Francis si risvegliò alle due e quarantadue del pomeriggio. Aveva la gola secca, notò, e si sentiva indolenzito. Ogni respiro gli dava una fitta di dolore al petto, ma, realizzò dopo qualche secondo, respirava. Fece per passarsi una mano sul viso, ma la mano era bloccata. Cercò di mettere a fuoco ciò che aveva intorno, sbatté le palpebre, ma faceva fatica.
Il soffitto era bianco. Poi qualcuno entrò nel suo campo visivo e, se non fosse stato così indolenzito, avrebbe certamente sorriso.
-sono... sono all'Inferno?- riuscì a chiedere, nonostante la lingua impastata -perché ci sei anche tu?
Arthur lo abbracciò. A Francis ci volle qualche secondo per capire che no, non aveva perso una mano, semplicemente era stretta tra quelle di Arthur. Una volta libera, però, non esitò a stringerlo, nascondendo il viso contro la sua spalla.
-sei vivo- mormorò contro i suoi capelli. Francis non riusciva a crederci. Una lacrima gli corse lungo la guancia -sei vivo- si allontanò da lui e gli prese il viso tra le mani, studiandolo. Rise. Una risata strozzata dal sollievo, quasi esasperata, di qualcuno che non dormiva da troppo e che non riusciva a credersi -sei vivo!
Francis si sforzò di ricambiare il sorriso -lo sono?
-lo sei!
Sbatté le palpebre e si girò verso la macchinetta che segnava il suo battito. Un bip bip regolare rispose alla sua domanda.
Inspirò profondamente e puntò lo sguardo al soffitto. Espirò -sono... vivo- ripeté, senza capirlo veramente. Arthur gli strinse la mano.
-sì.
Una lacrima. Due, tre, cinque, sette, tante, troppe. Una dietro l'altra, senza pietà, e Francis si ritrovò a chiedersi da dove la prendessero i suoi occhi tutta quell'acqua, vista la sete che aveva. Abbracciò Arthur, stringendoselo contro il più possibile, e pianse pianse pianse contro la sua spalla, rannicchiandosi contro di lui, grato di sentire la sua pelle un poco più fredda della sua, perché se sentiva freddo significava che il sangue scorreva, e se il sangue scorreva lui era vivo.
Arthur lo strinse, aiutandolo a sedersi, lasciandosi abbracciare.
-come ti senti?- mormorò contro la sua spalla dopo qualche secondo. Francis rise.
-uno schifo- continuò a stringerlo, non aveva le forze per lasciarlo andare. Tossicchiò -ho sete.
-vado a prenderti dell'acqua- si offrì, senza staccarsi da lui però -gli altri sono qui fuori, la dottoressa ha insistito che entrassimo uno per volta al massimo per... sai... evitare di essere in troppi per quando ti fossi svegliato.
-oh, va bene- lo baciò sulla prima porzione di pelle disponibile, il collo in quel caso. Sospirò -tu e Antonio vi siete saltati alla gola, vero?
Arthur sembrò imbarazzarsi -be'... quasi. Lovino ti ha...
-salvato? Sì. Non ero del tutto incosciente, credo- non sapeva neanche lui come spiegarlo. Anche perché non ci aveva capito niente, quindi... -vi sentivo urlare, ma non capivo nulla di quel che vi dicevate.
-è che...- lo strinse, a disagio -Lovino ti ha messo le mani sul petto, e non stavo capendo che diamine volesse fare. Però hai iniziato a tremare e...- gli morì la voce. Quando parlò di nuovo, il suo tono stava tremando -e il cuore non ti batteva più. Per qualche secondo, il cuore non ti batteva più. E io ho... ho perso la testa- Francis cercò il suo sguardo, ma Arthur nascose la testa contro la sua spalla. Sbuffò -dopo dovrò chiedergli scusa.
-bravo, mon amour- prese ad accarezzargli i capelli, distrattamente -come?
-come cosa?
-come faccio a essere vivo?
-oh. Non s'è capito bene. Lovino ha... tipo... distrutto le cellule malate.
-quindi può...
-curare chiunque? No. Ha funzionato perché praticamente tutte le tue cellule erano infettate e... be', non è stata la cosa più sicura del mondo.
-oh. Peccato- sospirò -s'il te plait, vai pure a chiamare gli altri.
Arthur mugugnò qualcosa, stringendolo. Francis ridacchiò, baciandolo sulla testa, e aggiunse un -tra qualche minuto. Prima voglio stare un po' con te.Alle tre e un quarto arrivò Feliciano, tenendo una bambina per mano. Con un immaginario verso di stizza, Antonio, che stava tornando dai pazienti con un caffé in mano, notò che tra le braccia della piccola c'era Cesare.
-ciao, Antonio. Francis come sta?
-è vivo- non riuscì a non sorridere -Lovi l'ha salvato. Ora stanno entrambi dormendo.
Feliciano ricambiò il sorriso -davvero? Ma è fantastico! E Lovino dov'è?
Antonio indicò la stanza alle sue spalle -lì dentro. Quando si sveglia ti...- senza dire una parola, la bambina lasciò la mano a Feliciano, superò Antonio ed entrò senza troppi complimenti nella stanza, gatto al seguito. Antonio guardò l'italiano, confuso -ma che...
-a quanto pare il tuo ragazzo è bravo con i bambini- commentò solo, divertito -devo tornare dagli altri, non penso che Luddi sia in grado di... gestirli da solo troppo a lungo. Posso lasciartela per un po'?
-certo, nessun problema.
-grazie! Allora a dopo, ciao!- e andò via, contento.
Antonio alzò le spalle e prese un sorso di caffé prima di rientrare nella stanza di Lovino, che dormiva placidamente girato sul fianco. Trattenne un sorriso, era così carino!, e guardò la nuova arrivata, che stava osservando il ragazzo a letto con aria pensierosa. Si inginocchiò affianco a lei, seguendo la direzione del suo sguardo.
-è morto?- chiese, accarezzando il gatto. Antonio aggrottò la fronte, quello non se lo aspettava.
-no, certo che no- andava nel panico solo a pensarci -sta solo dormendo.
-è qui che dorme di solito? È la sua cameretta?
Scosse la testa -no, no. Ha un'altra stanza, più bella.
-e perché dorme qui allora?
-ha salvato la vita a una persona- rispose, orgoglioso -ma visto che era molto stanco si è addormentato qui.
-oh- e non disse altro.
Antonio fece per rimettersi in piedi, ma notò che la bestiacc... Cesare stava annusando qualcosa sotto la manica della maglietta della bambina. Aggrottò la fronte -cos'hai lì?
Quella arrossì e nascose il braccio sinistro dietro la schiena -niente.
Antonio le prese il braccio, delicatamente, e scostò la manica. Un taglio, lungo un paio di centimetri ma ancora sanguinante, gli fece inarcare un sopracciglio -come te lo sei fatto?
La bambina non rispose. Antonio dovette chiederglielo tre volte per ottenere una risposta, quasi sussurrata.
-sono caduta- mormorò -e ho scontrato il braccio con un trenino di un altro bambino.
Annuì, alzandosi in piedi -vieni, lo medichiamo.
-me... eh?
-medichiamo- ripeté, più lentamente, afferrando del disinfettante e un cerotto -lo curiamo.
-oh. E se non lo curo?
-be', nel peggiore dei casi ti prendi un'infezione.
-infezione- ripeté. Aggrottò la fronte -cos'è?
-uhm...- si sedette su una delle sedie affianco al letto e la prese in braccio per farla sedere sull'altra. La piccola non sembrò infastidita, troppo incuriosita da tutte quelle parole nuove -intorno a noi ci sono tanti germi- iniziò.
-germi?
-delle cose piccolissime, invisibili a occhio nudo, ma che possono farci male- spiegò. Lei annuì -la pelle li tiene fuori. Ma se lasci uno spazio per entrare- indicò il taglio -come quello, rischi che ti facciano del male.
-oh- annuì -e quindi che facciamo?
Sorrise e sollevò il flaconcino di disinfettante -questo serve a togliere eventuali germi entrati nella ferita e a pulirla, così non rischiamo sorprese. E questo- indicò il cerotto -coprirà la ferita in modo che nessuno possa entrare. Poi il sangue si coaguler...- vedendo la sua faccia confusa, si corresse -formerà la crosta, la pelle ricrescerà e il taglio guarirà. A quel punto potremo togliere il cerotto.
La bimba annuì -va bene- gli porse il braccio -fai pure.
Antonio le sorrise -grazie- prese un pezzetto di cotone e ci versò sopra del disinfettante. La guardò -potrebbe farti un po' male, ma devi essere coraggiosa. Come ti chiami?
