Capitolo uno

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Sì, okay, avevo detto che avrei aggiornato mercoledì prossimo. Ma avevo voglia di aggiornare. Quindi...

Non è che ci fosse molto sole, a dirla tutta. L'inquinamento e la noncuranza del governo a riguardo avevano creato delle nuvole perenni, di un grigio cupo. Lovino non sapeva granché di come fosse ridotto il clima allora, ma ricordava che quando era piccolo la pioggia era tossica, e quando c'erano troppe nuvole suo nonno chiudeva in casa lui e suo fratello per impedire loro di uscire. Una volta un suo compagno di classe era stato bagnato da alcune di quelle gocce. Lovino ricordava delle orribili vesciche su tutto il suo corpo e le urla strazianti della madre del bambino. Suo nonno lo aveva portato via per non fargli vedere altro.
Seguì i due idioti. Il primo idiota, Gil, aveva reso tutti invisibili, e aveva parcheggiato un furgone ben lontano dal manicomio. Comunque, per quanto imperfetta, quella era libertà, una libertà che a lungo non aveva neanche pensato di meritare. Non aveva tempo di pensarci, però, doveva correre.
-salite sul magnifico mezzo del magnifico me e dei suoi meno magnifici amici! Kesesesesese.
-sei sempre il solito, Gil- Antonio rise e salì sul retro del furgone, seguito a ruota da Lovino.
-sei così serio, Tonio. Quella cella non ti ha fatto bene- quando i due idioti furono saliti davanti, l'albino si girò verso di loro e indicò Lovino -facciamo due presentazioni. Io sono Gilbert il Magnifico, ma puoi anche chiamarmi Gilbert il Grande o Sua Maestà Il Magnifico Gilbert.
-Gilbert il Coglione Megalomane no?- brontolò tra i denti. Antonio rise. Gilbert lo ignorò.
-ho il magnifico potere di celare la mia magnificenza a chiunque, il che per il mondo è una tragedia ma può tornare utile per missioni di spionaggio e per fare degli scherzi fantastici- continuò -e di rendere invisibili le cose e le persone intorno a me. Ora come ora questo gioiellino magnifico quasi quanto me e voi ospiti ingrati siete invisibili, motivo per cui me ne sto qui a chiaccherare invece di partire a razzo.
-ma possono sentirci- ribatté Lovino -o no?
Gilbert rimase in silenzio per qualche secondo. Poi si girò e mise in moto, partendo in quarta -dicevo. Quello ad avere l'onore di sedere accanto al magnifico me è Francis, un francese, o almeno lo era quando ancora c'erano dei paesi, che può trasformare qualsiasi liquido in vino senza cambiarne l'aspetto e controllarlo. Non molto utile in battaglia, ma fantastico per le feste. Gli ho detto di passare alla birra, ma non mi dà retta.
-perché sarebbe inutile, mon ami- Francis si voltò verso di lui e gli fece l'occhiolino -piacere di conoscerti.
-uhm...- si strinse contro il sedile.
-Antonio lo conosci già. Noi tre insieme siamo il Bad Touch Trio, il trio più magnifico che ci sia!
-chi è il coglione che vi ha dato il soprannome?
-un nome così magnifico poteva venire in mente solo al magnifico me.
-sai che è da idioti darsi dei soprannomi?- sbuffò -devo presentarmi anch'io stile Alcolisti Anonimi?
Gilbert ghignò -certo.
Sbuffò di nuovo -Lovino. Avete visto il mio potere. C'è qualcos'altro che volete sapere o vi degnate di dirmi dove cazzo stiamo andando?
-ti piacciono i ragazzi?- domandò Francis, facendo l'occhiolino verso Antonio.
Roteò gli occhi -sono stato per tutta la mia adolescenza in gabbia. Secondo te ho avuto modo di capirlo?
-l'immaginazione può essere un'ottima compagnia, e a volte lo si capisce fin da bambini
Lovino alzò le spalle -non lo so. Forse. Che c'entra?
-oh, così... per sapere- i due idioti si lanciarono un'occhiata, con due ghigni poco rassicuranti.
Antonio si schiarì la voce -comunque stiamo andando in una base ribelle. Siamo un'organizzazione segreta che cerca di rovesciare il governo attuale. Per lo più siamo persone con poteri, quindi emarginati e disadattati.
-ah- guardò fuori per un po' -e tu che potere hai?
Antonio arrossì leggermente -niente di utile in battaglia. Posso imbrigliare le emozioni negative di qualcuno solo toccandolo, farle mie e trasformarle in energia positiva per me.
