della felpa, scoprendo di non avere alcuna notifica, a parte qualche notizia del giorno che soleva apparire nella schermata principale.

Non potevo certo aspettarmi, in fondo, che qualcuno si fosse già reso conto della mia scomparsa. Se lo avessero fatto, in ogni caso, non sarebbe cambiato assolutamente niente.

Nonostante avessi passato solamente una nottata lontana da casa, Louis mi mancava come l'aria: mi mancava il suo profumo al muschio bianco, le sue braccia pronte a stringermi a sé in ogni istante, mi mancavano le sue labbra piene sulle mie, capaci di far nascere in me un quantitativo infinito di piacevoli emozioni, e il suo modo di farmi sentire al sicuro, di farmi sentire a casa.

Reprimere ogni singolo istinto di tornare indietro per non abbandonare mai più il ragazzo dagli occhi di ghiaccio di cui ero innamorata era così arduo da fare male, ma ormai la decisione era stata presa, e nulla avrebbe potuto farmi cambiare idea...

Ti Salverò La Vita StanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora