Capitolo quarantaquattro

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-come funziona il matrimonio?- chiese Mia, sulle spalle di Antonio.
-uhm, c'è tipo un signore, un sindaco o un prete o boh, e i due sposi vanno da lui che fa un discorso e dice tipo "vuoi tu, Tizio Caio, prendere come tuo sposo Quinto Sempronio e giurargli fedeltà e blablabla", Tizio Caio dice "lo voglio" e mette la fede a Quinto Sempronio. Poi il tale chiede a Quinto Sempronio la stessa cosa, Quinto Sempronio fa la stessa cosa, firmano dei fogli, si baciano e bam, sposati.
-oh. Quindi tale vi chiederà "vuoi tu, papà Lovino, prendere papa Antonio..."
Antonio rise -no, niña, userà i nostri nomi completi. Nome e cognome.
-aah. E quali sono i vostri?
-Antonio Fernandez Carriedo- rispose lui, stringendo la mano al suo futuro marito. Che belle quelle tre parole.
-che nome lungo- commentò Mia.
-ho il doppio cognome.
-e il tuo, papà?
-Lovino Romano Vargas- rispose, trattenendosi a stento dal roteare gli occhi. Il secondo nome l'aveva scelto suo nonno, e si poteva notare facilmente. Quell'uomo era decisamente troppo fissato con l'Antica Roma.
-un altro nome lungo. Hai anche tu il doppio cognome?
-no. Romano è il mio secondo nome, Vargas il cognome.
-oh- Mia si illuminò -anche io ho un secondo nome! Però non mi piace molto.
-quale, niña?
-Margherita.
Lovino sbatté le palpebre -Margherita? Quindi sei Mia Margherita?
La bimba annuì -sì! Che cognome ho?
-se ti adottiamo non so... puoi tenere quello vecchio o prendere i nostri, uno solo o entrambi, come vuoi pequeña- rispose Antonio. Si girò verso l'italiano -vero, querido?
La testa di Lovino stava lavorando. Si fermò nel bel mezzo del corridoio, mentre ripercorreva la conversazione con sua madre. C'era una frase che non gli era stata chiara all'inizio, però...
Goditi la mia pizza anche da parte mia
Mia pizza.
Mia Margherita.
Sua nipote. Per poco non scoppiò a ridere, che pessimo gioco di parole.
Antonio gli accarezzò la guancia con la mano libera -Lovi? Tutto a posto?
-io...- scosse la testa, con un piccolo sorriso. Sapevi già tutto, vero? Stronza -niente. Solo... niente, una cosa mia.
Mia si imbronciò -non ti piace come mi chiamo.
-non è vero, piccola- dovette sollevare il viso per guardarla, una cosa strana -Margherita è un nome stupendo. Sai che c'è un cibo buonissimo che si chiama così? Te lo cucinerò.
-promesso?
-promesso- le strinse la manina per suggellare il patto e tornò a stringere quella del suo fidanzato -ora cosa facciamo?
Mia ci pensò su per qualche secondo -andiamo in camera tua e mi aiuti a leggere qualcosa?
Abbozzò un sorriso -certo. Vediamo se trovo qualcosa che possa piacerti. Magari un libro sui miti romani.
-sì!

Feliciano? Ne aveva approfittato per passare a vedere se Ludwig era in camera sua, per stare un po' da solo con lui, senza bambini pestiferi intorno.
Per un colpo di fortuna lo trovò lì, sul letto a pancia in su a leggere un libro in tedesco. Abbozzò un sorriso, chiudendosi la porta alle spalle -ciao Luddi!
-mh?- si girò a guardarlo, evidentemente era così preso dalla lettura da non essersi accorto del suo ingresso -oh, ciao Feliciano.
L'italiano si intenerì, Ludwig era così carino mentre leggeva!, e si sfilò le scarpe per intrufolarsi nel letto con lui, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Lasciò un bacio sulla pelle pallida del suo ragazzo, abbracciandolo, e socchiuse gli occhi. Ludwig prese ad accarezzargli i capelli con la mano libera, l'altra impegnata a reggere il libro sopra la sua testa.
-ti amo- mormorò dopo un po', e quell'affermazione fu seguita da un tonfo. Sollevò lo sguardò e rise, a Ludwig era caduto il libro in faccia. Gli stampò un bacio sulla guancia.
Ludwig in risposta posò il libro sul comodino e si girò verso di lui, abbracciandolo forte. Feliciano sorrise sistemandosi meglio, quanto adorava i muscoli del suo ragazzo, erano stupendi al tatto. Stava giusto percorrendo il profilo di un bicipite con la punta delle dita quando sentì un sussurro appena vicino all'orecchio.
-anch'io...- mormorò, con quell'accento tedesco così adorabile alle sue orecchie -anche io ti amo, intendo.
Lo baciò, sulle labbra questa volta. Posò anche una mano dietro il suo collo per tenerselo vicino e baciarlo meglio, lasciandogli completo accesso alla sua bocca. Accesso di cui Ludwig approfittò, timidamente, serrando le mani sui suoi fianchi e strappandogli un piccolo gemito. Seppellì le mani tra i suoi capelli, li tirò, li strinse per impedirgli di allontanarsi, quasi con ferocia, e si sentì gemere ancora quando il tedesco spostò le mani sul suo fondoschiena e se lo spinse più vicino. Si allontanò per guardarlo, senza fiato, godendo delle sue guance rosse e del suo affanno, simile in tutto e per tutto al suo. Gli accarezzò le labbra lucide con il pollice, passando poi alla guancia. Sentiva il suo respiro sul viso, e vederlo spettinato, spettinato per colpa sua, gli diede una certa soddisfazione. Gli stampò un piccolo bacio prima di parlare.
-Ludwig...- il suo nome per intero, senza nomignoli, puro, detto con un tono che puro non era, a metà tra un sussurro roco e un mugolio -un giorno- continuò, inumidendosi le labbra -lontano o vicino, non mi importa- aggiunse, tanto per essere chiari. Inspirò profondamente prima di porre la domanda -vorresti fare l'amore con me?
Le guance del tedesco divennero più rosse di quanto già non fossero, ma la sua risposta fu sicura -sì.
Feliciano sorrise maliziosamente, accarezzandogli la guancia. Gli stampò un bacio -anch'io- gli stampò un altro bacio e lo guardò dritto negli occhi -quindi non avere paura di osare un po' di più. Non sono fatto di porcellana.
E, a riprova delle sue parole, tornò a baciarlo, questa volta decisamente non a stampo. Ludwig sgranò gli occhi, ma poi si lasciò andare e, anzi, fu lui il primo a superare la barriera dei vestiti, sfiorandolo sulla schiena direttamente con la punta delle mani fredde. Feliciano sobbalzò, ma cercò di non darlo a vedere, sfiorandogli gli addominali con le dita. Ridacchiò contro le sue labbra e si staccò il tempo di esclamare un "muscoli!" contro le sue labbra prima che quello lo riportasse al loro bacio, con una prepotenza che, per qualche motivo, gli piacque fin troppo. Gli tirò leggermente i capelli per dispetto, cercando di prendere un minimo il controllo della soluzione ma fallendo, un po' di proposito, lasciandosi invadere completamente la bocca dalla lingua dell'altro, sentendo il suo sapore contro la propria, il suo profumo mascolino lo avvolse e Feliciano sentì lo stomaco contrarsi in una stretta così dolorosa e piacevole da mozzargli il respiro più di quanto non lo fosse già, spingendolo a fare sempre di più. A toccarlo sempre di più, superando definitivamente il confine della maglietta con entrambe le mani, sfiorando i muscoli lisci, tracciando linee di fuoco sulla sua pelle, studiando con il tatto il suo fisico. A cercare contatto con lui sempre di più, premendosi addosso a lui, strusciandosi leggermente contro il suo corpo, spingendosi ancora di più contro la sua bocca. E infine a lottare sempre di più, a mordergli le labbra, a giocare con la sua lingua, a invadergli la bocca con la sua per dargli quanto più fastidio possibile, sempre di più, sempre di più, finché...
Nascose il viso nell'incavo del suo collo, imbarazzatissimo. Mormorò un debole -scusa- contro la sua pelle, facendogli aggrottare la fronte.
-perché ti scusi?- lo abbracciò, in maniera più tenera, stampandogli un bacio sulla spalla -è, uhm, stato bello.
Feliciano annuì -sì- lo strinse, il tempo di riprendere fiato e far sparire il sangue dalla faccia. Poi si scostò da lui -uhm... credo di dover tornare in camera per...- deglutì, a disagio -cambiarmi.
Ludwig annuì, ma non lo lasciò andare. Continuò a tenerlo stretto, dandogli di tanto in tanto qualche bacio sulla spalla. Feliciano si sistemò meglio nel suo abbraccio, e notò qualcosa che fece arrossire il tedesco questa volta. Si lasciò sfuggire un sorrisino -oh.
Ludwig brontolò qualcosa in tedesco prima di mormorare un imbarazzatissimo -credo di aver bisogno del bagno.
Feliciano lo baciò sulla guancia, lasciando andare la testa contro la sua spalla per qualche minuto. Poi fece scivolare una mano, intraprendente, fino al problema, e guardò il suo ragazzo con un labbro tra i denti -posso?
Ludwig non poté fare a meno di annuire

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