Lovino si svegliò da solo, ma stranamente era contento. Si sentiva felice, riposato da quelle poche ore prive di sogni più che da settimane e settimane di incubi. Si stiracchiò e si mise seduto, guardandosi intorno.
Dov'è che... giusto, l'infermeria. E se era in infermeria...
Si girò, ma di Antonio nessuna traccia. Notò un bigliettino lasciato sul cuscino e lo aprì, curioso. Dentro, con la sua calligrafia regolare, Antonio gli aveva scritto poche righe, spiegando che era dovuto andare a lavoro e non aveva avuto il cuore di svegliarlo ("sei così adorabile mentre dormi!") e che "se mi cerchi sono di là, querido, chiamami. Ti amo!".
A quanto pare lo spagnolo era sdolcinato nello scritto quanto nel parlato. Sospirò, stringendosi il bigliettino al petto, e si rigirò un po' nel letto, avvolgendosi nelle lenzuola. Che schifo, si sentiva una tredicenne innamorata... ma era fottutamente bello fare il ragazzo normale.
Dopo qualche minuto si alzò, si diede una pulita (dopo tre giorni non aveva esattamente un profumino di rose) e si decise a uscire per cercare Antonio.
Non fu difficile, a dirla tutta. In infermeria c'era solo lui, impegnato a controllare le scorte.
Lo abbracciò da dietro, nascondendo il viso contro la sua schiena.
-'giorno.
Antonio era sobbalzato per la sorpresa, dandogli una piccola soddisfazione, ma quando riconobbe la sua voce si rilassò e allungò una mano all'indietro per accarezzargli i capelli.
-buongiorno, querido!- esclamò contento, girandosi per baciarlo. Lovino trattenne un sorriso soddisfatto, quello sì che era un bel risveglio. Antonio inarcò un sopracciglio -perché sei qui? Dovresti restare a letto.
-non rompere i coglioni- sbuffò, appoggiandosi alla sua spalla -sto bene.
-sei...
-sì, sì, mi sono appena svegliato dal coma e blablabla- roteò gli occhi -ma sto bene.
Antonio lo baciò sulla testa -adesso però torni a letto, okay? Tra un po' dovrebbe arrivare la dottoressa.
-cagacazzi.
-lo so querido- ridacchiò, stampandogli un bacio -ti porto la colazione?
-meh.
-mangiamo insieme?
-mh. Va bene- lo baciò e si allontanò da lui -però non...
-Lovi...?- intervenne una nuova voce. Il ragazzo si voltò e si sforzò di imbastire un sorriso.
-Feli... ciao.
Quello gli saltò addosso e scoppiò a piangere -fratellone! Stai bene? Ti fa male qualcosa? Tutto a posto?
-sì, sì, tranquillo- gli diede qualche pacca sulla spalla -sto bene, Feli.
Il minore singhiozzò contro la sua spalla -ero così preoccupato!
-lo so- lo strinse. Gli parlerò di mamma, pensò, ma ora no, non è il momento -sei stato un grande. Il nonno dov'è?
Feliciano si oscurò in viso -sono due giorni che è chiuso dentro il suo ufficio. Sta pensando a quello che ci sarà dopo, la costituzione, lo stato, blablabla. È venuto a trovarti un paio di volte, ma non sono neanche riuscito a convincerlo a mangiare.
-adesso mi sente- fece per uscire, ma si sentì trattenere per un polso -che cazzo f...- il bastardo, perché di lui si trattava, lo sollevò da terra, se lo mise in spalla, come se non pesasse niente, e si incamminò verso la sua stanza dell'infermeria.
-ti devi riposare- ripeté Antonio. Lovino cominciò a dimenarsi, imprecando, e lo prese a pugni sulla schiena, ignorando la risata di Feliciano.
-ho dormito tre giorni! Direi che sono riposato, no?- sbuffò, colpendolo sulla spalla. Antonio rise.
-non uscirai da qui finché non sarò sicuro al duecento percento che stai bene.
-te lo sto ripetendo da ieri! Sto bene cazzo!
-su, su, non serve fare i capricci- finalmente il bastardo si degnò di lasciarlo andare, posandolo sul letto. Lovino incrociò le braccia al petto.
-ti sei finalmente ricordato che non sono un sacco di patate o hai solo deciso che pesavo troppo?
Antonio rise e lo baciò sulla fronte -i sacchi di patate non fanno così casino.
-gne gne. Tu non trascinarmi in giro e vedi che starò zitto.
-oh, no, adoro i tuoi insulti- gli fece l'occhiolino, e il resto della frase fu un sussurro -e pur di averti tra le mie braccia potrei sopportare di tutto.
-più che tra le braccia ero sulle spalle, cretino- roteò gli occhi e si sdraiò sul letto, imbronciato -almeno ho qualcosa da fare visto che- mimò le virgolette con le dita -"devo riposare"?
Antonio fece per dire qualcosa, ma intervenne Feliciano -vado a prenderti la colazione- gli fece l'occhiolino -farò con calma, non preoccuparti- e trotterellò via, senza dargli il tempo di dire niente.
Lovino sospirò, coprendosi il viso con le mani -che cretino.
-be'...- Antonio gli salì sopra, tenendosi su con le braccia, e lo baciò sulle mani, all'incirca dove ci sarebbero dovute essere le labbra -potremmo fare qualcosa noi due in effetti...
Lovino si tolse le mani dalla faccia, con un sorrisino -vuoi pomiciare, bastardo?
-non sarebbe una cattiva idea- lo baciò, lentamente, schiudendogli le labbra con dolcezza. Si allontanò e gli sorrise -dobbiamo recuperare il tempo perso, no?
-è una bella idea- Lovino gli prese il viso tra le mani, baciandolo per qualche secondo. Si lasciò andare contro il suo corpo, sospirando, poi si allontanò e gli stampò un bacio sulla guancia, con un sorrisino -ma mi devo riposare, no?
Antonio scosse la testa, divertito, e scese a baciargli il collo, lentamente, e al ragazzo ci volle un bel po' per recuperare il suo autocontrollo. Lo spagnolo sorrise contro la sua pelle, godendo dei suoi brividi -allora vorrà dire che ci penserò io.
Lovino mugolò, seppellendogli una mano tra i capelli per stringerselo contro -sei un coglione.
La risata sommessa di Antonio fu incredibilmente irritante, quasi quanto il gemito che, dispettoso, gli uscì dalle labbra dopo l'ennesimo, lungo bacio sul collo. Lo allontanò da sé per baciarlo sulle labbra, e mentalmente rise soddisfatto quando riuscì a far gemere lui il suo ragazzo infilandogli una mano sotto la maglietta e accarezzandogli la schiena.
-hai le mani fredde- mormorò quello contro le sue labbra, facendolo sorridere, e portò anche l'altra mano a ritrovare l'altra, sfiorando i muscoli tesi con i polpastrelli. Antonio espirò di getto contro il suo collo.
-mierda, Lovi!- rise, posando la fronte contro la sua -mi farai venire un colpo.
-ops- gli stampò un bacio -magari è tutto un mio piano per farti fuori.
-perché dovresti?- lo baciò appena sotto l'orecchio -sono il tuo dolce, premuroso fidanzato.
-e sei anche uno stronzo- continuò ad accarezzargli la schiena, lentamente, su e giù. Lo baciò sulla guancia -però hai un bel fisico, te lo riconosco.
Antonio rise ancora e tirò su la testa per guardarlo negli occhi -ti piaccio solo per il fisico?
-hai anche un gran ben culo se è per questo, ma fa parte del fisico, no?- lo baciò sulla guancia -e di me?- bacio sul collo -cosa ti piace?
-tutto- così, di getto, senza neanche pensarci. Lovino rimase in silenzio qualche secondo, senza riuscire a parlare. Non poté fare altro che baciarlo, lentamente, con una mano sulla sua guancia. Antonio gli sorrise, con la fronte contro la sua, e gli stampò un altro bacio -ti amo.
-mh- un bacio. E un altro e un altro e un altro -anch'io, cretino. Però levati, sei pesante.
Antonio ridacchiò e lo baciò un'ultima volta, un po' più a lungo, prima di allontanarsi del tutto e alzarsi in piedi.
-quando ti dimettono recuperiamo- promise, facendogli l'occhiolino. Lovino si tirò su, appoggiando la schiena alla testiera del letto, e roteò gli occhi.
-guarda che dipende da te, cretino.
-non da me, sono solo un assistente- gli fece l'occhiolino mentre andava ad aprire la porta che Feliciano aveva chiuso.
-sei un cagacazzi, altroché- si lasciò baciare sulla fronte -e non è detto che io sia d'accordo a "recuperare".
-prima non mi sembravi molto contrariato.
Si impose di non arrossire -mi hai colto in un momento di debolezza.
Antonio alzò gli occhi al cielo, divertito -guarda un po', quando siamo insieme ti colgo sempre in un "momento di debolezza".
-non usare le virgolette contro di me, bastardo!- sbuffò -e si vede che è così perché mi fa male stare con te.
Antonio si sedette sul bordo del letto e gli prese la mano, con un sorriso troppo bello da guardare. Lovino si costrinse a restare immobile, con lo sguardo ostinatamente fermo davanti a sé, anche quando quello lo baciò sulla fronte.
-io invece sono piuttosto sicuro che ti faccia bene. Di sicuro ne fa a me, querido- altro bacio, sulla guancia questa volta. Con la mano libera lo costrinse a girare la testa e altro bacio, sulla bocca finalmente.
-hai detto che devo riposarmi- mormorò, appoggiandosi alla sua spalla. Il calore dell'abbraccio che lo avvolse non fu assolutamente un sollievo, no, assolutamente no. Sollevò il viso per osservare i suoi occhi -o sbaglio?
Antonio gli scostò un ciuffo che neanche si era accorto di avere sulla fronte e glielo sistemò dietro all'orecchio -già.
-allora devi andartene. Non posso riposarmi se ho troppi ormoni in circolo.
Risata. Gli piaceva quella risata -è una dichiarazione d'amore o mi stai solo chiedendo di levarmi di torno?
-uhm... un po' entrambe le cose, sì. Ma più la seconda- bacio. Merda, sperava di farci di nuovo l'abitudine -non ti aspettare dichiarazioni più sdolcinate di così, bastardo, sia chiaro.
-lo terrò a mente- altro bacio, questa volta fu lui a prendere l'iniziativa.
Lovino si strinse a lui, con un sospiro.
-non tirartela troppo- sbuffò -ho solo freddo.
-ma fa caldo.
-stai zitto e abbracciami.
E a quel punto non se lo fece ripetere una seconda volta. Lovino sospirò, soddisfatto.
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Rebuild Me
Fanfiction(un grazie a @Mangaka05 per la copertina) Ispirato a "Shatter Me" di Tahereh Mafi Lovino era un mostro. Come altro poteva definirsi? Cos'altro poteva essere un ragazzo che distruggeva tutto quello che toccava e uccideva chiunque provasse a sfiorarlo...