-Mia. E sono coraggiosa.
-non ho dubbi a riguardo, Mia. Io sono Antonio- posò il cotone sul suo taglio, e quella sobbalzò, ma lo lasciò fare, in silenzio. Una volta messo il cerotto, le sorrise -bravissima. Ti va un leccalecca? Dovremmo averne alcuni, da qualche parte.
Mia fece per rispondere, ma un mugolio la interruppe. Lovino si mise seduto, stropicciandosi gli occhi con un pugno chiuso. Si arrampicò sul letto e lo raggiunse, puntandogli un dito sulla fronte con fare accusatorio.
-avevi detto che saresti tornato- lo ammonì. Cesare, alle sue spalle, miagolò in segno d'assenso.
Lovino ci mise qualche istante a riconoscerla. Poi sbuffò una risata -scusa. Ho perso la concezione del tempo.
-ti sei addormentato- replicò.
Lovino scrollò le spalle -stessa cosa- slanciò le braccia al cielo per stiracchiarsi, ancora rincoglionito per il sonno.
Si sentì abbracciare. Abbassò lo sguardo, Mia si era attaccata al suo petto, con le guance rosse.
-ero preoccupata- mugugnò. Lovino si intenerì e ricambiò l'abbraccio.
-scusami- disse solo. Mia non rispose.
Lovino si sentì abbracciare da qualcun altro, alle sue spalle, e sobbalzò leggermente. Quel qualcuno mormorò al suo orecchio, con quell'accento che non gli dava per niente le dannate farfalle nello stomaco -hai salvato Francis. Gracias.
-non serve- rispose, allungando all'indietro una mano per accarezzargli i capelli -non ho fatto niente di che.
-hai salvato la vita a una persona- lo baciò sulla spalla, facendolo sorridere -te amo.
Mia si allontanò dall'abbraccio, confusa -ma voi due siete fratelli?
Lovino scosse la testa -no. Stiamo insieme- che belle quelle due parole.
-in... in che senso?- sbatté le palpebre, non capendo.
-ci amiamo- aggiunse Antonio, stampando un bacio sulla guancia del suo ragazzo.
-come... come mamma e papà?- chiese, confusa.
Lovino annuì -una cosa del genere.
-ma siete due maschi- ribatté, come se qualcuno le avesse detto di dirlo. Aggrottò la fronte -due maschi possono stare insieme come mamma e papà?
-certo- Antonio le sorrise e stampò un bacio sulle labbra del suo ragazzo, come a mostrarglielo -visto?
-oh- rimase in silenzio, ragionando. Cesare, affianco a lei, miagolò piano, come a dire "lo so, neanche a me piace che quel tizio stia vicino a Lovino, ma che vuoi farci?" -e... anche due femmine possono?- l'idea sembrava affascinarla.
Lovino scrollò le spalle -certo, perché no?
Sembrò soddisfatta della risposta. Cercò di scendere dal letto, e non si sfracellò al suolo solo perché Lovino l'afferrò al volo e la mise a terra, brontolando un -stai attenta.
Però ignorò il suo rimprovero e sorrise ai due -posso stare con voi? Gli altri sono stupidi.
-gli altri bambini?- chiese Lovino, alzandosi. Mia annuì.
-ma dai, ci sarà qualcuno di simpatico- provò Antonio, ma la bimba si incupì.
-no. Fanno giochi stupidi e piangono per cose stupide.
Lovino annuì -lo so, sono fatti così- le prese la mano, e Cesare si teletrasportò sulla sua spalla. Guardò il suo ragazzo -vieni anche tu?
Antonio sbuffò -ho il pomeriggio libero.
-allora vieni?
-più tardi- promise, prendendogli la mano e stampandogli un bacio sulla guancia -prima penso che starò un po' con Francis.
-va bene- si lasciò baciare -salutamelo.
-certo- gli sorrise, si chinò per baciare Mia sulla fronte e se ne andò, fischiettando.
-è molto... appiccicoso- commentò la bambina. Lovino si concesse una risatina, uscendo da lì.
-non sai quanto.
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Rebuild Me
Fanfiction(un grazie a @Mangaka05 per la copertina) Ispirato a "Shatter Me" di Tahereh Mafi Lovino era un mostro. Come altro poteva definirsi? Cos'altro poteva essere un ragazzo che distruggeva tutto quello che toccava e uccideva chiunque provasse a sfiorarlo...