-non è inutile- gli uscì di bocca -puoi usare i sentimenti del nemico a tuo vantaggio.
In risposta quello sorrise, se possibile, anche più di prima -grazie, Lovi!
Lovino abbassò lo sguardo, con le guance leggermente rosse per qualche assurdo motivo -ora però non montarti la testa, bastardo.
-siamo arrivati- annunciò Gilbert fermando la macchina. Lovino aggrottò la fronte.
-ma non c'è niente.
Erano in uno spazio deserto, probabilmente nei territori non controllati. Lovino non si era mai chiesto dove fosse il manicomio, ma ora che ci pensava probabilmente anche quello era in quelle zone. Non c'era niente, tranne un paio di alberi smorti in lontananza e qualche animaletto morto qua e là.
Antonio gli fece l'occhiolino -scendi e vedrai.
Roteò gli occhi e obbedì, seguito dagli altri. Gilbert batté tre volte i piedi in terra, fece una pausa e batté il piede sinistro. La terra sotto di loro cominciò a tremare e un buco perfettamente circolare si aprì intorno a loro. Come se fossero su un ascensore, cominciarono a scendere sotto terra. Lovino si trattenne a stento dall'urlare come una ragazzina per la sorpresa.
-che cazzo succede?!- sibilò, con la voce lievemente più acuta per il panico.
-stiamo andando alla base- rispose Antonio, come se fosse ovvio.
-sottoterra.
-eh.
-il meno magnifico fratellino del magnifico me controlla la terra, solleva i massi e tutte quelle cose poco magnifiche- spiegò Gilbert -controlla lui chi entra e chi esce.
-e senza di lui come cazzo fareste a entrare e uscire?
-ci sono ingressi nascosti, ma così è più divertente- quando raggiunsero terra, Gilbert saltò giù dal suo ascensore di terra spettinò i capelli al ragazzo che li aspettava, che doveva essere il "fratellino", che di ino non aveva niente. Era alto almeno una decina di centimetri più di Lovino, con le spalle larghe e il corpo muscoloso, sembrava in grado di sfondare un albero a mani nude. Aveva i capelli biondi, tirati indietro da una quantità generosa di gel. Tutto in lui irradiava freddezza e serietà: gli occhi azzurri, i vestiti perfettamente stirati e inamidati, l'espressione concentrata, tutto il contrario di quello scapestrato di suo fratello.
Finalmente, guardandolo, Lovino riconobbe la provenienza dell'accento di Gilbert. Strinse gli occhi e sibilò sottovoce -crucchi.
-hai detto qualcosa?- Antonio, già sceso a terra, si voltò a guardarlo.
-eh? No, no, niente.
Antonio alzò le spalle, poi gli porse la mano per aiutarlo a scendere. Lovino inarcò un sopracciglio e scese per conto suo, tenendosi in disparte dal gruppetto. Dopo che Francis ebbe spostato l'auto da lì, il nuovo arrivato fece tornare il cerchio di terra in superficie. Lovino si prese un altro momento per osservarlo mentre sistemava il cerchio di terra in superficie, lavoro che a quanto pareva richiedeva qualche minuto, forse per non lasciare crepe o segni visibili, chiedendosi quanti anni avesse. Nonostante la stazza aveva ancora dei lineamenti da adolescente, non poteva avere più di quattordici o quindici anni. La consapevolezza lo colpì come un pugno allo stomaco: quel ragazzo aveva la stessa età di suo fratello. Si morse il labbro, chissà se lui e suo nonno erano ancora vivi. Forse aveva ancora una famiglia, da qualche parte...
No. Non doveva pensarci neanche. Tornando li avrebbe solo danneggiati, sempre che fossero vivi. L'unico modo che aveva per aiutarli era rovesciare la Restaurazione, quel governo che se ne fregava dei cittadini e li lasciava morire di fame, e questo voleva dire unirsi ai ribelli.
Si riscosse e notò che i tre idioti si erano allontanati leggermente per parlottare tra loro senza farsi sentire. Roteò gli occhi e attese in silenzio che qualcuno dicesse qualcosa,
Dopo qualche minuto il crucco sembrò soddisfatto del suo lavoro e si voltò verso Lovino. Fece per porgergli la mano, poi si fermò e si limitò a un cenno del capo.
-mi chiamo Ludwig, piacere di conoscerti. Benvenuto al Punto Omega. Non so quanto ti abbiano detto mio fratello e i suoi amici, ma mi scuso per qualsiasi cosa stupida o imbarazzante abbiano detto o fatto...
-ehi! Rispetto per tuo fratello.
-...ma in ogni caso tra poco ti verrà spiegato tutto. Sono incaricato di accompagnarti al tuo nuovo alloggio, dove potrai rinfrescarti e troverai dei vestiti nuovi, la taglia dovrebbe essere giusta.
Quel tizio sembrava un automa. Lovino abbassò lo sguardo sui suoi vestiti e si disse che doveva puzzare parecchio. Per qualche motivo, l'idea di essersi fatto vedere conciato in quel modo da Antonio lo fece arrossire.
-visto il tempo trascorso con Antonio, ti abbiamo sistemato affianco alla sua camera. Quando sarai pronto ti accompagnerà dal nostro generale, che ti spiegherà tutto.
Lovino aggrottò la fronte -come facevate a sapere che sarei arrivato? Non dovevate venire a prendere solo Antonio? E la taglia, come...
-ti spiegheranno tutto tra poco- lo interruppe Ludwig -ti basti sapere che la missione non è mai stata recuperare Antonio, ma recuperare te. Lui si era fatto catturare a posta per recuperarti e un nostro infiltrato lo ha fatto mettere in cella con te.
-cosa? Perché?!- cos'era quella fitta al petto?
-se non ti fossi fidato di lui, saresti uscito insieme a noi?
-manco per il cazzo.
-appunto.
-ma... perché? Che c'entro io?
-ti spiegheranno tutto- ripeté Ludwig -Antonio, potresti accompagnarlo alla sua stanza? Ho da fare alcuni esperimenti con Kiku e non vorrei tardare. È la porta affianco alla tua, quella davanti alle cucine.
La sua stanza era vicino al cibo? Buono a sapersi.
Antonio annuì, salutò con un gesto della mano i due idioti, sorrise a Lovino e si avviò in un corriodoi dietro Ludwig. Lovino lo seguì senza fiatare attraverso un'interminabile sequenza di svolte e corridoi che dimenticò subito. Di sicuro in quel posto si sarebbe perso di continuo, almeno la cucina era vicina. Alla fine Antonio si fermò in un corridoio identico agli altri, tranne per una porta più grande in metallo che l'italiano intuì essere quella della cucina.
-questa è la tua stanza- indicò la porta subito davanti alla cucina, poi ne indicò un'altra poco più in là -quella è la mia. Quando sei pronto chiamami e ti porto dal capo.
Annuì -va bene.
-bene- gli sorrise e sollevò una mano per fare qualcosa, ma si bloccò imbarazzato -a dopo.
Lovino aggrottò la fronte, ma alzò le spalle ed entrò nella sua nuova stanza.
Non era niente di che. Grande due o tre volte la sua vecchia cella, non era comunque una stanza grande, solo... normale ecco. Le pareti erano di un anonimo bianco, con una finta finestra sulla parete di fronte alla porta, probabilmente per non causare claustrofobia a chi ci viveva dentro. Avvicinandosi notò che era dipinta, ma per quanto era realistica sembrava vera. Oltre a quello c'era una piccola scrivania appena sotto la finestra, un letto molto semplice sulla parete laterale e di fianco un armadio. Sulla parete opposta poi c'era una minuscola libreria, con dentro alcuni classici italiani. A quanto pareva chi era lì si era informato per bene su di lui. Affianco a essa c'era una porta che conduceva a un piccolo bagno, anch'esso molto essenziale. Chiuse la porta a chiave e si fiondò sotto la doccia. Lavarsi decentemente dopo tanto tempo fu una goduria unica, anche se il sapone non era un granché e lasciava una strana sensazione sulla pelle, ma cercò di sbrigarsi. Voleva sapere che cazzo stesse succedendo.
Nell'armadio trovò un paio di magliette pulite e di pantaloni. Si infilò un paio di vecchi jeans (che strano indossarli dopo così tanto tempo) e una maglietta a maniche lunghe rossa, che era così morbida sulla sua pelle da fargli girare la testa. Una volta pronto uscì e bussò alla porta di Antonio, sperando di non aver sbagliato stanza. Un po' gli aveva fatto male scoprire che si erano incontrati per una missione e che Antonio non lo aveva invitato a seguirlo perché teneva a lui, ma in fondo doveva aspettarselo. Probabilmente lo avevano costretto ad andarci.
Il ragazzo gli aprì dopo qualche minuto, con i riccioli ancora umidi per la doccia e un ampio sorriso.
-sei pronto, Lovi?
-altrimenti non sarei qui- sbuffò -sbrigati, voglio capire che cazzo sta succedendo.
Antonio rise e uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle -okay, okay. Andiamo.

Non uccidetemi
Giuro che dal prossimo capitolo ci saranno delle spiegazioni.

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